<div class="gmail_quote">Il giorno 30 giugno 2011 11:30, Francesco Potortì <span dir="ltr"><<a href="mailto:pot@potorti.it">pot@potorti.it</a>></span> ha scritto:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex;">
<br><div class="im">
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</div>AVM distribuisce il firmware del suo dispositivo, dove c'è Linux e un<br>
po' di script di AVM, e forse anche qualcos'altro di AVM. Se Harald<br>
Welte ha ragione, come credo, AVM dovrà dichiarare che distribuisce un<br>
aggregato, e quindi ognuno potrà modificare le parti GPL a piacimento,<br>
oppure in alternativa che distribuisce un'opera unica, e quindi dovrà<br>
distribuire anche il proprio codice nei termini della GPL. Se si<br>
arriverà a questo, immagino che AVM preferirà dichiarare che si tratta<br>
di un aggregato e non un'opera unica.<br>
</blockquote></div><br>Certamente, ma forse sono io che non riesco a spiegarmi.<br><br>Supponiamo che gli avvocati di AVM insistano nella tesi dell'opera unica perché ritengono, così, di vincere la causa (è ciò che hanno fatto finora, non un'ipotesi di fantasia). Supponiamo che la Corte accolga la tesi e dichiari che sì, è un'opera unica, ma poiché è basata su software GPL, l'opera è GPL anch'essa. Ora, io se ho un Fritz!box posso scrivere ad AVM e pretendere il codice sorgente dei suoi programmi (ex)proprietari. A quel punto, AVM o me li dà, oppure si rifiuta, ma io posso fargli causa per mancato rispetto della licenza oppure può fargliela qualsiasi autore di uno dei programmi GPL inclusi. Quindi o lo fanno, oppure devono ritirare dal mercato quel firmware ed eventualmente farne un altro basato, ad esempio, su un sistema *bsd e senza una sola riga di codice gpl (un po' difficile, ma non impossibile).<br>
<br>Bene. Ora diciamo che questa cosa arriva alle orecchie di Asus che distribuisce un sistema embedded nelle sue schede madri, arriva alle orecchie di Samsung che fa tablet con Android insieme ad applicazioni proprietarie, arriva agli orecchi di Skype che concede l'inclusione del suo programma in alcuni firmware basati su Linux.<br>
<br>Il pericolo è che questi soggetti incomincino a pensare: e se un utente mi fa causa, sulla base di questo precedente, affermando che quello che distribuisco non è un aggregato ma un'opera unica? <br><br>Uno degli assunti della definizione di Open Source è che le licenze dei programmi non devono "contaminare" il resto della distribuzione. Se però accadesse che un tribunale stabilisce che la GPL invece "contamina", cioè è "virale" come dicono i suoi detrattori, allora è facile che il panico si diffonda tra le aziende che smetteranno di supportare GNU/Linux. <br>
<br>In certi casi potrebbe pure essere positivo, ma in altri no. Molte aziende che investono nel FLOSS fanno contemporaneamente anche software proprietario, a volte in forma di plugin o versioni "pompate" dei loro programmi FLOSS. Il rischio è che smettano del tutto di sviluppare certe applicazioni per GNU/Linux. <br>
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