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<html><body>
non sono affatto d'accordo nel ritenermi soddisfatto di conoscere quali MIEI dati ALTRI posseggano!<br />Voglio la proprietà dei miei dati, quindi il diritto di<br />
<ul>
<li>conoscere dove si trovano</li>
<li>poterli modificare</li>
<li>poterli cancellare</li>
<li>poter rifiutare di fornire ad altri i mei dati.</li>
</ul>
<p>Senza questi requisiti minimi sono solo un SUDDITO.</p>
<p>Il 03.05.2015 15:39 llcfree ha scritto:</p>
<blockquote type="cite" style="padding-left:5px; border-left:#1010ff 2px solid; margin-left:5px; width:100%"><!-- html ignored --><!-- head ignored --><!-- meta ignored -->
<pre>On Sat, 2015-05-02 at 23:05 +0200, <a href="mailto:studio.lanzalotta@tiscali.it">studio.lanzalotta@tiscali.it</a>wrote:</pre>
<blockquote type="cite" style="padding-left:5px; border-left:#1010ff 2px solid; margin-left:5px; width:100%">ottima soluzione mi pare, ma utopistica. Spiegare alla plebe analfabeta di ritorno, milioni di persone, i concetti di IDENTITÀ e di DIGITALE è un compito al di là dell'umano. Però volevo far notare che dentro, la PA, e fuori, i fornitori, non sono affatto in conflitto di interessi, anzi. Quindi le resistenze al cambiamento saranno invalicabili. I sudditi come al solito non avranno voce in capitolo sulle scelte che li riguardano in prima persona, la PROPRIA IDENTITÀ!!!</blockquote>
<pre>Forse ritenere le persone plebi senza speranza è parte del problema?
Tutto quel che è necessario sappiano è che saranno un "numero", che quel
numero le identificherà univocamente, e a quel numero verrà "attaccata"
ogni informazione che le riguarda, in maniera sempre documentabile.
Devono solo chiedere che sia sempre possibile, per chiunque di loro,
ottenere tutta l'informazione che è in mano ad altri e che li riguarda
come singoli (come "stakeholders", cioè come portatori di un diritto,
definito per legge), che quell'informazione venga fornita sia in un
formato immodificabile accessibile a tutti (pdf-1a?) sia in formato
UTF-8 e che sia rigorosamente documentata in modo che ne possano capire
e verificare il significato, le modifiche, la possano usare per i propri
fini di archiviazione personale, etc. A costo nullo o, meglio, al costo
di saperlo fare.
Non è utopia perché in realtà parte della PA lo sta già facendo, le
banche lo fanno da una vita. Una burocrazia digitale, che sia
completamente trasparente per il cittadino, è certamente tecnicamente
fattibile, anzi, in parte è già fatta. Il passaggio è doloroso ma
obbligatorio, se si vuole arrivare alla semplificazione.
Man mano che si digitalizza, i nodi vengono al pettine. L'unico vero
rischio che io ci vedo è che la gente si tagli fuori da sé da questo
processo e non pretenda, di conseguenza, di avere nelle proprie mani i
propri dati e il controllo su di essi.
In altre parole, il vero pericolo è l'appropriazione dei dati digitali e
delle modalità di accesso ai dati da parte di terzi e BASTA, siano essi
lo stato, la PA, le banche, i criminali etc. Questo pericolo (non tutti
i pericoli) svanisce se i miei dati li ho anch'io.
Loredana
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</pre>
</blockquote>
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