[Diritto] Ascolta la tua sete.

Marco Pantaleoni diritto@softwarelibero.it
Mon, 5 Aug 2002 11:38:58 +0200


On Sun, Aug 04, 2002 at 07:07:32PM +0200, Simo Sorce wrote:
> On Sun, 2002-08-04 at 18:21, Marco Pantaleoni wrote:
> > Forse sbaglio, ma mi sembra che tu stia sostenendo che un software cosi`
> > vecchio e` di nessuna importanza e vale pressapoco nulla, _ma_ vuoi il
> > diritto di utilizzarlo. Se lo vuoi usare significa che ha un valore.
> 
> Certo che ha un valore! Per chi lo usa vale qualcosa.
> Ma questo vuol dire che lo stato _deve_ concedere un monopolio solo
> perchè una cosa ha valore? Beh ma allora bisogna estendere i monopoli a
> tutto, evitare com e la peste qualsiasi genere di pubblico dominio su
> qualsiasi cosa, idea ecc..

No, deve concedere questo monopolio all'autore del software in quanto
autore. Questo e` un monopolio diverso da quello dei tabacchi o degli
alcolici, in cui una parte detiene il monopolio su una _categoria_
di prodotti. Qui io *creo* qualcosa, e lo stato mi garantisce la tutela
sull'esclusivita` dei diritti di sfruttamento commerciale di questo
qualcosa, visto che l'ho creato io. Visto che l'Italia non e` un
paese socialista non vedo perche` debba andare diversamente.

> 
> Quello che voglio dire è che la concessione di un monopolio su un
> programma può avere senso (poco imho) solo per un ristretto tempo,
> necessario a finanziare il progetto stesso (e in quei settori in cui la
> ricerca costa molto e ha pochi acquirenti).

Perche`? Anche nella produzione di beni materiali tangibili la vendita
non si limita a ripagare il costo di ricerca e sviluppo (o dei materiali)
ma produce un guadagno che va ben oltre. Perche` nel caso del software
dev'essere diverso e si deve pagare unicamente lo sviluppo.
In fondo una delle attrattive dello sviluppo del software e` il
conveniente rapporto tra investimento iniziale e ritorno economico.
L'Italia, che non si puo` certo permettere il lusso di vivere sulle
materie prime o sull'industria pesante, dovrebbe cercare di essere
piu` conveniente degli altri paesi per l'imprenditoria "delle menti"
e non viceversa.

> > Credo che una posizione del genere applicata in un paese solo, mettiamo
> > l'Italia, spinga chi produce software di un certo tipo ad escludere
> > quel paese dalla commercializzazione. Tanto piu` se non si tratta
> > di un mercato strategico. Ovviamente non succederebbe per prodotti con
> > un ciclo di vita molto breve, ma il mercato SOHO non e` l'unico.
> > Per alcuni tipi di applicazioni potrebbe anche portare ad un cambiamento
> > piu` radicale di commercializzazione, ad esempio potrei non venderti piu`
> > una licenza d'uso di un software ma di un servizio (usi il mio software
> > via rete su un server mio, per cui non arrivi mai a detenere il binario).
> > Del resto succede gia` per alcune applicazioni, e questo meccanismo
> > (perverso a mio avviso) potrebbe prendere ancor piu` piede.
> > Credo che la situazione per l'utente in definitiva peggiorerebbe.
> 
> Credo che invece ti sbagli, perchè potrebbe essere invece un esempi oper
> altri paesi, e comunque la cosa è risolvibile disponendo che se un
> programma non viene commercializzato sul territorio nazionale di
> proposito, allora è legale copiarlo ed usarlo.
> In ogni caso ci si sta già muovendo verso il modello del servizio on
> demand, per ben altri motivi, non vedo danni ulteriori.

Un esempio? Perche` mai? Non sono i buoni propositi a costituire un
esempio, ma il risultato economico. Che ti piaccia o meno e` l'economia
a muovere il mondo.
Per quanto riguarda la libera copia in caso di mancata commercializzazione
in un paese, non potrebbe certo funzionare, soprattutto andando contro
gli interessi di tutti gli altri paesi (e a maggior ragione per un
paese membro dell'EU).

Hai ragione infine a dire che stiamo gia` andando verso il servizio on
demand per altri motivi. Il punto e` proprio questo infatti: una politica
meno conveniente di un paese nei confronti della commercializzazione del
software aggiungerebbe un altro motivo forte. Se io produttore di
software proprietario non vengo piu` tutelato nei miei interessi per
la vendita del software, semplicemente smetto di vendertelo e ti vendo
un servizio on demand. Oppure ti vendo un binario *abbinato* ad una
chiave personalizzata (a tempo), per cui la libera copia del binario non
ti serve a una mazza. Semplicemente rendi un pelino piu` problematica
la grande distribuzione, visto che non si possono piu` stampare CD
identici, ma vanno personalizzate le copie, ma il risultato cambia poco,
anzi per l'utente peggiora di gran lunga.

> > Mentre nessuno venderebbe comunque supporto per applicazioni "vecchie"
> > de facto, che abbiano due anni o quindici.
> 
> Questo non lo sai, e anzi il modello del software libero sta dimostrando
> che se c'è mercato ci sono aziende disposte a dare supporto anche su
> applicazioni che non hanno scritto loro, quindi credo che la tua
> affermazione sia semplicemente sbagliata.

Non mi sembra che l'economia delle aziende basate su software libero
si sia dimostrata molto florida. E la percezione dei non addetti ai
lavori (gli investitori) e` ancora peggiore (sull'ultimo numero
di "The Economist" c'e` un articolo sul movimento "Open Source"
intitolato "Going Hybrid", in cui ci si chiede se un modello
puro di azienda basata sul SL sia sul punto di morte...).

> In ogni caso se non c'è supporto ancora a maggior ragione pretendere il
> pagamento di un dazio  per nulla non mi sembra una buona cosa.
> Anche il coltello, ancora oggi è un0nvenzione utile, dovremmo pagare
> qualcuno per il permesso di usarlo e farne copie?

Il punto e` che non si tratta di un dazio "per nulla". Se fosse
"per nulla", nessuno sarebbe interessato al prodotto per cui devi
pagare.

Marco

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Marco Pantaleoni                                  panta@elasticworld.org
Padova, Italy                                              panta@acm.org
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