[Discussioni] "La guerra Linux-Windows"
Andrea Capriotti
capriott a gulliver.unian.it
Mar 24 Apr 2001 01:25:21 CEST
On 24 Apr 2001 01:01:42 +0200, Enzo wrote:
> Beh, Andrea (a proposito, ciao), io non la prenderei in modo cosi`
> negativo, in fondo e` pur sempre una pagina INTERA (io l'ho vista sul
> supporto cartaceo e occupa veramente un'intera pagina, con tanto della
> famosa pubblicita` della Penguin Computing in cui il pinguino calpesta
> la microsoft... l'avrete gia` vista tutti, immagino).
Avrei preferito questa:
http://www.gnu.org/graphics/bwcartoon.html
A parte la facile ironia hai notato che in due intere pagine non compare
il minimo accenno alla licenza GPL?
Come si puo' parlare di software libero senza citare la GPL?
> A mio parere non dice cose cosi` clamorosamente errate... valutando poi
> che non e` una pubblicazione su una rivista di informatica, ma su un
> quotidiano a tiratura nazionale, io non ne sono affatto dispiaciuto.
Ummm
Ne discutevo in privato con Andrea B, riporto qui il mio commento su
alcuni passaggi dell'articolo:
> > Fu Richard Stallman, testardo e coriaceo
> > programmatore del Massachusetts Institute of Technology. Creò una sua
> > organizzazione, la Free Software Foundation, realizzò dei programmi
> > liberi e a tutti disponibili, creò un acronimo e un sito Internet per
> > diffondere la sua proposta eversiva. Stallman è tuttora sulla piazza e
> > in questi giorni sulla sua Home Page assai spartana
> > (http://www.stallman.org/) si trova per esempio un testo molto polemico
> > contro il vertice panamericano di Quebec e le restrizioni al diritto di
> > manifestazione."
Perche' eversiva?
Perche' non citare _quale_ e' questo acronimo?
> > La storia del suo
> > animatore, il finlandese Linus Torvalds, è già stata narrata infinite
> > volte, ormai anche dalla grande stampa di informazione che fino a due
> > anni fa nemmeno sapeva che cosa Linux volesse dire. Ciò ha contribuito a
> > creare attorno a lui, alla sua ritrosia e alla sua dedizione al
> > progetto, un mito persino esagerato."
Questa, sinceramente, se la poteva risparmiare.
Anche se rileggendo bene il contesto forse non voleva intendere quello
che io, maliziosamente, ci ho letto.
> > [..]
> > "La cosa importante da capire è che Linux e gli altri prodotti Open
> > Source propongono un'idea del software (della sua produzione,
> > distribuzione e uso) completamente diversa da quella che si era imposta
> > nei 20 anni precedenti.
> > Gli elementi cruciali ed eversivi sono:
Ancora eversivi...
> > prestazioni: il debugging, di solito affidato a schiere di programmatori
> > pagati dalle aziende, ora viene svolto da una popolazione diffusa che
> > contribuisce volontariamente e gratuitamente al progetto.
Sara' la politica ma batte sempre sul gratuito e mai sul libero.
> > 3. Chi preleva un software Open Source si impegna a attribuire le stesse
> > caratteristiche di apertura e gratuità agli sviluppi che su di esso
> > realizza: poiché una cosa è stata messa a disposizione di tutti, nessuno
> > può privatizzarla per lucrare sul lavoro altrui."
Questo invece e' palesemente falso! Io posso vendere il software libero
quando e come voglio (http://www.gnu.org/philosophy/selling.it.html)
La cosa piu' grave e' che non cita _mai_ la licenza GPL e quindi il suo
ragionamento assume significati surreali.
In questo caso avrebbe dovuto dire esattamente il contrario.
Una cosa del tipo:
"Chi viene in possesso di software libero puo' farne quello che vuole,
nei limiti della licenza GNU GPL"
Dire che nessuno puo' lucrare sopra al software libero fara' anche un
effetto politico prorompente, ma e' fare esattamente il gioco di chi
vuole diffondere il software proprietario.
> Intanto smuove la curiosita` delle persone che non conoscono ancora
> il principio dell'open source. Se poi uno si interessa trovera`
> materiale per approfondire i concetti (anche quelli filosofici)
> in rete. Per fortuna non sono tutti pigri.
Certo, l'iniziativa e' interessante ma le "sviste" sono clamorose.
Si dovrebbe preparare un commento da mandare a Carlini, se riesco scrivo
una bozza.
Saluti
--
Andrea Capriotti
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