[Discussioni] chiarimenti
Angelo Raffaele Meo
meo a polito.it
Gio 12 Lug 2001 12:17:21 CEST
Cari amici,
vi debbo quattro chiarimenti.
1) Freeware, free, opensource
La proposta di Programma Nazionale di Ricerca che trovate su alcuni siti è
vecchia di quattro anni. Nel 1997 vari aspetti della questione non mi erano
chiari (ho passato infatti la vita a incollare chip sulle piastre) e mi
sembrava che la questione del prezzo fosse la più importante. Sbagliavo.
Stallman e Rubini (che ringrazio di cuore per la passione con cui mi ha
difeso)mi hanno indicato la retta via.
Come sapete, la mia proposta è stata bocciata, ma certamente non per il
peccato originale del freeware o per altri errori storici. Ci sto riprovando
in vari contesti e mi sembra di aver chiarito questi punti in modo corretto,
secondo il credo dominante nella chiosa del software libero. Ho anche
scritto un libro che Bollati Boringhieri intende proporre ad ottobre e conto
su Rubini che mi ha promesso una severa e attenta revisione.
Nel mese di luglio intendo riformulare la proposta di programma nazionale.
Ve la sottoporrò.
2)Certificazione
Non ho mai trovato né fra i fedelissimi - i miei studenti - né fra gli
oppositori di destra e di sinistra una sola persona consenziente. Tuttavia,
su questa questione, a differenza della questione del freeware, sono
profondamente convinto di avere ragione.
Infatti, nei contesti più importanti è obbligatoria, o sta per divenire, la
certificazione ITSEC in Europa o CC in USA. Non vorrei sembrarvi
presuntuoso, ma quella certificazione (così come l'ISO 9000 su cui si
appoggia) mi pare una truffa clamorosa. Se un certificato costa almeno mezzo
miliardo, quanto software libero potrà essere adottato nella Pubblica
Amministrazione o nelle aziende più importanti? Il C.N.R. dispone delle
competenze per fornire alla comunità del software libero le certificazioni
che occorreranno a norma di legge.
3) Cosa voglio fare
Un programma nazionale di ricerca è un insieme di progetti di innovazione
industriale, coordinati e finanziati dal MURST o dal CNR, i cui proponenti
sono imprese piccole o grandi che possono giovarsi della collaborazione con
le strutture pubbliche di ricerca.
Attraverso questi progetti si potrebbero diffondere sul territorio nazionale
quelle competenze specialistiche che sono necessarie per la diffusione del
software libero. Inoltre, si potrebbero sviluppare nuovi prodotti
importanti, come, ad esempio, (cito i temi che ho illustrato nella
conferenza di venerdì scorso a Pisa): prodotti per l'ufficio, applicativi
per la pubblica amministrazione, "gateway" verso i mainframe, strumenti e
programmi per le scuole, informatica "embedded", sistemi di controllo in
tempo reale, il router free (anche lo hardware può diventare free), prodotti
e soluzioni per la sicurezza, strumenti per la multimedialità in rete (come
l'open media server su cui stiamo lavorando noi torinesi).
4) Perché lo faccio?
Non certo per acchiappare soldi. A parte l'ottimo stipendio dello Stato,
potrei diventare molto ricco vendendo brevetti, se, come pare sia stato
previsto nei provvedimenti del Ministro Tremonti dei giorni scorsi, gli
accademici possono brevettare in proprio i risultati della ricerca, anche se
ottenuti nei laboratori pubblici.
Lo faccio perché considero il software libero simbolo e sostanza di un
modello di sviluppo diverso da quello che attualmente produce tante
disuguaglianze attraverso i meccanismi perversi dei brevetti e della
cosiddetta "difesa della proprietà intellettuale".
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento sia desiderato. E ringrazio
per l'attenzione chi abbia resistito sin qua nella lettura.
Meo
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