[Discussioni] L'Associazione Software Libero e attuali campagne anti-"pirateria"
Associazione Software Libero
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Sab 16 Giu 2001 14:14:37 CEST
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L'Associazione Software Libero e attuali campagne anti-"pirateria"
0 - Introduzione
Questo documento nasce da una discussione che si è tenuta nei giorni
scorsi nella lista dell'Associazione Software Libero partendo da
un'ottima provocazione da parte di Emanuele Somma (vedi
http://lists.softwarelibero.org/pipermail/discussioni/2001-May/000793.html)
e non vuole essere un'analisi esaustiva e definitiva del comportamento
delle corporazioni rappresentate dalla BSA (Business Software
Alliance, praticamente l'organismo rappresentante delle maggiori ditte
produttrici di software propietario del mondo) in questo campo ma solo
una spiegazione di come l'Associazione Software Libero intende
affrontare la questione.
La provocazione nasce da un'analisi delle campagne anti-pirateria
recentemente avviate dalla BSA e dalle reazioni che questa ha
provocato all'interno della comunità italiana che segue il software
libero.
Una di queste campagne, quella televisiva condotta dalla BSA, è bene
ricordarlo, è stata bloccata dal Giurì della pubblicità dopo una
denuncia da parte di alcuni cittadini in quanto ritenuta ingannevole.
La questione non fu affrontata al tempo dall'Associazione Software
Libero in quanto, banalmente, quest'associazione ancora non esisteva
come entità riconoscibile in qualunque modo. Ricordiamo che
l'Associazione Software Libero è nata ufficialmente a Novembre 2000 e
ha cominciato la sua azione poco dopo.
La provocazione giunge perciò quanto mai opportuna perché ci permette
di chiarire la nostra posizione verso queste campagne.
Nel dibattito che si venne a creare all'interno della comunità di cui
l'Associazione Software Libero fa parte si delinearono due posizioni:
una riteneva che la campagna fosse da ritenersi positiva per il
software libero in quanto, si diceva, costringeva gli utenti a
prendere coscienza che copiare il software del quale la copia non era
permessa era un reato (penale fra l'altro dopo l'approvazione della
recente legge del bollino e non più semplicemente amministrativo) e
che quindi avrebbe spinto un maggior numero di persone verso
l'adozione del software libero.
L'altra posizione invece riteneva che le campagne fossero del tutto
negative in quanto gli utenti alla fine sono costretti ad usare
software copiato illegalmente dalla situazione di monopolio di fatto
nella quale ci troviamo.
1 - La posizione dell'Associazione Software Libero
Diventa prioritario chiarire innanzitutto una cosa: l'Associazione
Software Libero non può essere interessata a difendere la posizione di
chi copia, usa e diffonde software in modo illegale, sia con che senza
scopo di lucro; siamo invece estremamente interessati ad analizzare
quali sono state le conseguenze della enorme diffusione di queste
pratiche nell'attuale mercato del software.
Questo perché la copia illegale di software ha conseguenze anche per
il software, come quello libero, per il quale non ha alcun senso
parlare di "copia illegale".
1.1 - Un po' di storia
L'evidenza dei fatti suggerisce che la copia illegale è stata
ampiamente tollerata, o addirittura vista di buon occhio, dalle grandi
case produttrici, specialmente negli anni passati. La copia illegale è
servita per fare arrivare ovunque il software non libero, in special
modo quello di costo molto elevato se non proibitivo, anche laddove
non era né necessario né utile né il più indicato.
Questa "tolleranza" ha permesso in questi anni che molti programmi
famosi e i loro formati tipici siano diventati ormai standard
riconosciuti da tutti gli utenti informatici, con conseguenze negative
in special modo per coloro che si ostinano a non usarli, ma
anche per tutti gli altri.
Gli unici a guadagnare realmente e stabilmente dall'adozione di questi
standard sono state le case produttrici di questi programmi anche se
questo comportamento ha avuto anche conseguenze positive nel mercato
del software; nelle conseguenze positive mettiamo la possibilità di
imparare ad usare queste macchine anche per coloro i quali non
avrebbero avuto altra possibilità di accesso; un'altra conseguenza
interessante è stata la diffusione della concezione del software come
un bene facilmente condivisibile.
Molte però sono state le conseguenze negative, fra le quali
sottolineiamo sia la già citata adozione come standard di
programmi, formati e protocolli che standard proprio non possono
essere; inoltre questo ha comportato anche un'ignoranza quasi totale
da parte degli utenti di ciò che sia una licenza e quali siano gli
obblighi e i diritti che una qualsiasi di queste comporta.
Dopo aver drogato così il mercato però è arrivata la (inevitabile)
"seconda fase", quella della riscossione; il ragionamento
commercialmente ineccepibile, delle corporazioni potrebbe essere
riassunto così «abbiamo costruito una posizione di effettivo
monopolio, oltre che sul mercato anche sul sentire comune diffuso fra
gli utenti informatici, per cui da ora in poi non conviene più
tollerare ma diventa possibile riscuotere da questa posizione il più
possibile».
Il motto di questa campagna è perciò diventato:
copiare software è reato
Questo è il messaggio che deve arrivare, in modo da prendere due
piccioni con una fava : fare fuori chi duplica illegalmente software
per lucrarci (i cosiddetti "pirati"), e
gli utenti casalinghi che duplicano lo stesso
software anche se non per scopi di guadagno ed infine anche quella
"roba strana" che si chiama software liberamente distribuibile.
La legge sul bollino è figlia di questo motto. Ricordate le parole del
rappresentante SIAE a Roma?: «la legge del bollino è una questione di
ordine pubblico, perché dobbiamo riuscire a tracciare il percorso
seguito dal software nell'arrivare ai consumatori».
A chi interessi effettuare questo "tracciamento" è facile da spiegare:
chi ha necessità di esercitare un controllo sul mercato del software
deve poter seguire esattamente il percorso che lo porta dalla
distribuzione al consumatore, per poterne controllare la
distribuzione, anche a costo di imporre tasse e gabelle che suonano
tanto anacronistiche (se non addirittura inapplicabili) nell'epoca
della diffusione capillare della rete informatica.
Diventa perciò necessario colpire quei comportamenti che hanno aiutato
le corporazioni nell'instaurare questo monopolio di fatto, partendo
proprio da coloro, per l'appunto i mitici "pirati", che più hanno
copiato e distribuito il software illegalmente; soldati inconsapevoli
scaricati appena diventati inutili.
Soldati inconsapevoli appunto, non "schiavi" come è stato affermato
perché una visione del genere comporta secondo noi la giustificazione
dell'ignoranza e quindi, alla fine, una sua accettazione.
1.2 - Dove sta l'Associazione Software Libero
Compito dell'Associazione Software Libero non è quindi quello di
schierarsi in questa guerra che non è nostra ma quello di lottare
contro tutti quei comportamenti che permettono l'affermarsi di
concetti sbagliati e dannosi per la nostra libertà di scegliere il
software che più ci piace.
Nostro compito è perciò quello di eliminare l'ignoranza che determina
ad esempio l'uso diffuso, e di fatto l'imposizione di software non
libero da parte di pubbliche amministrazioni e scuole. Questo
comporta perciò la necessità di far comprendere il più ampiamente
possibile che l'uso di software, ma soprattutto di formati e
protocolli non standard limita enormemente l'accessibilità degli
strumenti informatici. Che il software sia copiato più o meno
lecitamente diventa perciò ben poco interessante per noi.
Ma siamo molto più critici verso la campagna che BSA, e i suoi alleati
più o meno evidenti, porta avanti perché
copiare il software non è reato, non è reato sempre e comunque
Questa campagna ci danneggia molto di più della diffusione del
software illecitamente copiato e distribuito principalmente per due
ragioni:
- - perché viene portata avanti con mezzi molto superiori, sia ai nostri
che a quelli dei "pirati" e quindi il suo impatto nella società è
molto forte;
- - perché le conseguenze di una sua più generalizzata adozione hanno e
avranno effetti molto più devastanti della "semplice" copia illegale
nell'economia delle società in cui ci troviamo a vivere.
2 - Conclusioni
Il software libero, ma in verità il software tutto, è per sua natura
copiabile e distribuibile economicamente e facilmente, così come la
conoscenza.
Di questa concezione "naturale" del software è figlio sia il software
libero a cui noi siamo legati ma non è il solo perché esistono anche
altre forme di distribuzione che nascono da questa concezione, come lo
shareware e il freeware.
Se arrivassimo al punto che gli standard della comunicazione
elettronica diventassero di competenza sola ed esclusiva delle
corporazioni del software diventerebbe impossibile per il software
libero e quello sopra indicato evolversi, migliorarsi e affermarsi
d'uso comune.
Lo stesso accadrebbe se davvero l'idea che "copiare il software è
reato" sempre e comunque si affermasse definitamente.
Dobbiamo quindi lasciare che ogni produttore, dall'immensa
corporazione multinazionale al programmatore casalingo, decida per suo
conto quale sia il modo di distribuzione del proprio lavoro e quale
debba essere il modo con cui ricavare da questo il proprio
tornaconto.
Questo anche per dare agli utenti la reale e concreta possibilità di
scegliere il software che meglio si adatta alle proprie necessità.
3 - Cosa rimane fuori
Non tutto resta chiarito con questa posizione perché l'Associazione
Software Libero vede chiaramente che rimangono delle zone grigie nelle
quali questa nostra posizione non può essere definitiva.
In particolare vediamo difficoltà nei quasi in cui ci sia l'effettiva
impossibilità di usare software realmente accessibile. Pensiamo in
particolare alle situazioni in cui non esiste software adatto ad uno
scopo particolare che non sia libero o quanto meno distribuibile a
prezzi contenuti o che sia usufruibile pubblicamente in maniera
adeguata, come per i libri nelle librerie, o i programmi messi a
disposizione nei laboratori. Tutto questo si ripercuote su categorie
deboli come studenti o lavoratori, costringendoli spesso ad usare
copie illegali di programmi molto costosi.
Il nostro impegno in questo potrà essere solo quello di battersi con
l'informazione e la pressione che saremo capaci di esercitare per
l'adozione di software libero quando questo sia in effetti disponibile
e di aiutarne lo sviluppo quando questo invece non lo sia.
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