[Discussioni] Italia Oggi

Carlo Strozzi carlos a scriptaworks.com
Ven 22 Feb 2002 11:12:46 CET


On Fri, Feb 22, 2002 at 09:30:43AM +0100, Alessandro Rubini wrote:
> 
> > Si, l'ho ricevuto anch'io, e in un primo momento avevo storto il naso.
> 
> Anche in un secondo.
> 
> > Di primo acchito sembra contenere cose interessanti, nonchè un pò di
> > imprecisioni tecniche ed un pò della solita provincialità nel prendere
> 
> "un po'"? Secondo me e` una cosa vergognosa. A parte il linguaggio
> (troppi termini inglese anche usati a sproposito), la cosa e`
> decisamente sulla linea "bisogna proteggere tutto perche` i cattivi
> voglio rubarci i nostri digital assets [ma che c...]".

Sapevo che tu avresti espresso un giudizio più critico :-)
Io però non lo definirei così "vergognoso". Come ho già detto, il
fascicolo è fatto di cose scritte da persone diverse, e si vede. Quello
che secondo me è positivo è che si parla di GPL e di Open Source, e mi
pare se ne parli correttamente (e visto il probabile "target" di lettori
di Italia Oggi non mi sembra una cosa da sottovalutare). Sulla parte
tecnica ho detto anch'io che ci sono una serie di strafalcioni, che
oltretutto la fanno "pendere" da una certa parte, la solita purtroppo.

> 
> Sapendo che la gente legge prima le figure o equivalenti, hanno
> riempito il testo di riquadri con notizie "dalla redazione di
> patnet.it", che in genere fanno vedere come le aziende sono tutelate
> dalle azioni legali che fanno contro i cattivi. Come la Ferrero che ha

Però è in un riquadro anche la posizione di Perens sui brevetti ...
Così come lo è l'approfondimento sugli smart-tags, a pag. 52, dove
fra l'altro si dice: "Ancora dubbi sulla legalità della politica di
Microsoft. [...]".

> 
> Pagina 9: "file .txt: sono i file che, pur non essendo un formato
> proprietario della microsoft, comunemente vengono associati al programma
> "blocco note" din windows" (l'anacoluto non e` mio , e` nel testo).

Nell'esperienza degli utenti di windows è così.

> "Ad ogni carattere in codice ascii corrisponde un solo bit" (sic!)

Si, questa fa ridere, ma non per l'affermazione in sè, che potrebbe
passare se fosse etichettata come una metafora per 'gnurant, ma per la frase
di apertura, che dice: "Volendo tentare un approccio più tecnico [...]" (!)

> 
> "l'html ... semplice file in formato ASCII, compilato (usiamo questo
> participio sebbene sia informaticamente improprio) seguendo una
> particolare sintassi.". Ma, cazzo, "compilato" e` una parola italiana!

Credo che intendessero che si dovrebbe usare "scritto", perchè "compilato"
ha informaticamente un significato preciso. Certo, potevano dire "scritto"
e risparmiare perifrasi e carta.

> Quello che non dicono (ma chiaramente fanno capire) e` che la persona
> puo` anche ricordarsi quello che ha letto, violando quindi la
> proprieta` intellettuale (parole loro) dell'autore.

Io questo l'ho interpretato come la messa in evidenza di un paradosso.

> 43: Sklyarov: "aveva appena terminato il suo intervento all DefCon, la
> convention del mondo hacker". Meno male che il nome e` scritto giusto,
> perche` Bruce Perens e` diventato Perence (cosi` chi lo cerca per
> saperne di piu` non lo trova, magari non e` voluto, pero`...)

Lo stesso riquadro dice però anche: "Inevitabilmente il caso ha riaperto
le polemiche nei confronti della legislazione statunitense in materia di
copyright, la quale, se interpretata alla lettera, dovrebbe condurre
all'incriminazione di tutti i produttori e utenti di registratori a
cassette, videoregistratori, masterizzatori e macchine fotocopiatrici.
Le stesse pene appaiono poi assurdamente draconiane [...]".

> Hmm... e` vero, la parte in cui parla di copyleft e` corretta (pagina
> 72, in fondo), ma appena sopra dice che Linux e` affidabile perche` ci
> lavorano decine di programmatori.

Beh, non lo definirei "vergognoso", al più riduttivo.

> Pagina 77: riquadro sul registro speciale per i programmi per
> elaboratore.  Non c'e` scritto che e` facoltativo [ci sara` scritto
> altrove, ma come dicevo i riquadri sono la prima cosa che le persone
> leggono].

Questa parte è quella ha cui ho dedicato meno attenzione. A me
interessavano soprattutto quelle sulle licenze e sui brevetti.

Certo, il titolo "La tutela della proprietà intellettuale in Internet"
fa subito venire qualche prurito allo stomaco, ed infatti è stata la
mia prima sensazione. Ovviamente la sensazione di fondo permane anche
una volta letto il tutto, ma per lo più perchè è triste vedere come
ci si accanisca sempre di più con il tentare di recintare in tutti i
modi il proprio pidocchioso orticello. Però in una società sempre meno
basata su vanga e zappa ed in cui l'informazione, a parità del denaro,
non sono più solo mezzi ma vengono ad acquisire un valore in quanto
tali, credo che questo processo sia in qualche misura inevitabile.
Naturalmente tutti noi stiamo facendo il possibile affinchè, quanto
meno, il risultato non sia distruttivo e contro l'uomo. Come andrà a
finire però non lo sa nessuno.

ciao,
carlo
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