[Discussioni] Internet ed hackers

Carlo Strozzi carlos a scriptaworks.com
Dom 24 Mar 2002 13:33:04 CET


Buongiorno,
mi rivolgo a voi per segnalare una modalità a mio avviso discutibile
di dare informazioni, che ho riscontrato nel corso del TG1 delle 13:30
di Venerdì 22 Marzo 2002. In relazione al triste evento dell'attentato
al Prof. Biagi, rivendicato via e-mail ad un certo numero di siti Web,
si voleva illustrare come fosse possibile utilizzare questo tipo di
comunicazioni rimanendo nell'anonimato, e per farlo è stata mandata
in onda un'intervista ad un tecnico informatico. L'interessato veniva
presentato come un "pirata informatico", e veniva intervistato in modo
che non fosse riconoscibile, in una situazione di penombra, quasi si
trattasse di un pentito di mafia.

A mio avviso non v'era nessun motivo di ricorerre ad una messa in
scena di quel tipo, tirando in ballo un improbabile "pirata" invece
di dire, che so: "intervistiamo ora il sig. Pinco Pallino, esperto di
informatica", inquadrandolo normalmente in faccia e con la luce accesa.
Mi rendo conto che l'informazione è ormai un prodotto alla stregua di
qualsiasi altro, e che data la situazione di concorrenza con altre
testate per essere venduta va adeguatamente confezionata, ma non vedo
perchè la scatola debba per forza mostrarsi come equivoca e pruriginosa
per attirare l'interesse del pubblico.

Queste cose in realtà rivelano come Internet, nonostante sia ormai
più un fenomeno di cultura che tecnologico, per molti giornalisti che
tentano di parlarne rimanga un oggetto sostanzialmente sconosciuto; di
conseguenza esso viene ammantato di un alone di mistero che in realtà
denota più ignoranza che conoscenza dell'argomento.

Questo ha anche la non trascurabile conseguenza negativa di trasmettere
la stessa percezione anche agli spettatori meno informati, che
purtroppo sono la maggioranza, contribuendo così a fare vera e propria
disinformazione e a creare quei luoghi comuni secondo cui Internet è un
covo di pirati, terroristi e pedofili.

Non vedo poi perchè l'inviare una comunicazione anonima via e-mail debba
essere considerato più "torbido" del farlo tramite il normale servizio
postale o con una telefonata, come è sempre stato fatto in passato.
Nonostante questo non si è mai cercato di demonizzare l'uso del telefono
o delle lettere, proprio perchè si tratta di fenomeni culturali meglio
compresi e che quindi meno si prestano a mistificazioni.
Fra l'altro mandando comunicazioni via e-mail o con qualsiasi altra
forma di comunicazione elettronica si lasciano generalmente più tracce
che non usando forme più tradizionali, ma lasciamo perdere.

Per finire, come ulteriore riprova di errata percezione del fenomeno,
lo speaker ha presentato il personaggio come "hacker", dando così il
proprio contributo al perpetuare la solita mistificazione hacker=pirata,
equazione del tutto analoga a italiano=mafioso, tedesco=nazista, e così
via. Per attribuire il corretto significato al termine, basta cercare
il verbo "to hack" in un dizionario di lingua inglese, oppure di dare
un'occhiata al sito:

http://www.attrition.org/~modify/texts/ethics/hacker.vs.cracker.revisited.html

Il mio messaggio vuole essere un contributo a diffondere cultura sul
fenomeno Internet, che sta modificando profondamente il nostro modo
di agire e che avrà conseguenze sempre più marcate sulla società e
sull'economia. La diffusione di questa cultura passa anche attraverso
una corretta modalità di agire da parte degli organi di informazione più
tradizionali, tanto più se questi sono parte del servizio pubblico.

Con la speranza di aver fornito un contributo positivo in tal senso,
porgo distinti saluti.

Carlo Strozzi
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