[Discussioni]Articolo di Di Corinto sul workshop a Social Forum.
Adriano Sponzilli
adriano.sponzilli a virgilio.it
Dom 10 Nov 2002 01:22:08 CET
Al workshop sul software libero che si è tenuto al Social Forum Europeo
di Firenze era presente anche il giornalista del Manifesto Arturo di
Corinto, che ha scritto questo articolo.
Nei prossimi giorni dovrebbe uscire anche un altro pezzo (più lungo) con
una intervista a Marcelo, il brasiliano che presiede il gruppo s.l. di
Porto Alegre e che partecipava al workshop.
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L'alternativa del software libero
Monopoli del sapere, copyright, cooperazione digitale. Un incontro
ARTURO DI CORINTO
Se alla Fortezza da Basso il caffè al bar è equo e solidale, al media
center i computer funzionano con software libero e non con software
commerciale. Logica conseguenza di un incontro, quello del FSE, che
denuncia lo sfruttamento del lavoro e delle risorse ambientali ma anche
l'appropriazione delle idee, dei saperi e delle tecniche, attraverso
questi piccoli ma significativi gesti comunicativi. Ed era naturale che
anche al forum si parlasse di software libero e diritti d'autore. Nella
Sala Polveriera Simone Piccardi dell'Associazione software libero,
Alessio Papini, consigliere Verde fiorentino, e il brasiliano Marcelo
D'Elia Branco hanno tenuto un incontro sulle alternative ai monopoli del
sapere e sui pericoli del regime del copyright su quella che è la
materia prima dell'innovazione tecnologica: il software.
Fino a 30 anni fa il software era libero; da quando è stato sopposto
alla normativa sul diritto d'autore come opera dell'ingegno umano, non
lo è più stato. Il copyright sul software ha di fatto limitato il
diritto, fondamentale allo sviluppo stesso dei programmi, di studiarne
il codice, modificarlo e distribuirlo. L'alternativa è il copyleft
garantito dalle licenze GPL per il free software e quello open source
che usano questa particolare forma di copyright per mantenere la libertà
d'uso del software. Una filosofia alla base della ricerca scientifica e
accademica. Questo, come ha spiegato D'Elia Branco, consigliere del
governo Lula sulle questioni tecnologiche, rappresenta un elemento
fondamentale della lotta al divario digitale: «Se saremo capaci di
produrre e controllare la nostra tecnologia non saremo dipendenti dai
paesi ricchi per istruire i nostri cittadini, far funzionare
l'amministrazione pubblica, soprattutto potremo produrre e scambiare i
nostri contenuti senza l'aggravio dei costi dovuti al pagamento delle
licenze del software commerciale».
Ma non è stato l'unico a porre l'accento sulle potenzialità di sviluppo
culturale e sociale del software libero. Fra il pubblico molti erano i
LUGs (Linux User Group), ciascuno impegnato in un progetto di
cooperazione per portare le tecnologie là dove non ci sono: fra il
popolo Saharawi (è il caso dei Linuxisti di Empoli), dell'associazione
Prout (Burkina Faso e India), o del progetto dell'associazione
Italia-Cuba per superare la doppia muraglia, politica ed economica, che
anche nel paese di Castro ha finora impedito lo sviluppo
dell'«informatica rivoluzionaria».
Grande preoccupazione è stata anche espressa per le ipotesi di
brevettazione del software e di quelle forme della conoscenza che sono i
metodi formativi, di cura e commerciali. Come la richiesta alle scuole
di pagare i brevetti per usare sistemi di insegnamento computer-basedm,
esempio di un tentativo generalizzato di brevettare «tecnologie sociali»
una volta incorporate nel software o codificate da specifici processi.
Ma l'opposizione a questo è già oggetto di una campagna
(http://petition.eurolinux.org).
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