[Discussioni] Lettera alla BSA [zeusnews a near.it: [Zeusnews] n. 334 - Linux su XBox]
Leandro Noferini
lnoferin a cybervalley.org
Ven 6 Set 2002 13:56:14 CEST
Ciao a tutti,
articolo interessante
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To: Zeusnews <zeusnews a near.it>
Subject: [Zeusnews] n. 334 - Linux su XBox
From: Zeusnews <zeusnews a near.it>
Date: Wed, 4 Sep 2002 02:50:08 +0200 (CEST)
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[ZEUS News] - Notizie dall'Olimpo informatico
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** BSA, AVVERTENZE PER LA LETTURA **
Il significato dello scambio epistolare tra Emmanuele Somma e
Yolanda Rios non puo' essere compreso appieno se non leggendo tra
le righe e penetrando oltre la cortesia, a tratti formale, delle
due lettere. Purtroppo se ne trae l'impressione che nulla sia
destinato a cambiare.
[Pubblicato su www.zeusnews.it il 22-7-2002]
>> di Stefano Barni
http://www.zeusnews.it/news.php3?cod=1377
Bel gesto, quello di Emmanuele Somma: indirizzare un augurio di
buon lavoro a Yolanda Rios, nuovo presidente di BSA Italia,
facendosi al tempo stesso, con grande umilta', portavoce delle
istanze di tutti coloro che nel software libero vedono
un'alternativa al monopolio dei soliti noti e, cosa ancora piu'
importante, una vera e propria filosofia di collaborazione.
La lettera di Emmanuele e' molto cortese e intensa al tempo
stesso: le sue parole lasciano intendere assai bene che gli
obiettivi che BSA si pone, almeno negli intenti dichiarati,
sarebbero assai piu' condivisibili se fossero differenti i mezzi
utilizzati per il loro perseguimento. Forse, con toni un po' meno
cortesi e un poco piu' espliciti, i cambiamenti necessari
potrebbero essere sintetizzati in pochi punti.
Sarebbe bene che BSA smettesse, una volta per tutte, di fare
terrorismo psicologico attraverso la sistematica disinformazione:
l'identita' "software per il quale non si e' pagata la licenza =
reato = galera" e' falsa e palesemente mirata a convincere i meno
esperti e i creduloni che solo comperando e pagando
profumatamente i prodotti dei Signori del Software si possa avere
la coscienza tranquilla ed essere al riparo da conseguenze
legali. Esiste il software libero, esiste la licenza GPL,
esistono migliaia di programmi, che possono essere utilizzati
senza nulla dovere ad alcuno, assolutamente in grado di
sostituire quelli di gran marca senza farli rimpiangere. Esiste
anche, per inciso, una condanna inflitta a BSA dal garante per la
pubblicita'.
Sarebbe bello se finalmente BSA ci informasse, attraverso i suoi
siti e le sue campagne stampa, che usare software libero e'
un'alternativa, praticabile e soprattutto lecita, al capestro
delle licenze dei Signori del Software. Altrettanto apprezzabile
sarebbe lo sforzo di sganciarsi dalle tristi e stucchevoli
posizioni istituzionali a difesa degli interessi dei suoi ricchi
sponsor.
Soprattutto, apprezzeremmo un poco di sincerita'; a BSA la
violazione dei diritti d'autore sembra interessare solo quando
sia lesiva di diritti economici, senza tante belle parole sulla
paternita' intellettuale, eccetera: tanto nobili quanto ipocrite
da parte di una associazione che rappresenta, guarda caso, le
multinazionali piu' ricche del mondo.
E forse non sarebbe male che BSA aprisse le porte della propria
"stanza dei bottoni" a qualche rappresentate della comunita' open
source: si tratterebbe di un importante primo passo verso il
riequilibrio dei poteri e, al tempo stesso, di un significativo
ampliamento dell'orizzonte di intenti e di vedute.
Anche la risposta di Yolanda Rios e' affabile e cortese, ma il
primo passo falso arriva gia' dopo poche righe, quando il diritto
d'autore viene definito diritto "di veder riconosciuta la
paternita' delle proprie idee e di disporne in base a meccanismi
di gestione o di cessione dei diritti di utilizzazione
economica". La legge italiana distingue il diritto di
sfruttamento economico dell'opera dell'ingegno, o diritto di
privativa, dal concetto di paternita' intellettuale:
quest'ultimo, e non il primo, e' il diritto d'autore propriamente
inteso. Accomunare i due concetti sotto l'unico "cappello" di
"diritto d'autore" smaschera l'intenzione di proseguire
pervicacemente a tutelare interessi economici miliardari
spacciandosi per paladini della moralita'.
E, a proposito di legge, non poteva ovviamente mancare la
citazione, probabilmente non casuale, della famigerata 248/2000 e
un cenno sibillino alle "pene che ne puniscono la violazione" e
alle "Forze dell'Ordine e la Magistratura". Argomenti davvero
fuori luogo, dato il contesto: una brutta caduta di stile. Ma ben
si comprende: BSA continuera' a fare quello che ha sempre fatto,
e nel solito modo; ogni occasione e' buona per ribadirlo e per
agitare agli occhi del mondo il solito spauracchio, forte della
consapevolezza che le leggi vanno rispettate, anche quando siano
palesemente inique e dettate dagli stessi soggetti di cui
tutelano i personali interessi.
Piccola considerazione: dal momento che il reverse engineering
del software proprietario e' generalmente proibito, non vi sono
mezzi diretti, nei limiti di legge, per appurare se i produttori
abbiano commesso illeciti. Vedremo mai BSA organizzare una
campagna, magari basata sull'invito alla delazione anonima,
contro l'inclusione in programmi proprietari di codice rilasciato
sotto licenza GPL?
Del resto, per ben due volte nella breve lettera compare la
parola pirateria: un altro abusato cavallo di battaglia. Il
pirata e' individuo violento e completamente irrispettoso delle
leggi: se tale definizione puo' forse applicarsi ai fuorilegge
che gestiscono e controllano la produzione e lo spaccio di copie
contraffatte, non puo' neppure minimamente valere per coloro che
copiano qualche programma per uso personale. E se da un lato BSA
ha piu' volte dichiarato di operare contro i primi, e'
altrettanto vero che le campagne rivolte al grande pubblico
richiamano piuttosto l'idea dei secondi, presentati come
criminali degni soltanto di finire in galera. Pubblicita'
ingannevole, come si diceva poc'anzi.
La Rios cita anche l'open source, definito un'opzione di mercato
per le "aziende membre di BSA". Impossibile non ricordare come
Microsoft da tempo conduca una squallida campagna di
disinformazione contro la licenza GPL, "rea" di vietare
l'inclusione in prodotti proprietari di codice inizialmente
libero. Meglio le licenze che da quel punto di vista non pongono
limiti di sorta: certo, se chiunque potesse sfruttare quanto
rilasciato nel dominio open source "secretandolo" all'interno del
proprio software coperto da licenze tiranne, le opportunita' di
business per i membri di BSA sarebbero ancora piu' ghiotte.
Ovviamente, siamo lontani anni luce dal considerare l'open source
quello che e': uno sforzo collettivo di cooperazione e, al tempo
stesso, un'alternativa allo strapotere economico e al monopolio
delle multinazionali del software.
La speranza che il tentativo di Emmanuele non cada miseramente
nel vuoto rimane: purtroppo l'impressione e' che nulla sia
destinato a cambiare, almeno nell'immediato futuro. Perche' mai
BSA dovrebbe mordere la mano che la nutre? Bello sarebbe che le
parole, e i pensieri soprattutto, della neopresidente volassero
un poco piu' in alto, ma cosa sia realmente BSA e' scolpito nel
suo stesso nome. Business Software Alliance: non un'istituzione o
una cooperativa, ma una Alleanza, e da questo gia' traspare un
che di battagliero. Ma soprattutto, e' qualcosa che ha a che
vedere col Business, con gli "affari", ed e' chiaro che di tutto
si puo' discutere, ma gli affari sono affari. Il resto poco
importa.
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Ciao
leandro
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