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Francesco Potorti` pot a softwarelibero.it
Gio 26 Set 2002 09:38:37 CEST


   > Convincere la gente che Linux è meglio di Windows non rientra fra le sue
   > competenze, non è nel suo interesse né in quello dei suoi clienti.
   
   Se quell'esercizio vende macchine con GNU/Linux, è pienamente legittimo
   che metta in luce le qualità del proprio servizio.
   
Posto che ognuno propaganda quello che vende come meglio crede, il mio
discorso era finalizzato ad evitare che un povero negoziante ignorante
dell'argomento (come quasi tutti i negozianti) e facile da convincere
(come quasi nessuno, ma non si sa mai...) fosse portato ad intraprendere
una strada che necessita di grande competenza, attrezzatura e coraggio e
che, non possedendo queste tre qualità in misura sufficiente (come quasi
tutti), ne rimanesse scottato a vita.

Per vendere un PC con Windows sono sufficienti le competenze medie dei
negozianti del ramo.  E sono sufficienti anche competenze sotto la
media.  Tanto, quando i clienti hanno problemi (il che succede quasi
sempre) tecnici che ci capiscono qualcosa da assumere si trovano
facilmente, tecnici bravi si trovano con un po' di impegno, e in ogni
caso puoi sempre dire che a tutti i tuoi altri clienti funziona.
Insomma, basta fare come fanno tutti.

Per vendere un PC con Linux devi avere dei tecnici che ci capiscono
qualcosa dell'argomento, molto più difficili da trovare, o addirittura
bravi, e sono mosche bianche.  Questo se ti limiti a quello che dicevo
io: vendere le distribuzioni e installare il sistema sulla macchina a
richiesta. 

Se addirittura ti vuoi mettere a propagandare la cosa, e dirottare i
clienti ignoranti o incerti su Linux invece che su Windows, quando hanno
problemi non gli puoi più dire «tu l'hai voluto e tu te lo smazzi», ma
devi avere in negozio parecchie di quelle mosche bianche, ed essere
disposto ad accollartene la spesa, il che vuol dire guadagnare meno e
lavorare di più.  Questo è per l'appunto un lavoro da missionario.

Ora, fare il missionario è bello e sacrosanto, ed è quello che nel tempo
libero facciamo tanti di noi, ma non si può chiedere a nessuno di farlo,
*non si deve* chiedere a nessuno di farlo.  Lo fa chi se la sente, e se
convinci qualcuno a farlo e quello poi ne soffre, la responsabilità è
tua. 



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