[Discussioni] Un resoconto sull'incontro e-government in Toscana

Simone Piccardi piccardi a softwarelibero.org
Mar 14 Gen 2003 22:01:02 CET


Come segnalato in lista un po' di tempo fa da Marco Presi si e` tenuto
ieri a Firenze, al palazzo degli affari, un convegno dal titolo
"L'attuazione dell'e-government nel sistema regionale toscano", cui
partecipavano i rapprensentati degli enti locali, una serie di esperti,
fra cui il professor Meo, ed il ministro Stanca. 

Ho assistito a buona parte del convegno (perdendo solo le prime
relazioni), e quello che segue e` un (non tanto) breve resoconto di 
quanto avvenuto rimesso insieme dal quanto mi ricordo.

La mattina era dedicata a temi piu` generali e prevalentemente politici.
Sono stati affrontati vari temi, sentite le voci di imprenditori,
tecnici e qualche accademico. La trattazione era comunque molto generale
e non si e` parlato affatto di software libero, e` servita soprattutto
ad illustrare i progetti fatti dalla regione. E' stata conclusa dal
presidente della regione Martini e dal ministro Stanca, che han parlato
esclusivamente di e-governement facendosi reciprocamente i complimenti
per gli impegni sul tema.

La sera invece c'erano due workshop ed io ho seguito il primo, su
"Infrastrutture e cooperazione per l'integrazione dei servizi" in cui
era previsto anche un intevento del prof. Meo, nella speranza, ripagata,
che si parlassa anche di software libero. 

La relazione di Meo, nonostante problemi di calo di voce e di tosse, e
le difficolta` a reperire le slides, e` stata piuttosto brillante. Ha
sottolineato gli aspetti collaborativi della produzione del software, il
fatto che non e` bene dipendere da tecnologia nelle mani di altri,
l'importanza che puo` avere il software libero nello sviluppo, non solo
economico, del paese. Le cose che ci diciamo spesso fra noi (tanto che
probabilmente ne avro` dimenticata qualcuna), ma niente affatto comuni
in quella platea.

La relazione ha percio` riscosso molta attenzione e anche l'unico
appluauso "sentito" della serata. Ha parlato piu` di software libero che
di open source (anche se ha qualificato quest'ultimo come la dicitura
piu` moderna). L'unico appunto che potrei fare e' stato una possibile
ambiguita` riguardo la GPL (presentata correttamente come General Public
License, e non come GNU Public License), non tanto per imprecisioni
quanto per il fatto che pur avendola descritta come la licenza usata
all'inizio da Stallman e tutt'ora piu` usata, ha pero` dato
l'impressione (anche per quanto successo dopo) che adesso fosse superata
da qualche altra licenza OpenSource (almeno nelle due persone con cui ho
avuto occasione di riparlarne, che mi han chiesto quale erano le nuove
licenze open-source che sostituirebbero la GPL). 

Altro intervento in tema software libero quello del presidente di
ArnoValley, un consorzio di imprese della "new-economy", che fra le
altre cose ha presentato OpenToscana, una specie di
marketplace-portale-altra_roba_in_marketinghese che pero` dovrebbe 
fornire infrastrutture e mezzi per le imprese che svilupperanno 
strumenti e software "open-source" (non ha spiegato i dettagli, essendo
una presentazione generica di un progetto che ancora deve partire,
andra` riverificato). E' comunque interessante vedere che imprese
"generiche" nel campo dell'ICT iniziano a percepire le potenzialita`
economiche del software libero.

I "problemi", almeno dal mio punto di vista, sono sorti nel dibattito,
fatto dopo le relazioni, che e` stato quasi monopolizzato dall'argomento
"open-source", nonostante questo non comparisse da nessuna parte nel
titolo. 

Al professor Meo sono state fatte due domande dirette (riprese poi anche
da altri interventi). La prima era abbastanza confusa, fatta da una
persona che aveva un cartellino con su scritto Oracle (l'ho visto di
sfuggita dopo), piu` o meno sul tono di quale "open-source" volevano
scegliere: quello gratuito o quello che costava poco, insomma una cosa
tipo Apache che e` gratis o redhat che costa 39$.

A questo Meo ha risposto facendo notare che il software libero non
significa gratis. Ma nel resto della risposta, e nella successiva
risposta al vicepresidente dell'associazione industriali (non ho capito
se fiorentini o toscani) che gli chiedeva quali erano state le richieste
del ministro riguardo il compito della commissione da lui presieduta, si
e` lanciato in una ricostruzione a mio avviso assai distorta della
realta` associativa e dei movimenti che stanno dietro al software
libero. 

Anzitutto ha dipinto Stallmann cone un integralista che si veste da St.
Ignucius e si mette a litigare con tutti quelli che si distaccano dalla
dottrina. Ha parlato anche della scissione del LUG Torino come della
sindrome della sinistra, (per quanto sia piccolo un gruppo di sinistra
si scindera` sempre un gruppo ancor piu` piccolo e ancor piu` di
sinistra). 

Ricostruzioni, episodi e punti di vista personali anche legittimi, che
lo sono molto meno quando da questi episodi si generalizza per dire che
allora tutti quelli che pongono l'attenzione sul software libero e ne
sostengono l'aspetto piu` "politico" sono degli integralisti, che
sbraitano nei confronti di chiunque non sia d'accordo con loro.

La cosa mi lascia ancora di piu` perplesso visto che cosi` si alimenta
la polemica e poco piu`, giocando sulle differenze fra Open Source e
Software Libero, dove i sostenitori di  quest'ultimo sono dipinti come
persone cui non interessa nient'altro che la purezza ideologica,
tralasciando del tutto il fatto che le differenze sono spesso marginali
rispetto ad un obiettivo di fondo comune, e che sono molte di piu` le
cose che uniscono e le attivita` che si fanno insieme delle eventuali
(ancorche' ricorrenti) litigate.

A questo si e` pure aggiunto anche il fatto che nella descrizione dello
"scontro" si e` avuto un'aggravamento della confusione riguardo le
licenze (e` probabilmente da qui che e` nata l'impressione che secondo
lui si stessa andando dalla GPL verso altre nuove licenze), per cui
sembra quasi che i sostenitori del software libero fossero contrari ad
altre licenze che non fosse la GPL, e che per questo era nato l'Open
Source.

L'altra cosa, anch'essa per me molto preoccupante, e` stata
l'affermazione che le due leggi in parlamento (le proposte Cortiana e
Folena) sono troppo rigide perche', riassumendone i tratti essenziali
(in maniera piu` che  corretta, direi), richiedono che qualunque
amministratore che deve ordinare software lo deve chiedere free (l'unico
appunto che posso fare al riassunto e` stato proprio l'uso di questa
parola, al posto di libero, che puo` generare confusione, specie nei
confronti di chi quando dici free capisce gratis) e se non lo fa lo deve
giustificare il perche' se no lo paga di tasca sua.

Francamente non vedo cosa ci sia di "rigido" nel chiedere che i
funzionari di una pubblica amministrazione, nello spendere i soldi dei
cittadini, quando lo fanno a favore di una impresa privata per comprare
software (sul cui contenuto, sviluppo, possibilita` di riutilizzo, ecc.
non hanno alcun controllo) debbano almeno giustificare il perche' lo
fanno (e ci possono essere ragioni valide) spendendo di piu` rispetto a
possibili alternative libere. Mi pare prima di tutto una norma di buona
amministrazione, e comunque piu` che ragionevole, nel momento in cui si
vuole fare davvero la scelta politica di favorire il software libero.

Inoltre, a reiterata richiesta del vicepresidente degli industriali, (il
professor Meo aveva detto che non poteva anticipare nulla riguardo i
lavori della commissione essendo questi in corso, ma la domanda era
diversa) e` stato chiarito che lo scopo della commissione, come
richiesto dal ministro, era di studiare cosa fanno gli altri paesi
(Europei e non) rigurdo l'OpenSource e le possibili modalita` di
introduzione dello stesso nella pubblica amministrazione fornendo delle
indicazioni al riguardo.
 
Sul tema software libero c'e` stato comunque un'altro intervento molto
interessante di Giancarlo Galardi (il responsabile Area Ingengneria dei
Sistemi Informativi della regione Toscana che coordinava il workshop)
che pure fa parte della commissione.

In sostanza ha detto che lui era nella commissione come rappresentante 
delle regioni. In sostanza da parte delle regioni c'e` un forte
interesse nei confronti del software libero su due fronti. 

Il primo e` quello di vedere se possono evitare di spendere le loro
scarse risorse in licenze per usarle invece per investimenti (sempre in
software) nelle imprese favorendo le realta` locali.

Il secondo e` per stabilire anche le modalita` in cui il software che
commissionano puo` essere reso open-source (infatti gran parte della
spesa in software delle regioni e` per farsi sviluppare del software
dedicato per le loro esigenze specifiche) in modo da favorire il 
riutilizzo di quanto prodotto da una da parte delle altre, cosi` da non
accrescere le spese, evitare duplicazioni inutili, avere maggiori fondi
da investire in sviluppo e favorire una situazione di concorrenza fra i
diversi fornitori.

In sostanza un'ottica molto interessante, che mi pare abbia colto delle
ragioni essenziali per cui il software libero dovrebbe avere un titolo
di preferenza nell'uso da parte della pubblica amministrazione.

Per chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo, vista l'ora,
buona notte!

Ciao 
Simone
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