[Discussioni] EUCD e Commissione Cultura.

adriano.sponzilli a virgilio.it adriano.sponzilli a virgilio.it
Dom 2 Mar 2003 20:46:03 CET


Ciao a tutti,

questa è la bozza della lettera da sottoscriversi da parte delle
associazioni, da inviare ai deputati della Commissione Cultura.

Mi pare che ci sia un certo interesse ad una possibile
sottoscrizione da parte di Assoli, BFSF, ILS e FSFE Italy.
Vorrei avere un riscontro.

Vorrei anche sapere se c'è interesse a sottoscrivere da parte
di OpenLabs, Lug Roma e altri.


A.


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Onorevole Deputato,

le Associazioni firmarie della presente le scrivono nella Sua veste di membro
della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Come certo Ella ricorderà, questa Commissione lo scorso 25 febbraio ha dato
parere favorevole rispetto allo schema di decreto legislativo che recepirà
la direttiva 2001/29/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 22 maggio
2001 su "armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti
connessi nella società dell'informazione". Considerato che questo schema
ha già avuto parere favorevole anche da parte della Commissione Giustizia
del Senato della Repubblica, ora si è in attesa solo della delibera del
Consiglio dei Ministri.

Le scriviamo per significarLe come, a nostro avviso, l'approvazione di questo
Decreto legislativo, nel testo presentato al Parlamento, sia un grave essore,
che porterà gravi peggioramenti nei diritti dei cittadini e degli utenti,
come fruitori di opere coperte da diritto d'autore e come titolari di libertà
civili.

La nuova normativa riconoscerà legittimità giuridica alla così detta autotutela
tecnologica, ovvero alla pratica delle grosse case di produzione di musica,
cinema, software di tutelarsi contro la pirateria utilizzando delle tecnologia
anti-copia. La legge considera efficaci misure tecnologiche quelle che consentono
ai titolari dei diritti di controllare l'uso dell'opera tramite l'applicazione
di un dispositivo di accesso o di un procedimento di protezione (come la
cifratura o la distorsione) oppure attraverso un meccanismo di controllo
delle copie. La elusione delle efficaci misure tecnologiche sarà vieata
da una serie di norme penali che attireranno nella sfera dell'illecito tutta
l'attività anche solo di studio dei sistemi di protezione. Non si punisce
più solamente la pirateria pura, la vendita abusiva di contenuti copiati.
Ora è punita la fabbricazione, la vendita, persino la semplice detenzione
di attrezzature volte alla elusione di misure tecnologiche, che spesso consistono
di apparecchiature informatiche o software utilizzabile anche per altra
attività del tutto lecite. È del tutto irrilevante se di quelle attrezzature
si intendesse fare un uso lecito o illecito: queste diventano materiale
di per se vietato, come se fossero degli stupefacenti.
E lo studio sui problemi della sicurezza, la ricerca sulla crittografia?
E il testing delle misure di protezione effettuato da esperti indipendenti?
Probabilmente dovremo mettere sopra a tutti questi diritti una pietra tombale.
Negli USA una norma parallela a quella che noi stiamo per inserire (ispirata
dai medesimi trattati WIPO del 1996) è stata interpretata nel senso di considerare
vietata la semplice diffusione di informazioni tecnologiche che potessero
risultare utili ad agirare misure tecnologiche. E la libertà scientifica?

Ma la portata di queste norme sulla libertà individuale di ciascuno di noi
non si comprende fino in fondo, se non le si guarda alla luce dello sviluppo
che stanno avendo le tecnologie informatiche oltre oceano. Il futuro dell'informatica
potrebbe chiamarsi Trusting Computing e potrebbe fondarsi sul Digital Rights
Managment. Le grosse case di informatica (Microsoft, Intel, AMD, IBM, HP,
etc.) unitamente ai grossi produttori e proprietari di contenuti (Disney,
MPAA, etc.) hanno formato un consorzio denominato TCPA composto da 170 aziende,
con lo scopo di sviluppare e in seguito adottare la piattaforma Trusting
Computing. Il computer del futuro, secondo il progetto di questi signori,
sarà molto più sicuro, mediante un uso massiccio di tecnologie crittografiche.
Le varie componenti hadware del PC prima si certificheranno a vicenda, scambiandosi
chiavi crittografiche di validazione sconosciute all'utente, poi controlleranno
anche la ''bontà'' dei programmi software, che a loro volta dovranno essere
certficati con delle chiavi per poter girare. I softare ''buoni'' che gireranno
su computer ''buoni'' saranno quelli che rispetteranno il Digital Rights
Management, ovvero avranno il diritto di leggere dei contenuti crittografati,
purché rispettino scrupolosamente le prescrizioni imposte dal titolare dei
diritti, che così ne controllerà a distanza il rispetto. La stessa Microsoft
nel presentare il proprio progetto in linea con il TCPA e il DRM, che porta
il nome in codice di Palladium ha parlato della possibilità di mandare mail
''a scadenza'' ovvero che durino per un certo periodo e poi si cancellino.
Esattamente come il messaggio che si autodistrugge dopo pochi secondi che
si vede nei film di spionaggio, con Palladium sarà possibile mandare messaggi
che dopo un certo tempo spariscano. Ci penserà il computer del destinatario
a cancellarle, senza che il proprietario possa opporvisi, senza che possa
ordinare al proprio PC di fare diversamente. Pare che a nessuno sia venuto
in mente che, forse, conservare la corrispondenza che è a noi indirizzata,
potrebbe essere un nostro diritto, anche contro la volontà del mittente.
E che forse è assolutamente illecito creare una piattaforma informatica
nella quale il mio computer obbdendo ad altri distrugga le lettere che io
ho ricevuto.
 Se l'utente deciderà di utilizzare programmi non certificati, non avrà
la possibilità di leggere i contenuti crittografati, se li vorrà leggere
dovrà usare software certificati, che però non obbediranno a lui, ma obbediranno
al DRM. E siccome il futuro è fatto di software che vengono continuamente
aggiornati on-line, i PC comunicheranno in continuazione con le case madri
dei vari programmi che hanno dentro, senza che il titolare ne sappia nulla.
E oltre a aggiornarsi potrebbero mandare informazioni sull'attività del
proprio utente, su quali programmi usa, quali film in DVD vede e quali CD
ascolta al computer.
Nelle dichiarazioni dei suoi creatori il sistema Trusting Computing sarà
la soluzione finale contro i problemi di sicurezza, niente virus, transazioni
economiche in rete più sicure, possibilità di acquistare contenuti multimediali
anche in rete, garantendo i diritti dei loro proprietari. In realtà si profila
un futuro in cui ogni cittadino comprando un computer si metterà in casa
una spia, un controllore.
Se il Trusting Computing nascesse oggi, sarebbe ancora lecito per la concorrenza
delle case informatiche del consorzio almeno provare a fare dei programmi
che senza ''tradire'' il proprio utente consentano di accedere lecitamente
ai medesimi contenuti, o potrebbe essere lecito ad un utente tentare di
aggirare le restrizioni illegittime imposte o impedire le violazioni della
propria privacy.
Onorevole, il decreto legislativo al quale la Commissione Cultura ha forniro
parare favorevole renderà illecito ogni tentativo in questo senso. Renderà
illegale il materiale informatico che possa consentirlo, vietata la diffusione
di informazioni in merito.
E si noti che qui non stiamo parlando di nessun tentativo di pirateria o
di violazione del diritto d'autore, parliamo solo di utenti che pretendano
di accedere in maniera non controllata a contenuti che hanno legittimamente
acquistato o di difendersi da intrusioni nella loro vita privata.
La logica di questo nuovo paradigma di rapporti fra produttore e utente
è totalmente nuova. Ci troviamo di fronte ad una macchina che di volta in
volta deve decidere se funzionare o non funzionare a seconda del compito
che le viene richiesto. Se io acquisto una penna a sfera mi aspetto di poterci
scrivere o disegnare qualunque cosa, anche cose sgradite al fabbricante
della penna e al produttore dell'inchiostro, anche critiche alle loro aziende.
In futuro acquistando un PC potrei non avere la medesima garanzia e considerando
la centralità che questo strumento avrà nella vita quotidiana di tutti noi
e la centralità che l'informatica avrà nella vita democratica delle nazioni
evolute, non c'è da dormire sonni tranquilli.

Lo schema di Decreto lesiglativo introdurra una nuova nozione, quella di
"messa a disposizione del pubblico di opere in modo che ciascuno possa avervi
accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente". Il titolare dei
diritti non si limiterà più a vedere un diritto di fruizione di quell'opera,
come accade ora ogni volta che si acquista un libro, un disco, un programa,
ma potrà determinare una vendita di questo diritto in termini delimitati
nel tempo, nello spazio, nelle modalità di fruizione e nell'identità dei
fruitori.
Questo sta a significare, essenzialmente, che nel bilanciamento di poteri
e possibilità di scelta fra il titolare dei diritti e il fruitore, si arriva
ad uno squilibrio totale di forze a favore del primo. In base al Suo schema
di decreto, Onorevole Ministro, chi acquista un diritto d'uso secondo questa
modalità di messa a disposizione non si vede riconosciuto nessun contenuto
legale mimimo del suo diritto; non ha, cioè, alcun diritto che gli viene
riconosciuto ex lege, nessuno a parte quelli contrattualmetne stabiliti
da chi gli trasferisce l'opera. Questa nuova modalità fa cadere anche il
tradizionale diritto a effettuare una copia di sicurezza, così come sparisce
il c.d. ''esaurimento dei diritti conseguente alla prima vendita''. Questa
formula tecnica sta a significare che, con la disciplina attuale, quando
acquistiamo un libro, la vendita fa cadere i diritti del titolare su quell'unico
esamplare, che non possiamo riprodurre in più copie ma che per il resto
è nostro a tutti gli effetti, possiamo rivenderlo, prestarlo, farne l'uso
che preferiamo fino a quando vogliamo, i nostri nipoti potranno tramandarselo
fino a quando non si ridirrà a polvere di carta. La messa a disposizione
nel luogo e nel momento scelti individualmente cancella questi diritti.
È teoricamente possibile vendere un libro vietandone la rivendita; oppure
a scadenza: ''questo CD musicale si autodistruggerà fra un anno''; oppure
ad personam: ''questo videocassetta potrai leggerla solo tu, se inviti un
amico a vederla a casa tua commetti un illecito''.
Ipotesi fantasiose? Per la diffusione tradizionale forse, ma per la diffusione
di contenuti multimediali per via informatica è realtà. Negli Stati Uniti
sono in vendita manuali universitari in formato E-Book, cioè dei libri elettronici
che anziché essere su carta vengono spediti via mail e visualizzati sul
monitor. Peccato che sia impossibile stamparli, che possano essere usati
solo sul computer originale e quindi sia impossibile rivenderli o prestarli
e soprattutto, che alla fine del semestre accademico si autodistruggano.
Scopo dichiarato dell'operazione: impedire che gli studenti più anziani
degli anni successivi passino i loro vecchi libri ai più giovani.
Onorevole, l'approvazione dello schema di decreto legislativo modificherà
radicalmente il concetto di fair use, ovvero di uso lecito e lo farà lasciando
mano completamente libera alle grandi case proprietarie di diritti (case
discografiche, major cinematografice, case editrici), senza nessun elemento
di tutela legislativa a favore del fruitore.

Onorevole, per tutte le ragioni fin qui esposte, Le chiediamo di voler riconsiderare
questa materia, forse licenziata troppo frettolosamente. La invitiamo a
farsi promotore di un nuovo esame parlamentare dello schema legislativo
e/o di una mozione di indirizzo che vincoli il Governo, nell'azione legislativa
delegata, a inserire una serie di esclusioni e di contrappesi normativi
nello schema.
Le realtà della società civile impegnate su questi fronti saranno ben liete
di confrontarsi con le forze parlamentari sul tema di un recepimento non
dannoso della direttiva in questione.

La salutiamo cordialmente.





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