[Discussioni] EUCD e Commissione Cultura.

Leandro Noferini lnoferin a cybervalley.org
Lun 3 Mar 2003 09:19:04 CET


Adriano Sponzilli scriveva:
 
> questa è la bozza della lettera da sottoscriversi da parte delle
> associazioni, da inviare ai deputati della Commissione Cultura.

Chiedo anch'io la ragione per la quale questa lettera debba essere
firmata solo da "associazioni" e non anche da singoli.

> Mi pare che ci sia un certo interesse ad una possibile
> sottoscrizione da parte di Assoli, BFSF, ILS e FSFE Italy.
> Vorrei avere un riscontro.

Concordo con quanti hanno detto che la lettera è troppo lunga,
aggiungendoci una sottolineatura, la lettera è _troppo_ lunga; è anche
troppo legata a scenari ipotetici (Palladium proprio non lo citerei); e
manca di far sapere chi ha votato cosa, punto per me molto importante.

Provo a dare qualche indicazione.

 
> Come certo Ella ricorderà, questa Commissione lo scorso 25 febbraio ha
> dato parere favorevole rispetto allo schema di decreto legislativo che
> recepirà la direttiva 2001/29/CE del Parlamento e del Consiglio
> Europeo del 22 maggio 2001 su "armonizzazione di taluni aspetti del
> diritto d'autore e dei diritti connessi nella società
> dell'informazione".

> Considerato che questo schema ha già avuto parere favorevole anche da
> parte della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, ora si
> è in attesa solo della delibera del Consiglio dei Ministri.

Perché scriviamo una cosa del genere, che dà solo sconforto? Eliminerei
questo paragrafo.

> Le scriviamo per significarLe come, a nostro avviso, l'approvazione di
> questo Decreto legislativo, nel testo presentato al Parlamento, sia un
> grave essore, che porterà gravi peggioramenti nei diritti dei
> cittadini e degli utenti, come fruitori di opere coperte da diritto
> d'autore e come titolari di libertà civili.

Io qui userei un tono molto più marcato.

  L'approvazione di questo testo è un grave errore perché porterà...

> La nuova normativa riconoscerà legittimità giuridica alla così detta
> autotutela tecnologica, ovvero alla pratica delle grosse case di
> produzione di musica, cinema, software di tutelarsi contro la
> pirateria utilizzando delle tecnologia anti-copia.

> La legge considera efficaci misure tecnologiche quelle che consentono
> ai titolari dei diritti di controllare l'uso dell'opera tramite
> l'applicazione di un dispositivo di accesso o di un procedimento di
> protezione (come la cifratura o la distorsione) oppure attraverso un
> meccanismo di controllo delle copie.

Eliminerei mettendo un link alle pagine di Assoli in cui si spiegano
queste cose.

> La elusione delle efficaci misure tecnologiche sarà vieata da una
> serie di norme penali che attireranno nella sfera dell'illecito tutta
> l'attività anche solo di studio dei sistemi di protezione. Non si
> punisce più solamente la pirateria pura, la vendita abusiva di
> contenuti copiati.  Ora è punita la fabbricazione, la vendita, persino
> la semplice detenzione di attrezzature volte alla elusione di misure
> tecnologiche, che spesso consistono di apparecchiature informatiche o
> software utilizzabile anche per altra attività del tutto lecite. È del
> tutto irrilevante se di quelle attrezzature si intendesse fare un uso
> lecito o illecito: queste diventano materiale di per se vietato, come
> se fossero degli stupefacenti.

> E lo studio sui problemi della sicurezza, la ricerca sulla
> crittografia?  E il testing delle misure di protezione effettuato da
> esperti indipendenti?  Probabilmente dovremo mettere sopra a tutti
> questi diritti una pietra tombale.

Eviterei questo paragrafo.

> Negli USA una norma parallela a quella che noi stiamo per inserire
> (ispirata dai medesimi trattati WIPO del 1996) è stata interpretata
> nel senso di considerare vietata la semplice diffusione di
> informazioni tecnologiche che potessero risultare utili ad agirare
> misure tecnologiche.

> E la libertà scientifica?

Eviterei anche questa domanda (troppo) retorica.

> Ma la portata di queste norme sulla libertà individuale di ciascuno di
> noi non si comprende fino in fondo, se non le si guarda alla luce
> dello sviluppo che stanno avendo le tecnologie informatiche oltre
> oceano. Il futuro dell'informatica potrebbe chiamarsi Trusting
> Computing e potrebbe fondarsi sul Digital Rights Managment. Le grosse
> case di informatica (Microsoft, Intel, AMD, IBM, HP, etc.) unitamente
> ai grossi produttori e proprietari di contenuti (Disney, MPAA, etc.)
> hanno formato un consorzio denominato TCPA composto da 170 aziende,
> con lo scopo di sviluppare e in seguito adottare la piattaforma
> Trusting Computing. Il computer del futuro, secondo il progetto di
> questi signori, sarà molto più sicuro, mediante un uso massiccio di
> tecnologie crittografiche.  Le varie componenti hadware del PC prima
> si certificheranno a vicenda, scambiandosi chiavi crittografiche di
> validazione sconosciute all'utente, poi controlleranno anche la
> ''bontà'' dei programmi software, che a loro volta dovranno essere
> certficati con delle chiavi per poter girare. I softare ''buoni'' che
> gireranno su computer ''buoni'' saranno quelli che rispetteranno il
> Digital Rights Management, ovvero avranno il diritto di leggere dei
> contenuti crittografati, purché rispettino scrupolosamente le
> prescrizioni imposte dal titolare dei diritti, che così ne controllerà
> a distanza il rispetto. La stessa Microsoft nel presentare il proprio
> progetto in linea con il TCPA e il DRM, che porta il nome in codice di
> Palladium ha parlato della possibilità di mandare mail ''a scadenza''
> ovvero che durino per un certo periodo e poi si cancellino.
> Esattamente come il messaggio che si autodistrugge dopo pochi secondi
> che si vede nei film di spionaggio, con Palladium sarà possibile
> mandare messaggi che dopo un certo tempo spariscano. Ci penserà il
> computer del destinatario a cancellarle, senza che il proprietario
> possa opporvisi, senza che possa ordinare al proprio PC di fare
> diversamente. Pare che a nessuno sia venuto in mente che, forse,
> conservare la corrispondenza che è a noi indirizzata, potrebbe essere
> un nostro diritto, anche contro la volontà del mittente.  E che forse
> è assolutamente illecito creare una piattaforma informatica nella
> quale il mio computer obbdendo ad altri distrugga le lettere che io ho
> ricevuto.  Se l'utente deciderà di utilizzare programmi non
> certificati, non avrà la possibilità di leggere i contenuti
> crittografati, se li vorrà leggere dovrà usare software certificati,
> che però non obbediranno a lui, ma obbediranno al DRM. E siccome il
> futuro è fatto di software che vengono continuamente aggiornati
> on-line, i PC comunicheranno in continuazione con le case madri dei
> vari programmi che hanno dentro, senza che il titolare ne sappia
> nulla.  E oltre a aggiornarsi potrebbero mandare informazioni
> sull'attività del proprio utente, su quali programmi usa, quali film
> in DVD vede e quali CD ascolta al computer.  Nelle dichiarazioni dei
> suoi creatori il sistema Trusting Computing sarà la soluzione finale
> contro i problemi di sicurezza, niente virus, transazioni economiche
> in rete più sicure, possibilità di acquistare contenuti multimediali
> anche in rete, garantendo i diritti dei loro proprietari. In realtà si
> profila un futuro in cui ogni cittadino comprando un computer si
> metterà in casa una spia, un controllore.  Se il Trusting Computing
> nascesse oggi, sarebbe ancora lecito per la concorrenza delle case
> informatiche del consorzio almeno provare a fare dei programmi che
> senza ''tradire'' il proprio utente consentano di accedere lecitamente
> ai medesimi contenuti, o potrebbe essere lecito ad un utente tentare
> di aggirare le restrizioni illegittime imposte o impedire le
> violazioni della propria privacy.

No, troppo vaga e quindi troppo attacabile. Non possiamo scrivere qui
tutte le conseguenze (probabili ma troppo lontane) di una cosa legata ma
non direttamente scritta nel testo che stiamo attaccando.

> Onorevole, il decreto legislativo al quale la Commissione Cultura ha
> forniro parare favorevole renderà illecito ogni tentativo in questo
> senso. Renderà illegale il materiale informatico che possa
> consentirlo, vietata la diffusione di informazioni in merito.

> E si noti che qui non stiamo parlando di nessun tentativo di pirateria
> o di violazione del diritto d'autore, parliamo solo di utenti che
> pretendano di accedere in maniera non controllata a contenuti che
> hanno legittimamente acquistato o di difendersi da intrusioni nella
> loro vita privata.

> La logica di questo nuovo paradigma di rapporti fra produttore e
> utente è totalmente nuova. Ci troviamo di fronte ad una macchina che
> di volta in volta deve decidere se funzionare o non funzionare a
> seconda del compito che le viene richiesto. Se io acquisto una penna a
> sfera mi aspetto di poterci scrivere o disegnare qualunque cosa, anche
> cose sgradite al fabbricante della penna e al produttore
> dell'inchiostro, anche critiche alle loro aziende.  In futuro
> acquistando un PC potrei non avere la medesima garanzia e considerando
> la centralità che questo strumento avrà nella vita quotidiana di tutti
> noi e la centralità che l'informatica avrà nella vita democratica
> delle nazioni evolute, non c'è da dormire sonni tranquilli.

Eviterei questo paragrafo.

> Lo schema di Decreto lesiglativo introdurra una nuova nozione, quella
> di "messa a disposizione del pubblico di opere in modo che ciascuno
> possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente".
> Il titolare dei diritti non si limiterà più a vedere un diritto di
> fruizione di quell'opera, come accade ora ogni volta che si acquista
> un libro, un disco, un programa, ma potrà determinare una vendita di
> questo diritto in termini delimitati nel tempo, nello spazio, nelle
> modalità di fruizione e nell'identità dei fruitori.

> Questo sta a significare, essenzialmente, che nel bilanciamento di
> poteri e possibilità di scelta fra il titolare dei diritti e il
> fruitore, si arriva ad uno squilibrio totale di forze a favore del
> primo. In base al Suo schema di decreto, Onorevole Ministro, chi
> acquista un diritto d'uso secondo questa modalità di messa a
> disposizione non si vede riconosciuto nessun contenuto legale mimimo
> del suo diritto; non ha, cioè, alcun diritto che gli viene
> riconosciuto ex lege, nessuno a parte quelli contrattualmetne
> stabiliti da chi gli trasferisce l'opera. Questa nuova modalità fa
> cadere anche il tradizionale diritto a effettuare una copia di
> sicurezza, così come sparisce il c.d. ''esaurimento dei diritti
> conseguente alla prima vendita''. Questa formula tecnica sta a
> significare che, con la disciplina attuale, quando acquistiamo un
> libro, la vendita fa cadere i diritti del titolare su quell'unico
> esamplare, che non possiamo riprodurre in più copie ma che per il
> resto è nostro a tutti gli effetti, possiamo rivenderlo, prestarlo,
> farne l'uso che preferiamo fino a quando vogliamo, i nostri nipoti
> potranno tramandarselo fino a quando non si ridirrà a polvere di
> carta. La messa a disposizione nel luogo e nel momento scelti
> individualmente cancella questi diritti.

> È teoricamente possibile vendere un libro vietandone la rivendita;
> oppure a scadenza: ''questo CD musicale si autodistruggerà fra un
> anno''; oppure ad personam: ''questo videocassetta potrai leggerla
> solo tu, se inviti un amico a vederla a casa tua commetti un
> illecito''.  Ipotesi fantasiose? Per la diffusione tradizionale forse,
> ma per la diffusione di contenuti multimediali per via informatica è
> realtà.  Negli Stati Uniti sono in vendita manuali universitari in
> formato E-Book, cioè dei libri elettronici che anziché essere su carta
> vengono spediti via mail e visualizzati sul monitor. Peccato che sia
> impossibile stamparli, che possano essere usati solo sul computer
> originale e quindi sia impossibile rivenderli o prestarli e
> soprattutto, che alla fine del semestre accademico si autodistruggano.
> Scopo dichiarato dell'operazione: impedire che gli studenti più
> anziani degli anni successivi passino i loro vecchi libri ai più
> giovani.  Onorevole, l'approvazione dello schema di decreto
> legislativo modificherà radicalmente il concetto di fair use, ovvero
> di uso lecito e lo farà lasciando mano completamente libera alle
> grandi case proprietarie di diritti (case discografiche, major
> cinematografice, case editrici), senza nessun elemento di tutela
> legislativa a favore del fruitore.

Toglierei questo paragrafo.

> Onorevole, per tutte le ragioni fin qui esposte, Le chiediamo di voler
> riconsiderare questa materia, forse licenziata troppo frettolosamente.
> La invitiamo a farsi promotore di un nuovo esame parlamentare dello
> schema legislativo e/o di una mozione di indirizzo che vincoli il
> Governo, nell'azione legislativa delegata, a inserire una serie di
> esclusioni e di contrappesi normativi nello schema.
> Le realtà della società civile impegnate su questi fronti saranno ben
> liete di confrontarsi con le forze parlamentari sul tema di un
> recepimento non dannoso della direttiva in questione.

E se li invitassimo ad un pubblico dibattito sulla questione per vedere
chi ci risponde positivamente?

-- 
Ciao
leandro
Lei è come tutti i dilettanti: le importa far qualcosa piuttosto che
qualcosa sia fatto.
(Goethe - Le affinità elettive)
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