[Discussioni] un idea soltanto

Marco Vicario marcovic a hdemia.it
Mar 18 Nov 2003 19:33:22 CET


Ciao a tutti.
Per quanto riguarda i post precedenti, inerenti il
"riconoscimento"/"censimento" di aziende e/o professionisti che lavorano
nell'open source, vi mando una mail che ho spedito a Carlo Formenti
qualche tempo fa di cui mi piacerebbe avere vostre opinioni e/o
commenti.

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Buongiorno Carlo,

ho letto il paper “Il secolo della rete” e, devo ammettere, per poco non
sono trasalito; finalmente ho visto scritto, nero su bianco, ciò che da
tempo sentivo solamente nell'aria.

Sapevo di non esser l'unico ad avvertire il fastidio di vedere il mondo
dell'Informatica (sì, con la “I” maiuscola) affossato e bistrattato da
politiche economiche conservative e superficiali.

E' proprio così. Dieci anni, o forse più, di “informatica porta a porta”
ed inseguimento di capitali facili, hanno distrutto quella che per me e
per molti milioni di persone è una Scienza, una sfida sociale ed
intellettuale.

Ma tutto ciò lei lo sa già e quindi non l'annoierò oltre.

Le scrivo non solo per palesarle la mia incontenibile felicità nel
sapere che vi sono persone impegnate a concretizzare discorsi sinora
sussurrati in ristrette comunità di sviluppatori, ma – con molta
presunzione – per portare alla sua attenzione un'idea che da qualche
mese mi assilla e che in qualche modo penso possa essere inerente alla
vostra “proposta di lavoro”.

Se per il software esiste la licenza GPL, per la documentazione la GFDL
o le licenze CreativeCommons, per le persone o le aziende (che lavorano
nel campo informatico) esiste una licenza che ne garantisca la "bontà"
del lavoro svolto o l'adesione a precisi standard etici?.

La domanda è retorica. 

La licenza GPL è rivoluzionaria sia per quanto riguarda l'impatto
economico che ha prodotto (basti pensare a GNU/Linux) ma anche per la
formulazione della licenza stessa. 

Mi viene in mente la seconda legge del software libero: “La libertà di
eseguire il programma per qualsiasi scopo.”

Perchè non “trasformare” questa legge in questo modo:
“L'azienda/operatore'tal dei tali' garantisce di non accettare commesse
da aziende/privati che direttamente e/o per conto terzi sono implicate
nella produzione/utilizzo di : 

                      * Armi da fuoco
                        
                      * Lavoro minorile
                        
                      * .........
                        
                      * .........”
                        

Paradossalmente la libertà di eseguire un programma si trasforma nella
impossibilità per un azienda di commerciare con 'qualsiasi committente'.

In concreto, sulla falsariga della certificazione ISO 9001 per esempio,
si potrebbe stendere una sorta di manifesto etico (licenza) a cui gli
operatori del settore possono scegliere di aderire o meno (con tanto di
bollino).

Le adesioni (valutate e votate dalla comunità tutta e da presentare con
opportuna documentazione) potrebbero convergere in un sito ove qualsiasi
persona interessata a lavorare con operatori “certificati”, potrebbe
informarsi.

Tra le altre cose, un coinvolgimento paritetico e libero di tutte quelle
persone interessate ad esprimere un parere (positivo o negativo) su di
un attività commerciale, porterebbe a "certificare" l'azienda che ne fa
domanda, in modo equo e incondizionato da "lobby" e/o associazioni di
persone con secondi fini (un pò come il concetto del "web ring" per la
certificazione delle chiavi PGP).

La GPLFarm (mi conceda l'acronimo ;)) potrebbe avere una durata limitata
nel tempo (a scopo di verifica .....) e non sarebbe comunque
penalizzante verso aziende/persone che non vi aderiscono; rimarrebbe un
tratto distintivo. Sarebbe come gridare al mondo: "Io mi sono rotto le
scatole di questo sistema nel condurre gli affari...li voglio fare ma
rispettando dei principi etici in cui mi riconosco...".

Non mi dilungherò oltre. Lei pensa sia un idea valida? Ci si può
lavorare?
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Che ne dite?

marcovic




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