[Discussioni]riassunto prima seduta
Simone Piunno
pioppo a ferrara.linux.it
Mer 24 Set 2003 16:19:19 CEST
Anche io avevo mandato una email che non è mai apparsa sulla lista, riportava
il testo inglese del riassunto della seduta di oggi.
Nel frattempo però ho trovato la versione italiana, quindi ecco qui :)
http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?PUBREF=-//EP//TEXT+PRESS+DN-20030923-1+0+DOC+XML+V0//IT&L=IT&LEVEL=2&NAV=X&LSTDOC=N#SECTION1
Brevettabilità di invenzioni attuate tramite computer
Arlene McCARTHY (PSE, UK)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di
elaboratori elettronici
Doc.: A5-0238/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.09.2003
Votazione: 24.09.2003
Il commissario Frits BOLKESTEIN ha ringraziato la relatrice per il lavoro
svolto su un dossier di natura tecnica e di grande importanza. I computer
sono oramai diventati parte del nostro quotidiano e si trovano in tutti gli
uffici e persino nelle camere da letto. Data la estrema diffusione dei
microchip, è importante definire la brevettabilità delle invenzioni su
computer, che costituiscono il 15% delle nuove invenzioni brevettate.
L'accettazione della brevettabilità potenziale delle invenzioni tramite
computer fa parte della prassi dell'Ufficio europeo dei brevetti. Si è detto
che la proposta di direttiva, introdurrebbe per la prima volta la nozione di
brevettabilità del software nell'Unione europea, ma il commissario ha negato
quest'interpretazione e ha lodato la relatrice per essere andata oltre tali
malintesi. La proposta intende invece chiarire il campo di applicabilità di
queste invenzioni e introdurre un'armonizzazione a livello comunitario
partendo dalle normative esistenti. L'Esecutivo accoglie favorevolmente
alcuni emendamenti contenuti nella relazione. Del resto la direttiva non
introduce brevetti su software e quindi non avrà quell'impatto che molti
paventano. Essa si limita a rafforzare le norme preesistenti.
Se certi emendamenti fossero approvati, vi sarebbero due conseguenze negative.
La prima sarebbe che, in assenza di un'armonizzazione completa a livello
comunitario, l'Ufficio brevetti europeo e quelli nazionali sarebbero liberi
di continuare a rilasciare brevetti sul software che potrebbero andare oltre
i limiti stabiliti dall'art. 52 della Convenzione europea sui brevetti.
Questo non solo farebbe continuare l'incertezza giuridica, ma metterebbe in
pericolo l'obiettivo di esclusione della brevettabilità del software puro. La
seconda conseguenza riguarda gli Stati membri che già hanno messo in piedi un
sistema sovranazionale dei brevetti attraverso la Convenzione europea e
l'Ufficio europeo, i quali continuerebbero l'armonizzazione a livello europeo
ma con un trattato intergovernativo al di fuori del metodo comunitario. Il
cittadino non potrebbe allora far sentire la propria voce attraverso il
Parlamento.
La relatrice, Arlene McCARTHY (PSE, UK), ha affermato che la proposta della
Commissione sulla brevettabilità delle invenzioni tramite computer non
riguarda un fenomeno nuovo, né la brevettabilità del software. Sono 30.000 i
brevetti rilasciati dall'Ufficio europeo dei brevetti e dagli uffici
nazionali. I computer, d'altra parte, sono ormai parte della vita quotidiana,
come i telefonini e gli elettrodomestici: senza questa direttiva i brevetti
per le innovazioni attuate tramite computer continueranno ad essere
registrati a decine di migliaia, anche al di là delle applicazioni
industriali. Negli USA e in Giappone brevetti sono stati purtroppo registrati
per software puro. Una direttiva europea potrebbe quindi fermare il passaggio
verso il sistema statunitense, ovvero verso un puro metodo commerciale.
Citando Amazon quale esempio negativo di tecnologia non nuova e non unica, la
relatrice ha affermato che la brevettabilità in simili settori non è positiva
per l'innovazione o la conoscenza. Purtroppo, però, l'Ufficio europeo ha
rilasciato troppi brevetti. Certo le invenzioni, talvolta risultato di anni
di investimenti in ricerca e sviluppo, sono importanti per l'economia
europea. Servono però tutele per le piccole imprese, che hanno bisogno di
recuperare gli investimenti effettuati. È essenziale che i brevetti
permettano di ottenere un buon reddito o, nel mondo globalizzato, le PMI si
troveranno in posizione sfavorevole a causa di brevetti rilasciati alle
multinazionali. Non ci devono invece essere abusi determinati da posizioni
dominanti. Il brevetto dovrà quindi limitarsi a certe invenzioni.
Joachim WUERMELING (PPE/DE,D) ha ringraziato la relatrice per l'eccellente
lavoro, segnato da due grandi difficoltà: la complessità della materia, con i
suoi aspetti giuridici e tecnici, e la lobbying aggressiva e a volte
irrazionale con cui tuttavia la relatrice è riuscita ad impostare un dialogo.
Non si vuole un brevetto generale per tutto il software, né si intende
garantire il monopolio e il potere commerciale delle grandi imprese: vogliamo
sostenere le PMI e assicurare la continuazione di pratiche come quelle d'Open
source o di Linux, ha detto l'oratore. Occorre però stabilire una frontiera
tra le innovazioni attuate tramite computer, che devono essere brevettabili,
e il software nel senso di pura elaborazione di dati, che non deve esserlo.
In passato l'Ufficio europeo dei brevetti ha proceduto con leggerezza e ora
tale tendenza negativa può essere arginata dal legislatore. Il rappresentante
dei popolari non capisce perché si debba essere contrari a qualsiasi tipo di
direttiva in questo campo: senza la direttiva si lascia immutata la prassi
adottata finora. In tal modo si tocca anche il problema della competitività
dell'UE perché, se ci si spinge troppo in là, vi è il rischio di trovarsi in
una posizione concorrenziale difficile. La relazione migliora la direttiva in
punti decisivi e ponendo un limite: non è possibile brevettare algoritmi e
puro software.
Il gruppo socialista non ritiene che gli emendamenti approvati dalla
commissione giuridica rispecchino la situazione attuale, ha detto Manuel
MEDINA ORTEGA (PSE, E). Questa proposta di direttiva non mira a brevettare i
programmi di computer, perché ciò è già disciplinato dalla direttiva sul
diritto d'autore. Il problema riguarda piuttosto la creazione intellettuale,
molto diversa dalla protezione industriale che implica l'applicazione dei
brevetti a fini industriali. Vi è stata in questo campo una pericolosa deriva
determinata dalla registrazione di brevetti anche per invenzioni che non
avevano implicazioni industriali; ciò pregiudica le possibilità d'azione e la
creazione di una società dell'informazione sulla base dei principi di
Lisbona. È quindi necessaria una direttiva comunitaria che regoli solo le
applicazioni industriali e non i programmi in generale, affinché l'Ufficio
europeo dei brevetti non trascini tutti i paesi verso la brevettabilità delle
innovazioni attuate tramite computer in quanto tali.
Secondo Toine MANDERS (ELDR, NL) la linea di demarcazione tra diritti d'autore
e brevetti è in alcuni casi molto difficile da tracciare. Ciò emerge anche
dall'attività febbrile delle lobby che operano in senso contrario allo
spirito della direttiva, la quale intende eliminare l'incertezza giuridica in
questo campo. L'Ufficio dei brevetti a Monaco utilizza il metodo USA di
brevettazione di parti di software: secondo l'oratore, si tratta di una
prassi da fermare. La relazione è molto equilibrata ma potrebbe essere
migliorata. Il rappresentante dei liberali chiede che tutti i diritti di
proprietà intellettuale che decorreranno dalla direttiva siano soggetti ad
una deroga per valutare se possono essere commercializzati. Egli ha inoltre
sottolineato l'importanza della differenza tra l'interoperabilità e le
invenzioni originarie.
Pernille FRAHM (GUE/NGL, DK) ha rilevato che tutti chiedono alla Commissione
europea di procedere affinché vengano effettuati più investimenti e sviluppo
a favore delle PMI. Chiedendosi come mai le PMI aspettino di vedere
l'applicazione della direttiva e perché invece la parte innovativa del
software ne sottolinei i pericoli, la rappresentante del gruppo GUE ha
esortato a riflettere sul contenuto. Un problema di cui sono coscienti le PMI
è quello rappresentato dai costi relativi ai brevetti, che ammontano a un
milione di euro l'anno. Per quanto la Convenzione europea sui brevetti possa
rappresentare una protezione, si constata che l'Ufficio europeo dei brevetti
sta pian piano estendendo il suo campo d'azione. Questo significa andare
nella direzione opposta di quella auspiscata. L'oratrice si è anche
interrogata sul software puro: ma quanto puro deve essere per non poter
essere brevettato? Bisognerebbe ascoltare di più le PMI su questo tema.
L'orientamento generale della direttiva è accolto in modo positivo dai Verdi,
perché mira a creare chiarezza giuridica, ha esordito Raina Mercedes ECHERER
(Verdi/ALE, A). La Commissione, però, è troppo chiusa nei confronti degli
oppositori. L'oratrice ha posto una questione ancora senza soluzione: quando
una piccola parte di un'invenzione utilizza un software creato in precedenza
e può essere brevettata, può essere utilizzata da altri? Bisogna capire la
distinzione tra il diritto d'autore e la brevettabilità: tale problema sta
alla base della decisione del gruppo e dell'orientamento dei detrattori della
direttiva, che si pongono lo stesso obiettivo ma cercano di avere un
atteggiamento più aperto e flessibile. La direttiva non riuscirà infatti a
creare chiarezza giuridica. Il brevetto può essere utilizzato come un'arma
sul mercato e per questo bisogna capire come si possano sostenere gli
investimenti e le innovazioni. Si sarebbe forse potuta utilizzare la
direttiva sul diritto d'autore come punto di partenza: in tal caso l'appoggio
del gruppo sarebbe stato maggiore. Il fatto che l'Ufficio dei brevetti abbia
agito con leggerezza ricade sotto la responsabilità dei paesi firmatari.
Antonio MUSSA (UEN, I) ha ricordato che l'informatica è la spina dorsale del
futuro sviluppo di ogni paese ed ha come colonna fondamentale la tecnologia
hardware e la scienza software. Ogni innovazione tecnologica è oggi protetta
e tutelata dalla brevettabilità, mentre lo sviluppo di un software dà origine
a un diritto d'autore (copyright) che ne tutela la proprietà intellettuale.
Facendo un parallelo con il mondo della musica, l'oratore ha detto che
l'elaboratore elettronico è uno strumento con cui vengono eseguite musiche
composte non da note, ma da codici e comandi che, alternandosi col ritmo e la
sequenza ideata dallo sviluppatore, danno origine ad azioni e risultati
differenti. Cosa accadrebbe alla musica se un giorno si potessero brevettare
le scale, gli accordi, i trilli e tutto ciò che rende appassionante il
panorama sinfonico? La stessa sorte toccherebbe all'informatica se si
tutelasse, con il brevetto, ogni piccolo comando, ovvero le sequenze di
codici e algoritmi. Ciò trasformerebbe il mercato in una giungla di
imitazioni. Ogni sviluppo di software sarebbe limitato, circoscritto e sempre
più frenato se si dovessero convalidare i brevetti esistenti: PMI e
programmatori sarebbero di fatto messi fuori mercato. Con un altro paragone,
Mussa ha affermato che non si tutela la proprietà intellettuale di un quadro
o di un libro brevettandone il soggetto, ma garantendone la diffusione
nell'ambito delle leggi che tutelano i diritti d'autore: in tal modo si
stimola la produzione di opere d'ingegno simili e non di copie, migliorando
quando possibile l'opera originaria o reinterpretandola secondo schemi
diversi. Un mercato in crescita, aperto a nuovi orizzonti come quello
europeo, insomma, non può permettersi d'imporre ulteriori regole che pongono
freni allo sviluppo. Il gruppo ritiene quindi che la relazione non possa
essere accettata.
Bent Hindrup ANDERSEN (EDD, DK) ha detto che per un architetto sarebbe
inconcepibile avere dei brevetti su strumenti essenziali per la sua attività.
Questo ragionamento dovrebbe essere applicato anche a proposito del software.
Ci vuole sì una protezione, ma bisogna pensare anche alle conseguenze
negative per i cittadini. Egli non concorda inoltre con chi pensa che una
siffatta protezione del software possa favorire l'innovazione. Ci saranno
infine problemi per le PMI per l'utilizzazione dei brevetti.
Marco CAPPATO (NI, I) ha dichiarato che i deputati della Lista Bonino
voteranno a favore degli emendamenti volti a restringere i margini di
brevettabilità del software, ma respingeranno la relazione nel caso in cui il
cuore di tali emendamenti non venisse accolto. Cappato ha stigmatizzato
l'attività dell'Ufficio europeo dei brevetti volta ad accogliere migliaia di
brevetti sul software. La distinzione tra brevettabilità del software in
quanto tale e in quanto parte di un'invenzione tecnologica è troppo sottile.
Meglio quindi vedere se il software fa parte o meno di un'invenzione. In tal
caso, è l'invenzione stessa ad essere brevettata secondo le norme che
proteggono le invenzioni tecnologiche in quanto tali. Secondo l'oratore, il
software deve essere escluso dalla brevettabilità perché appartiene al campo
dell'organizzazione e della trasformazione delle idee. Non si può pensare ad
un brevetto applicato al software di una durata ventennale, dato che tale
periodo corrisponde ad un'era geologica nel campo informatico. Inoltre,
anziché procedere ad una distinzione tra il brevetto del software in quanto
tale e del software come parte delle invenzioni tecnologiche, bastava
continuare a lasciare brevettabili le invenzioni tecnologiche e applicare la
regola che esclude la brevettabilità della parte software. Egli ha garantito
il sostegno agli emendamenti sull'interoperabilità e ha detto di non essere
d'accordo con chi sostiene che occorre approvare la proposta altrimenti gli
Stati membri faranno da soli.
Francesco FIORI (PPE/DE, I) ritiene che questo sia uno dei temi più complessi
trattati nella legislatura. Si sta infatti affrontando una questione in cui
l'identificazione dell'oggetto di tutela giuridica già di per sé può essere
complicata. In secondo luogo ci si deve confrontare con un complesso quadro
normativo internazionale: se si analizza quanto sta accadendo in Europa, ma
soprattutto negli Stati Uniti, il sistema dei brevetti pare stia mostrando
grandi limiti. La direttiva, per quanto perfettibile, ha affrontato un
problema politico serio. L'Europa si deve infatti differenziare dalle
posizioni statunitensi e farsi promotrice di un'azione nei confronti nei
principali partner economici, in modo da armonizzare tutti gli aspetti di
tutela giuridica del software in forma diversa da quella attuale. Non ci si
deve scostare dall'idea che i brevetti software siano concessi solo su solide
basi. Si è assistito a un numero abnorme di domande di brevetti sul software
negli Stati Uniti e, probabilmente, anche nell'Unione europea: ciò rende
evidente che non vi è una reale attività inventiva. Del resto, non ci si può
permettere di brevettare ogni sorta di applicazione: con una crescita fuori
controllo dei brevetti diventerà praticamente impossibile verificare negli
archivi se la richiesta vada davvero verso una invenzione nuova. Certo vi
sono aspetti che potrebbero essere migliorati anche dal punto di vista
giuridico, ma Fiori è convinto che su tale tema si dovrà comunque ritornare
perché l'evoluzione tecnologica è talmente rapida che imporrà all'UE una
nuova azione nei prossimi anni.
Anche Fiorella GHILARDOTTI (PSE, I) ha ringraziato la relatrice per il lavoro
svolto su questo dossier complicato e delicato. Il software svolge un ruolo
importante in numerose industrie e costituisce una forma fondamentale di
creazione e di espressione, oltre ad essere un settore ingegneristico
specializzato e un'attività umana che conta più di dieci milioni di
progettisti professionisti nel mondo e decine di milioni di persone che
sviluppano software. I progettisti di software indipendenti e le piccole
società svolgono un ruolo fondamentale ai fini dell'innovazione nel settore,
soprattutto in Europa. L'Europa è all'avanguardia per la cultura informatica:
il 71% di sviluppatori di software libero lavora in Europa e solo il 13% in
America. I brevetti, quindi, non devono consentire la monopolizzazione degli
strumenti di espressione, creazione, diffusione e scambio di informazioni e
conoscenze, né frenare lo sviluppo della ricerca e della conoscenza. Si
tratta di poter garantire che la ricerca e l'innovazione continuino a essere
libere e stimolare una crescita economica basata sulla conoscenza, evitando
monopoli di produzione e commercio di prodotti che utilizzano il software. È
quindi necessario che la proposta della Commissione venga modificata e
migliorata su alcuni punti fondamentali, affinché vi sia una chiara e severa
limitazione delle condizioni di brevettabilità. L'oratrice è infine
preoccupata della possibilità che la proposta oggetto della riflessione non
possa essere sostenuta, qualora gli emendamenti presentati in Aula non
fossero approvati.
Il commissario Frits BOLKESTEIN ha dichiarato che l'esecutivo accoglie con
favore la relazione e in generale gli emendamenti che ne fanno parte. Due di
essi meritano peraltro un'attenzione specifica. L'emendamento 20 prevede
l'inserimento di un nuovo art. 6a sull'interoperabilità. Un 'analisi attenta
evidenzia come esso potrebbe svuotare alcuni brevetti del loro valore e
renderli inservibili, il che porrebbe l'Unione in difficoltà di fronte ai
suoi impegni internazionali nel quadro dell'Accordo TRIPS. Un compromesso
accettabile potrebbe venire dall'art. 76, che evoca il suddetto Accordo.
Anche l'emendamento 18, che aggiunge un nuovo paragrafo all'art. 5, merita
attenzione: il commissario ritiene che esso aprirebbe la porta alla
brevettabilità dei programmi software in quanto tali. Sarebbe quindi
opportuna una formulazione più cauta.
Al contrario, molti emendamenti non possono essere accettati. Essi hanno in
comune il fatto di stabilire un regime speciale per le invenzioni su
computer. In realtà chi esamina un brevetto valuta la novità dell'invenzione
in quanto tale, senza riferimento al tipo di tecnologia, così come stabilisce
il diritto internazionale e in particolare l'Accordo TRIPS. Secondo il
commissario, altri emendamenti comportano problemi minori. Riguardo al
rapporto sul funzionamento della direttiva, l'esecutivo non può accettare
soluzioni arbitrarie, tenuto conto delle risorse limitate di cui dispone. La
proposta oppone un ostacolo alla brevettabilità indiscriminata di ogni
invenzione. L'invenzione deve garantire un contributo non banale l'invenzione
effettivamente innovativa otterrà la protezione che merita. Inoltre il
brevetto copre non solo elementi di un programma che risolve un problema
tecnico, ma l'intera soluzione del problema. Dal punto di vista dell'utente,
nulla che non lo sia già diverrà brevettabile. Anche me PMI che producono
software saranno tutelate.
In chiusura del dibattito, la relatrice Arlene McCARTHY (PSE, UK) ha affermato
che in dieci anni di permanenza al Parlamento non si è mai scontrata con una
campagna lobbystica così decisa e personale. Alla luce di tutto ciò, ha
auspicato che il voto si svolga nel massimo ordine affinché i deputati
possano svolgere appieno il loro ruolo di membri di un'istituzione
legislativa.
--
"Strategico e importante per la sicurezza e l'interoperabilità dei sistemi
informatici, una tappa miliare per lo sviluppo delle nuove applicazioni
tecnologiche di cui beneficerà anche il nostro Paese [...] l'accordo
rappresenta un momento politico importante anche per la collaborazione tra
imprese private e Governi in un contesto di particolare instabilità
internazionale e alla luce dello sforzo comune della lotta al terrorismo"
- il Ministro Stanca, commentando il protocollo d'intesa governo-microsoft.
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