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Gio 15 Apr 2004 16:11:21 CEST
Carta d'Identità Elettronica: una promessa tradita?
Alla vigilia del convegno internazionale in programma per il 16 e il 17
aprile 2004 sulla Carta di Identità Elettronica[1], il capitolo italiano
di Free Software Foundation Europe rileva che, a fronte delle promesse
del governo per un'informatica e una telematica che avvicinino Pubblica
Amministrazione e cittadino, queste stesse parole vengono smentite dalla
pratica di utilizzo del nuovo strumento elettronico.
Una componente chiave della strategia italiana è infatti la Carta
d'Identità Elettronica (CIE)[2]. Essa, affiancata inizialmente dalla
Carta Nazionale dei Servizi (CNS) e in alcune regioni da una Carta
Regionale dei Servizi (CRS), promette di essere il mezzo universale
per l'accesso telematico sicuro e riservato ai servizi della Pubblica
Amministrazione in base al principio dell'universalità e
dell'interoperabilità[3]: in pratica, con una sola smartcard e un solo
codice di accesso, il cittadino può accedere a tutti servizi della PA.
Purtroppo, ci sono forti indizi perché questa prospettiva venga smentita
dai fatti in quanto i programmi per accedere alla carta sarebbero
proprietari e resi disponibili per un solo sistema operativo. L'uso
della CIE da parte degli enti e dei cittadini dotati di elaboratore
elettronico richiede infatti l'installazione di un modulo software
di interfacciamento con la tessera. Finora il Ministero ha
diffuso tale modulo per la sola piattaforma Microsoft Windows, senza
fornire le informazioni necessarie a portarlo su altre piattaforme.
Se risulta comprensibile la scelta di limitare l'investimento
alla piattaforma oggi più diffusa tra i cittadini, non è invece
accettabile che l'accesso ai servizi con uno specifico programma
e uno specifico sistema operativo. Limitare istituzionalmente in
modo così drastico l'uso della Carta di Identità Elettronica pone
una serie di effetti:
- rende l'e-government accessibile ai soli cittadini che hanno
comprato uno specifico sistema operativo e uno specifico tipo
di computer
- vincola gli enti pubblici ad usare un solo sistema operativo,
ostacolando la migrazione verso altri ambienti e impedendo di fatto
la libera scelta degli strumenti informatici da adottare
- esclude l'accesso ai servizi da parte delle dalle piattaforme
emergenti che affiancheranno e rimpiazzeranno il personal computer
I limiti possono essere superati piuttosto facilmente in due modi:
- distribuendo il programma come software libero
- pubblicando le specifiche di interfacciamento, per permettere ad
organismi e aziende indipendenti di realizzare soluzioni alternative
Altri governi europei riconoscono le implicazioni di sicurezza relative
alla pubblicazione delle informazioni di accesso e hanno pubblicato i
meccanismi relativi alle proprie tessere elettroniche: è il caso del
Belgio[4], della Svezia[5], della Finlandia[6] e dell'Estonia[7].
Nonostante membri dello stesso CNIPA (Centro Nazionale
dell'Informatica per la Pubblica Amministrazione, garante della
sicurezza tecnica per lo Stato italiano) si siano espressi
positivamente riguardo alla pubblicazione delle informazioni, a
tutt'oggi nessuno dei servizi telematici basati su smartcard è
fruibile tramite software libero né potrà diventarlo
in futuro.
Free Software Foundation Europe si augura che, in forza del
confronto che avverrà al convegno citato in apertuta, l'Italia possa
finalmente fregiarsi di un sistema pubblico di autenticazione
completamente documentato e interoperabile tra le varie piattaforme,
nell'attesa che sia resa disponibile anche una implementazione come
software libero.
URL del documento completo:
http://fsfeurope.org/documents/cie.it.html
Riferimenti
[1] «The Italian Identity Card Experience, European Interoperability
for Travel Identification and Citizen Authentication in Service
Delivery»: http://www.idcard-conf.ancitel.it; il programma
dettagliato:
http://www.idcard-conf.ancitel.it/programme.htm
[2] Decreto 6 novembre 2003 del Ministero dell'Interno, al punto 4.
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 marzo 2004 e disponibile
presso
http://www.iuritalia.com/GU/20040329/GU%20n.074%20del%2029-03-2004/003.htm>
[3] Sull'interoperabilità della CIE si veda per esempio
http://www.cnipa.gov.it/site/_files/11_CNS.ppt
(«Progetto CIE/CNS: un modello di portabilità e interoperabilità»),
le specifiche parziali
http://www.rete.marche.it/docs/CIE/interoperab.pdf,
il capitolo 6 dell'allegato B al Decreto Ministeriale 19 luglio 2000
intitolato «Considerazioni sulla interoperabilità» su
http://www.fontesarda.it/urg/dat_ita0.htm o lo stesso titolo del
convegno del 16 e 17 Aprile 2004: «European Interoperability [...]»
citato
in nota [9].
[4]
http://www.rijksregister.fgov.be/bev_fr/belgian_electronic_identity_card%20_content_v2.8.a.pdf
[5] http://www.egov.vic.gov.au/pdfs/eid.pdf
[6]
http://www.fineid.fi/default.asp?path=4%2CTechnical+information%2F8%2CStandards&template=
[7]
http://martin.paljak.pri.ee/download/esteid/EstEID%20Spetsifikatsioon%20v2.01.pdf,
http://www.pass.ee/137.html
Che cos'è la Free Software Foundation Europe:
La Free Software Foundation Europe (FSF Europe) è una organizzazione
non governativa senza fini di lucro che si dedica a tutti gli aspetti
del Software Libero in Europa. L'accesso al software determina chi può
far parte di una società digitale. Quindi la libertà di usare,
copiare, modificare e redistribuire software, come descritto nella
definizione di Software Libero, permette parità di partecipazione
nell'era dell'informazione. Portare all'attenzione del pubblico questi
temi, dare solide basi politiche e lagali al Software Libero e
assicurare libertà alle persone supportando lo sviluppo di Software
Libero, sono temi centrali per la FSF Europe, che è stata fondata nel
2001 come organizzazione sorella della Free Software Foundation
statunitense.
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