[Discussioni]Ultimatum game.
adriano.sponzilli a virgilio.it
adriano.sponzilli a virgilio.it
Lun 5 Gen 2004 12:21:02 CET
Ciao a tutti,
vi posto un bell'articolo uscito su Il Manifesto di ieri, a firma di Franco
Carlini, sul tema degli Ultimatum Game e sullo studio sociologico dei meccanismi
cooperativi e di solidarietà.
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EGOISMO DA ULTIMO GAME
Attraverso i giochi e le simulazioni, matematici, sociologi e antropologi
studiano i comportamenti umani. Alla ricerca di un nuovo possibile altruismo
e di una vera cooperazione nel mondo della competizione totale. A sorpresa,
l'individualismo spesso produce brutte sorprese
di FRANCO CARLINI
E'anche grazie alla rete Internet e alle sue pratiche sociali che il tema
dell'altruismo è tornato con forza a imporsi alla comunità degli studiosi:
sociologici, antropologi, politologi. Non che fosse mai scomparso, ma il
dilagare della metafora del mercato con le relative teorie relative alla
massimizzazione degli interessi individuali come unico motore dominante
dei comportamenti umani aveva messo in ombra quell'altra faccia della civiltà
umana che è esattamente opposta alla ferocia dei comportamenti che la nostra
specie - unica - sa esibire, per esempio verso i nemici. E' la faccia generosa
e disinteressata, quella che spinge a gesti «assurdamente» dannosi per sé,
come il dono o il sacrificio. Sono molti gli studi sull'altruismo e il comportamento
umano e ognuno di questi approcci getta una luce particolare su questo comportamento
che appare tipico della specie umana a un livello che gli altri animali
non esibiscono. Nel regno animale infatti le principali forme di altruismo
che si possono vedere sono soprattutto di tipo egoistico - e non sembri
una contrattazione in termini: ci si dà da fare specialmente per tutelare
i propri parenti, per esempio i figli; in questo modo si massimizza la probabilità
che i propri geni possano propagarsi nel tempo. Altre forme di cooperazione,
come quelle tipiche delle società degli insetti, sono molto interessanti
dal punto di vista teorico, ma totalmente diverse da quanto avviene nelle
società umane; infatti la singola ape o formica non ha una visione generale
del problema, ma è un singolo agente che risponde nel suo comportamento
a poche regole che i suoi geni le dettano, come seguire la traccia delle
colleghe nelle ricerca del cibo. Che da poche norme che prescrivono le interazioni
a corto raggio emergano comportamenti collettivi complessi come la gestione
di un termitaio è fantastico e offre utili indicazioni anche per il comportamento
e la progettazione di tecnologie complesse (le reti appunto), ma non sembra
sufficiente a spiegare l'altruismo e la cooperazione umani che sembrano
rispondere anche ad altre regole.
L'esperimento più classico, tanto semplice quanto razionalmente stupefacente,
è quello chiamato «Ultimatum Game», ben noto agli economisti sperimentali.
Eccolo: a un soggetto, chiamiamolo A, viene messa a disposizione una somma
di denaro significativa, per esempio pari a diversi mesi di stipendio. Con
quella somma egli deve fare una proposta di suddivisione della somma con
un altro soggetto, chiamiamolo B, e questa seconda persona può accettare
la proposta o rifiutarla. Se la proposta viene rifiutata nessuno dei due
riceverà nulla, mentre se viene accettata, la divisione della somma diventa
effettiva. Se il giocatore B fosse del tutto razionale, egli dovrebbe accettare
qualsiasi proposta di divisione, dato che «poco è comunque meglio di niente»
e invece tutti gli esperimenti condotti mostrano che quando A offre una
somma più bassa del 25 per cento, i soggetti B la rifiutano, con altissima
probabilità. In altre parole B punisce A, anche a costo di rimetterci lui
stesso quando percepisce l'offerta come troppo egoistica.
Gli studiosi chiamano questo comportamento «punizione altruistica» perché
chi la esercita (il giocatore B) non lo fa in vista di uno stretto vantaggio
personale, ma per dare una lezione di altruismo e buon comportamento sociale
al giocatore A troppo avaro. E quando le interazioni vengono ripetute, cambiando
i giocatori, si vede che gli A puniti sembrano avere appreso la lezione
e nelle tornate successive alzano l'offerta.Comportamenti di questo tipo
sono diversi e più interessanti del cosiddetto «altruismo reciproco», che
è un'altra forma che tutti noi umani pratichiamo: faccio un regalo immaginando
(scommettendo) che il destinatario del dono si ricorderà di me in futuro
e magari per il prossimo compleanno mi farà un regalo a sua volta). Naturalmente
i regali si fanno anche per sentirsi buoni e senza un calcolo razionale
di venire ricambiati in futuro, ma quel sottofondo c'è, e infatti sono davvero
pochi coloro che continuano a fare regali o anche soltanto semplici gentilezze
se nel tempo l'altro soggetto non li ricambia in qualche misura. Dopo un
po' ci si stufa e si lascia perdere.
L'Ultimatum Game e le sue molte varianti sperimentate nei laboratori è interessante
perché illumina sui fondamenti culturali dell'altruismo come comportamento
sociale più o meno diffuso. Fa riferimento infatti a norme (o se si vuole
a etiche) anche non scritte e non sanzionate da leggi, ma che costituiscono
il fondamento della cooperazione sociale. Analoghi sono i meccanismi basati
sulla reputazione: se in una società la cultura diffusa valorizza in termini
di prestigio e di credito sociale i comportamenti altruistici, allora questa
cultura comune diventa un poderoso meccanismo per incentivare la cooperazione.
Gli economisti e i matematici vanno studiando il problema e una eccezionale
rassegna è stata pubblicata dalla rivista Nature, volume 425, pag. 785 -
23 October 2003, a firma Ernst Fehr e Urs Fischbacher dell'università di
Zurigo. Segnalano però un elemento di crisi: nei modelli matematici ispirati
alla teoria dei giochi e negli esperimenti di laboratorio, è possibile scorgere
sia i meccanismi che portano all'instaurarsi della cooperazione, ma anche
quelli che ne provocano il deterioramento. Capita infatti che in una certa
popolazione (siano essi agenti software o persone vere, qui non importa)
inizialmente molti siano disposti a collaborare, rinunciando in parte al
proprio egoismo in vista di una reciprocità generale e diffusa. Tra l'altro
è significativo che queste forme cooperative si sviluppino anche in rapporto
alla gestione di beni comuni, là dove, invece, la pura razionalità degli
interessi individuali spingerebbe i singoli a appropriarsi delle risorse
comuni, portandole alla distruzione.
Questo è il caso della cosiddetta «Tragedia dei Commons», il cui esempio
più «tragico», appunto, è la scomparsa dei giganteschi banchi di pesce nell'Atlantico
del nord. Gli esperimenti e le ricerche dicono che non sempre le cose vanno
così male e che invece anche le cose che sono di tutti e di nessuno possono
essere tutelate, se ci sono meccanismi sociali e culturali adeguati. E del
resto il caso delle rete, il più recente «Common» emerso, sembra confermarlo:
essa regge come spazio pubblico nonostante le pensantissime tendenze a privatizzare,
commercializzare, chiudere e appropriare.
Ci sono però anche i meccanismo distruttivi: in quella popolazione di studio,
inizialmente composta da una maggioranza di individui collaborativi e ben
disposti, contiene di norma anche un certo numero, magari piccolo, di egoisti
spinti, che prendono senza dare, che traggono in inganno gli altri e dietro
le spalle se ne approfittano. In questi casi, come è possibile verificare
anche in ogni ambiente di lavoro o sociale, i ben disposti si stufano, gettano
la spugna e anche se erano maggioranza, rinunciano a insistere: abbandonano
la comunità oppure si fanno egoisti anche loro. Il meccanismo virtuoso si
interrompe e la cooperazione diventa competizione selvaggia. Per ristabilire
e sostenere la cooperazione servono sia il premio che la punizione sociale.Scrivono
i nostri autori: "Se non viene praticata la punizione altruistica, la sola
evoluzione culturale non è in grado di generare la cooperazione nei grandi
gruppi".
Tuttavia quando viene esercitata la punizione dei non cooperanti le cose
vanno meglio. «Questo è dovuto al fatto che la punizione altruistica dei
non cooperanti, insieme alla imitazione dei comportamenti economici di successo
previene l'erosione dei gruppi. Se c'è un numero sufficiente di punitori
altruistici, allora i cooperatori ottengono risultati migliori dei non-cooperatori,
dato che questi ultimi verranno puniti. Perciò il comportamento cooperativo
verrà imitato più facilmente». Ovviamente qui il termine punizione viene
usato in senso astratto e nessuno pensa a società militaresche dove l'altruismo
sia un obbligo dettato dallo stato - sarebbe un vero incubo. A seconda dei
casi può trattarsi di una semplice riprovazione sociale, oppure di sanzioni
civili o penali. Nei villaggi la "punizione" magari verrà erogata dagli
anziani, ma nelle nostre società può bastare un rimprovero ad alta voce
per fermare il maleducato che salta la coda. Le varianti sono infinite e
non riguardano solo le punizioni ma anche gli incentivi, morali e materiali
ai comportamenti cooperativi. Gli antropologi hanno da tempo studiato questi
fenomeni, in diverse società, moderne come «primitive», che si tratti della
foresta Amazzonica come delle comunità virtuali di rete: in queste ultime
genera tuttora meraviglia il livello di aiuto e di condivisione delle conoscenze
che viene erogato, anche tra persone che non si conoscano e persino nei
confronti di persone che si affacciano al gruppo per la prima volta.
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