[Discussioni] <discussioni> lettera di microsoft a Cortiana -lungo-
Carlo Strozzi
carlos a linux.it
Mer 14 Lug 2004 14:35:03 CEST
Nota: nel testo seguente uso il termine Open Source per rimanere nell'ambito
della terminologia usata nella lettera, ma intendo soprattutto Software Libero.
On Tue, Jul 13, 2004 at 06:49:56PM +0200, m.zammataro a senato.it wrote:
> Vi invio, percha' credo di interesse, la lettera che Microsoft ha inviato
> al sen. Cortiana, in relazione al DDL 1188.
(...)
>
> Egregio Senatore Cortiana,
(...)
>
> Microsoft guarda all?Open Source con estrema attenzione
(...)
> informatico. In effetti, Microsoft ha imparato molto da queste esperienze
> e si è recentemente impegnata lanciando i suoi programmi di Shares Source,
> con i quali dà visibilità del sorgente delle piattaforme di sistema
> operativo a università, governi, costruttori di sistemi, partner. A tutto
(...)
Insomma "solo a quelli che voglio io". E anche per quelli " guardare e
non toccare, e quello che eventualmente ci fanno è mio".
Grande esempio di apertura.
> presenti su www.gotdotnet.org. Analogamente, gli schemi documentali in
> formato XML generati dai pacchetti di produttività di Office System 2003,
> che sono stati resi pubblici nell?ambito del nostro programma Office XML
Già, peccato che li abbiano anche coperti con i soliti brevetti-farsa.
Così al momento opportuno decideranno loro chi li può usare e chi no.
> In un contesto così dinamico, le aziende IT hanno un forte
> incentivo di business ad assicurare che i loro prodotti interoperino con
> altri. Un modo comune col quale le aziende IT promuovono tale
> interoperabilità è rendendo note su base volontaria informazioni tecniche
> chiave, come interfacce applicative di programmazione (APIs) e protocolli,
.... dopo averli debitamente brevettati.
> così che altri vendor possano utilizzare queste informazioni nel
> progettare prodotti e servizi interoperanti.
... proprietari dei brevetti-dell-acqua-calda permettendo.
> E? interesse dei Governi che il processo che porta all?interoperabilità
> avvenga secondo principi di trasparenza e di pluralismo.
... e questo richiede innanzi tutto che venga sgombrato il campo dagli
strumenti volti alla concorrenza sleale e alla distorsione del libero
mercato, come i brevetti sw.
> L?indipendenza da piattaforme tecnologiche e modelli di sviluppo rende uno
> standard aperto realizzabile sia all?interno di prodotti commerciali che a
> codice sorgente aperto, dando quindi la massima garanzia all?utente finale
> di poter effettuare una libera scelta secondo i propri criteri di
> preferenza. Da questo punto di vista Open Standard non si identifica con
> un modello di sviluppo e in particolare non si identifica con il modello
> di sviluppo Open Source, ma ne è al di sopra.
Infatti loro sono maestri degli Open Standrds, come i formati Office o
le loro varie "estensioni", incompatibili e proprietarie, degli standard
pubblici di successo.
>
> Ad oggi esiste purtroppo una diffusa confusione su questo tema: un
> prodotto Open Source viene automaticamente identificato come Open
> Standard. Riteniamo, sostenuti in questo da esperti del settore, che non
> esista alcuna correlazione tra il modello di sviluppo e di licensing di un
> software e l?implementazione in esso di standard di interoperabilità. Essi
> sono completamente separati e distinti.
La "confusione" la fanno loro: visto che i rischi di subire cause per
violazione di brevetti sw o di altre "recinzioni indebite del suolo
pubblico" sono molto più elevate se uno espone il proprio codice,
l'incentivo ad implementare standard aperti (e royalty-free) è molto
maggiore in ambito Open Source che in ambito chiuso, e quindi mi spiace
per gli "esperti del settore" citati da Microsoft, ma Open Source
volente o nolente spesso vuol proprio dire Open Standards.
>
> Ci riferiamo ad esempio, agli standard aperti per i contenuti Internet
> codificati in HTML, XML - e formati relativi - che hanno prodotto un nuovo
> e più elevato livello di interoperabilità fra dispositivi hardware,
Se quei formati li avessero inventati loro li avrebbero brevettati,
precludendone così il libero accesso a tutti. Così si sono dovuti
"limitare" a brevettare i relativi DTD.
> Ci auguriamo quindi che, così com?è avvenuto di recente, in occasione
> della legge di conversione del decreto legge Urbani, in cui l?intero
> settore dell?Information Technology ha espresso il proprio supporto al di
> là delle singole scelte tecnologiche, si possa lavorare insieme con
> spirito costruttivo.
Certamente, ma ad armi leali e pari, non da posizioni dominanti.
Carlo
--
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