[Discussioni] FW: [CacaoElefante] CacaoElefante] Il quotidiano delle buone notizie - Edizione del sabato

Marco Gaiarin gaio a linux.it
Dom 7 Nov 2004 16:52:14 CET


...giri strani (la lista che è nata dalle ceneri dell'area locale della
mia BBS fidonet, ah fidonet...), ma la fonte è il bollettino telematico
della libera università di alcatraz, dario e jacopo fo e franca rame,
per capirsi...

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=== C A C A O   E L E F A N T E ===
Il quotidiano delle buone notizie comiche
L'essenziale delle notizie e' sempre vero

~-~-~ 06 novembre 2004 ~-~-~

Edizione del sabato

Ancora una novita' editoriale su Commercioetico.it.
E' in vendita "Fidati! Gli esperti siamo noi ? Come la scienza
corrotta minaccia il nostro futuro" di Shaldon Rampton e John
Stauber (gli stessi autori di "Vendere la guerra").
"Fidati!" dimostra come i giganti dell'industria impieghino
tecniche psicologiche sofisticate, bilanci pubblici falsi, "scienza
spazzatura", studi corrotti e abili mercenari delle pubbliche
relazioni nello sforzo costante di diffondere sul mercato i loro
prodotti. Ogni giorno ci affidiamo ad esperti per decidere chi
votare, come allevare i nostri figli, cosa mangiare. Li guardiamo
in tv, li ascoltiamo alla radio, leggiamo le loro opinioni sulle
riviste e sui giornali. Ci fidiamo di loro perche' ci dicano cosa
fare e cosa pensare.
Ma sono state le multinazionali e le agenzie di Pubbliche
Relazioni a elaborare questa astuta strategia per indurci a
comprare cio' che devono vendere: facendocelo proporre da
esperti "neutrali", apparentemente estranei alle imprese
produttrici, come ad esempio uno scienziato o un pediatra.
Il problema e' che questi esperti non sono affatto neutrali. Sono
stati selezionati e meticolosamente addestrati per essere
credibili. E in alcuni casi vengono pagati profumatamente per
fornire le loro "opinioni".
Di seguito un estratto dal primo capitolo del libro (Il
Testimonial). Dopo la lettura non formattatevi l'hard disk dal
nervosismo?


L'appoggio di terzi consente di piazzare un nuovo marchio e
spianare la strada al successo, oppure di scongiurare un grave
problema prima che vada fuori controllo, divenendo
catastrofico per un prodotto specifico o per una intera azienda.
(Daniel Edelman - fondatore della Edelman PR Worldwide)

Supponiamo che questo libro fornisca la chiave per ottenere una
ricchezza mai neppure sognata - e che possa rendervi piu' forti, piu'
sani, piu' intelligenti e migliori sotto ogni aspetto. Avere piu' amore
nella vostra vita. Essere liberi dalle preoccupazioni e dai bisogni, e
sapere come proteggervi da tutte le malattie.
Un lettore arguto prenderebbe tali affermazioni con un certo scetticismo.
"Gli autori di questo libro sono ovviamente dei venditori di miracoli",
penserebbe. "Probabilmente si travestirebbero anche da polli se
servisse a vendermi il libro. Mica ci casco".
Supponiamo allora che ci procurassimo dei testimonial importanti - nomi
che conoscete e rispettate, con titoli e credenziali impressionanti.
Trovereste i loro profili pubblicati sul retro copertina. Noi ci augureremmo
che li leggeste e rifletteste sulla loro importanza.
Ancora meglio se questi testimonial fossero persone con cui non
abbiamo alcun apparente legame. In questo caso, il lettore sarebbe
meno scettico. E supponiamo che riuscissimo a fare in modo che si
esprimano davvero a nostro favore, apparendo del tutto indipendenti.
Se riuscissimo a essere elogiati da persone apparentemente
disinteressate e notoriamente super partes - se riuscissimo persino a
far circolare la voce tra i vostri amici e vicini di casa - e a fare tutto
cio'
 tenendovi assolutamente all'oscuro delle nostre macchinazioni dietro le
quinte - allora, paradossalmente, iniziereste a crederci. Ovviamente, e'
altamente improbabile per noi riuscire a orchestrare una cosa simile. Ne'
noi,
ne' il nostro editore potremmo mai permetterci un tale ambizioso progetto.
Facciamo del nostro meglio, ma non siamo certo la Microsoft.
Fidatevi, siamo anti-antitrust.

Nell'aprile 1998, mentre le indagini antitrust condotte dal Dipartimento
della Giustizia sulla Microsoft iniziavano a trasformare una passata
violazione in un grave ostacolo al futuro della compagnia, nelle mani
della redazione del Los Angeles Times arrivo' un grosso fascicolo di
documenti aziendali riservati.
Trapelati da fonte anonima, i documenti descrivevano una
campagna mediatica di milioni di dollari progettata per la
Microsoft dalla Edelman Public Relations Worldwide, una delle
maggiori agenzie PR (relazioni pubbliche, nda) del mondo. Il
progetto aveva lo scopo di deviare le indagini antitrust dei
procuratori generali di 11 stati Usa. Il Times descriveva il
progetto della Edelman come "una massiccia campagna
mediatica destinata a influenzare le indagini statali mediante la
creazione di un'ondata di sostegno pubblico alla compagnia". Si
prefiggeva di assumere in subappalto agenzie locali di relazioni
pubbliche in Arizona, California, Florida, Michigan, New York,
North Carolina, Ohio, Pennsylvania, Texas, Virginia e
Wisconsin. Si sarebbero inoltre incaricati degli scrittori
freelance della pubblicazione di articoli d'opinione sui giornali
contattati dalle agenzie locali. "L'elaborato progetto... si basava
su ben precise tattiche, inconsuete e, secondo alcuni, scorrette",
osservavano i redattori del L.A. Times Greg Miller e Leslie
Helm, "ad esempio, piazzare articoli, lettere ed editoriali
commissionati dai manipolatori della Microsoft, ma che le
agenzie locali presentavano come dichiarazioni spontanee".
Secondo gli stessi documenti, lo scopo era quello di produrre
"strumenti affinche' i lobbisti della multinazionale esercitassero
la loro influenza", ovvero, rassegne stampa favorevoli che i
"consulenti politici statali potessero impugnare per sostenere il
"caso" Microsoft. Con i documenti alla mano, i giornalisti
hanno giocato al gatto col topo con il portavoce della Microsoft
Greg Shaw, il quale nego' di essere a conoscenza del piano
finche' non seppe che i giornalisti erano in possesso di
documenti interni, nei quali il suo nome era ampiamente citato.
Di fronte all'evidenza, cambio' tranquillamente la sua versione,
ammettendo che il piano della Edelman esisteva, ma
descrivendolo soltanto come una proposta. "L'idea che
avremmo assunto persone le quali avrebbero tenuto nascosti i
loro rapporti con la Microsoft e' del tutto falsa", disse Shaw.
"In realta', la proposta che abbiamo ricevuto e' piuttosto
usuale".
Dopo alcuni giorni in cui apparvero imbarazzanti editoriali
nelle riviste specializzate di computer, il piano della Edelman
venne in gran parte dimenticato. Un anno dopo, la vicenda
passo' sotto silenzio quando le cronache riportarono di una
"Lettera aperta al Presidente Clinton di 240 economisti"
apparsa in formato pubblicitario a tutta pagina sul Washington
Post e sul New York Times. L'inserzione era stata pagata da un
gruppo non profit della California, l'Independent Institute,
un'organizzazione conservatrice che era stata uno dei maggiori
sostenitori della Microsoft sin dai primi tempi in cui era
divenuta bersaglio degli investigatori federali. "Non sono stati i
consumatori a richiedere misure antitrust ma le aziende
concorrenti", si dichiarava nella lettera aperta. "Molte delle
misure proposte indeboliranno aziende di successo statunitensi
e ostacoleranno la loro competitivita' all'estero... sollecitiamo le
autorita' a rinunciare al protezionismo dell'antitrust"
dichiaravano gli economisti, esponenti di diverse istituzioni
prestigiose come l'Universita' della California, la Johns
Hopkins, l'Universita' di Miami, l'American University, la
Loyola, l'Ohio State, la Dartmouth, la Northwestern, la
Columbia University, la Stanford e la Cornell.
In fondo alla lettera, vi era un paragrafo in cui si avvisavano i
lettori che per ulteriori informazioni avrebbero dovuto leggere
un nuovo libro dal titolo "Winners, Losers and Microsoft:
Competition and Antitrust in High Technology", pubblicato
dall'Independent Institute e scritto da due suoi membri
ricercatori, gli economisti Stan Liebowitz e Stephen Margolis.
Il libro stava ottenendo critiche favorevoli su alcune
pubblicazioni come l'Economist di Londra e la rivista Wired.
"D'ora in poi, qualunque giudice, economista, esperto o
giornalista che tratti il caso Microsoft... senza aver prima
consultato il saggio di Liebowitz e Margolis, dovrebbe ricevere
una tirata d'orecchi", dichiarava il Wall Street Journal.
La rivista Newsbytes, appartenente un'agenzia stampa del
settore informatico, osservo' che la posizione dell'Independent
Institute "sembra una sfrontata difesa della Microsoft", ma
riporto' anche le dichiarazioni di un portavoce dell'Independent
Institute secondo cui la Microsoft non aveva pagato ne' per lo
spazio pubblicitario della Lettera aperta, ne' per la
pubblicazione di "Winners, Losers and Microsoft". Il portavoce
ammetteva che la Microsoft era membro dell'Institute,
"riferendo che la quota per le aziende parte
approssimativamente da 1.000 dollari, senza precisare la
somma devoluta da Microsoft all'istituto", scrisse Newsbytes.
Nel settembre 1999, tuttavia, un altro fascicolo di documenti
interni capito' tra le mani di un giornalista, Joel Brinkley del
New York Times, il quale rivelo' che la Microsoft era il
maggiore donatore esterno dell'Independent Institute. Durante
l'anno fiscale 1999, scrisse Brinkley, Microsoft aveva
contribuito al 20% del budget operativo dell'istituto. Oltre a
finanziare la pubblicazione di "Winners, Losers and Microsoft",
la compagnia informatica aveva pagato gli spazi dei giornali in
cui era apparsa la Lettera aperta. I documenti in possesso di
Brinkley indicavano una parcella pagata al presidente
dell'Independent Institute, David Theroux, dall'avvocato di
Microsoft John Kelly, pari alla somma di 153.868,67 dollari -
una cifra corrispondente al costo degli spazi a tutta pagina sui
giornali, oltre a 5.966 dollari di rimborsi spese di viaggio per la
partecipazione di Theroux e di un suo collega a una conferenza
stampa tenuta contemporaneamente alla pubblicazione della
Lettera aperta.
"Theroux ha ammesso da molto tempo il ruolo della Microsoft
come membro finanziatore dell'istituto", scrisse Brinkley. "Ma
ha anche insistito che la Microsoft e' 'solo uno dei 2.000
membri' e come tale contribuisce a... una parte irrilevante del
budget complessivo, che non offre alla compagnia alcun
privilegio. In cambio la Microsoft, disse, riceve soltanto 'copie
omaggio delle nostre pubblicazioni e biglietti scontati per i
nostri eventi'. Insistette anche sul fatto che la Microsoft non
aveva nulla a che fare con gli spazi sui giornali dedicati alla
Lettera aperta. Gli spazi, disse nell'intervista, 'sono stati pagati
con somme che non rientravano nei nostri fondi generali'".
I documenti arrivati al New York Times smentivano tali
dichiarazioni, ma Theroux non si scompose e attacco' l'articolo
di Brinkley come una "campagna denigratoria" basata su
documenti "rubati". "Sembra che alcuni nel settore informatico
si abbassino a qualunque tattica pur di screditare l'Independent
Institute e il nostro nuovo autorevole libro", rispose.
"La fonte di Brinkley era cosi' indicata: 'Un avversario di
Microsoft interno al settore informatico che ha preferito restare
anonimo'... Conclusione: le accuse di Brinkley rendono il nostro
libro e la Lettera aperta meno credibili o attendibili?
Certamente no".
L'Independent Institute si autodefinisce una "organizzazione
didattica e di ricerca sulle politiche pubbliche, imparziale e
accademica... che sponsorizza studi con revisione scientifica su
una vasta gamma di temi economici e sociali". L'accusa
secondo cui la difesa di Microsoft sarebbe stata finanziata dalla
compagnia e' irrilevante, ha sostenuto Theroux, poiche' "le
nostre attivita' accademiche sono indipendenti dai nostri
finanziatori".
C'e' una parte di verita' in queste affermazioni. Sarebbe un po'
semplicistico descrivere l'Independent Institute solo come un
sostenitore della multinazionale. Come dichiarato da Theroux al
momento della rivelazione delle fonti di finanziamento,
l'istituto e' stato notoriamente un oppositore delle leggi antitrust
sin dal 1990, molto prima che la Microsoft finisse sotto
indagine federale. E sebbene i professori Liebowitz e Margolis
avessero lavorato occasionalmente come consulenti per la
Microsoft, le posizioni espresse in "Winners, Losers and
Microsoft" erano state gia' sostenute anni prima che la
compagnia divenisse bersaglio delle indagini governative.
E' comunque ridicolo fingere che l'Independent Institute sia
realmente indipendente. Microsoft aveva un motivo ovvio per
aiutare l'istituto a diffondere la sua voce attraverso le pagine a
pagamento sui giornali, e proprio per questo le cifre dei suoi
contributi sono rimaste riservate finche' non sono state rivelate
da un giornalista.
David Callahan, uno scrittore che ha svolto indagini sul
rapporto tra compagnie finanziatrici e gruppi di ricerca
conservatori, osserva che il rapporto della Microsoft con
l'Independent Institute e' "perfettamente legale secondo le leggi
fiscali correnti", ma aggiunge, "allo stesso tempo, c'e' qualcosa
di evidentemente scorretto in questa situazione... Sarebbe
ingenuo immaginare che gruppi di ricerca conservatori non
debbano rendere conto alle loro aziende finanziatrici o ai
dirigenti delle multinazionali presenti nei loro Consigli di
Amministrazione. E' semplicemente il modo in cui funziona il
potere economico. Cosi' come i politici per sopravvivere non
possono ignorare le richieste dei loro principali donatori, allo
stesso modo le associazioni non possono ignorare i loro
benefattori".


Gli esperti Potemkin

Durante il regno di Caterina la Grande di Russia, uno dei suoi
piu' vicini consiglieri era il Maresciallo Grigori Potemkin, che
progettava numerosi inganni per suo conto. Quando Caterina
visito' le campagne del suo regno con alcuni dignitari stranieri,
Potemkin organizzo' dei finti villaggi, costruiti prima delle
visite, per creare una immagine di prosperita'. Da allora, il
termine "villaggio Potemkin" e' divenuto una metafora per cose
apparentemente elaborate e impressionanti ma nei fatti prive di
sostanza. I finanziamenti della Microsoft all'Independent
Institute costituiscono una strategia di relazioni pubbliche che
oggi equivale alle tattiche di Potemkin: la manipolazione
dell'opinione pubblica mediante il sostegno e la promozione di
punti di vista congeniali alla politica degli sponsor.
Quando venne inizialmente rivelato il progetto della Edelman
sul Los Angeles Times, le riviste del settore PR intervistarono
gli operatori PR nazionali che non consideravano tale campagna
rilevante o particolarmente nociva. "Per quello che ne so, si
tratta di un comune progetto di relazioni pubbliche. E' cio' che
facciamo normalmente", disse il direttore di una grande agenzia
PR a Inside PR.
Uno dei principali professionisti del settore, Robert
Dilenschneider del Dilenschneider Group, critico' il piano della
Microsoft, definendolo "una campagna priva di originalita'". La
strategia era, secondo lui, eticamente scorretta e persino nociva
per gli interessi stessi della Microsoft. "I media l'hanno capito e
hanno usato la vicenda per mostrare il lato oscuro dell'industria
informatica", disse Dilenschneider. "Hanno fatto passare Bill
Gates, l'uomo piu' ricco e potente del mondo, per il Mago di
Oz; tutto fumo e niente arrosto."
Ma la critica di Dilenschneider era in minoranza.
"I progetti mediatici sono di routine nel settore delle relazioni
pubbliche, sebbene non sembrino funzionare quando fanno
notizia", dichiarava la newsletter della Jack O'Dwyer, un'altra
rivista specializzata, che proseguiva offrendo alcuni
suggerimenti su come la Microsoft avrebbe dovuto evitare di
essere presa di mira: "I professionisti del settore che abbiamo
consultato hanno detto: 'Non mettere per iscritto nulla che non
volete vedere apparire sulla prima pagina di un vostro
giornale'... Avrebbero dovuto essere diffusi gli argomenti del
dibattito, non i metodi di rapporto con i media. In questo modo,
quando tali argomenti divengono di dominio pubblico, la
stampa puo' solo informare sulla portata del problema
Microsoft".
Come hanno, infatti, affermato la Microsoft e i suoi sostenitori,
le compagnie concorrenti stavano strumentalizzando fortemente
il dibattito pubblico, utilizzando gli stessi "metodi di rapporto
con i media".
Netscape, Oracle, e Sun Microsystems hanno tirato acqua al
loro mulino sul caso antitrust, lanciando il "Progetto per la
Promozione della Competizione e dell'Innovazione nell'Era
Digitale" (ProComp). Netscape ha assunto l'ex candidato alla
Corte Suprema Usa, Robert Bork, come portavoce, una scelta
decisiva che a Hollywood avrebbero definito il "ruolo adatto".
Bork e' l'autore di "The Antitrust Paradox", un libro del 1978
nettamente critico verso le regole antitrust del governo.
"Bork non puo' essere liquidato semplicemente come un critico
al servizio delle grandi multinazionali di successo", ha
osservato il National Journal. "La sua reputazione di Signor
Anti-antitrust risale a molto tempo fa; quando era un docente di
legge a Yale, i suoi studenti soprannominavano il suo corso
'Pro-trust'". Tuttavia, una volta assunto da Netscape, Bork
pubblico' un documento di 7.000 parole e diversi editoriali sui
giornali principali, spiegando che i procuratori federali stavano
"semplicemente impedendo alla Microsoft di usare il suo
sistema operativo come una mazza che spazza via la
concorrenza". La coalizione anti-Microsoft arruolo' anche l'ex
candidato presidenziale Bob Dole, insieme a potenti agenzie
influenti a Washington, la Verner, la Liip-fert, la Bernhard, la
McPherson & Hand. Il senatore Orrin G. Hatch (Repubblicani-
Utah), destinatario di 17.500 dollari devoluti da Netscape, Sun
e America Online, diede un'ulteriore spinta dal lato
conservatore all'armata anti-Microsoft, cosi' come la Progress
and Freedom Foundation (PFF), un gruppo di ricerca con
legami con l'ex presidente della Camera Newt Gingrich. Tra i
principali donatori della PFF vi erano Netscape, Oracle e Sun,
insieme ad altri avversari della Microsoft, tra cui Gateway
2000, IBM, Hewlett Packard, America Online e CompuServe.
Le rivelazioni sull'Independent Institute apparse sul New York
Times risultarono persino essere state orchestrata dalla Oracle.
Per ottenere le prove sul finanziamento della Microsoft
all'istituto, la Oracle aveva assunto un'agenzia di investigazioni
per "rovistare" nella spazzatura di Microsoft, e aveva usato
l'agenzia PR Chlopak, Leonard, Schechter & Associates di
Washington per diffondere i documenti incriminanti.
Nessuna di queste tattiche e' in alcun modo insolita
nell'industria informatica. "Questo tipo di operazioni fanno...
parte dell'arsenale standard di compagnie via cavo, delle
industrie televisive e in altri settori in cui vigono norme
governative", riferi' una fonte alla rivista PC Week, dopo la
pubblicazione di articoli sul progetto PR della Edelman.
L'editorialista di settore David Coursey ando' anche piu' in la'.
"Se pensate che quelle sulla Microsoft siano notizie
politicamente negative, confrontate allora l'intero settore
informatico a quello delle telecomunicazioni e delle Tv via
cavo", scrisse. "Le manovre politiche di queste compagnie
fanno sembrare la Microsoft un gracile bimbetto".
Se Grigori Potemkin vivesse oggi, sarebbe probabilmente
sorpreso di fronte alla quantita' e all'artificiosita' delle facciate
politiche fabbricate nel panorama dei media moderni.


La Redazione: Simone Canova, Jacopo Fo, Gabriella Canova, Maria Cristina
Dalbosco





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