[Discussioni] [NEWS] CNIPA, INPS e Riuso software nelle PA
Fabrizio Veutro
fabrizio a veutro.com
Mer 6 Ott 2004 16:08:12 CEST
On Wed, 06 Oct 2004 14:08:24 +0200
Alfonso Fuggetta <Alfonso.Fuggetta a polimi.it> wrote:
> Mi permetto di inserirmi nella discussione sulla questione del riuso. Ho
> replicato a Cammozzo personalmente ma vorrei provare a darvi un contributo
> senza mediazione. Scrivo di getto e velocemente e spero perdonerete qualche
> semplificazione o approssimazione.
Buongiorno,
ho trovato il Suo post assai interessante, anche perchè finalmente ho capito di cosa si stava parlando ultimamente (purtroppo non ho potuto seguirLa al LWE). Tuttavia, non posso condividere le Sue conclusioni.
Sperando che anche nel mio caso siano perdonate le approssimazioni, devo rilevare in primo luogo il Suo discorso non si applica nei casi di acquisto di pacchetti software che comunque, come Lei precisa, rappresentano il 40% dei casi.
In secondo luogo, il ragionamento non mi convince per quanto riguarda i "casi misti", cioè i casi in cui l'opera commissionata dalla PA sia una personalizzazione di software proprietario. In tal caso è vero che la PA potrebbe concedere l'esercizio dei diritti sulla personalizzazione ad altra PA, compatibilmente con il contratto concluso con lo sviluppatore della personalizzazione, ma questa seconda PA sarebbe comunque costretta a comprare il prodotto base. Inoltre, ed è questo il peggior inconveniente, la seconda PA per riusare la personalizzazione dovrebbe possedere conoscenze che generalmente non ha, poiché la personalizzazione deriva da software proprietario sul quale conseguentemente non esiste know how diffuso. Quindi nella gran parte dei casi la PA "riusante" dovrà recuperare il necessario know how dallo stesso soggetto che realizzò la prima personalizzazione o dagli altri rivenditori/integratori autorizzati del prodotto base. In tal modo si perpetua inevitabilmente l!
a dipendenza dal produttore originario. Vi è poi da aggiungere che spesso le personalizzazioni non sono altro che configurazioni o verticalizzazioni, sia pur complesse, del software base, cosicché può addirittura dubitarsi che possano avere autonoma dignità di opere software oggetto di diritti esclusivi e quindi trasferibili separatamente dal prodotto base.
Infine, per quanto riguarda il software commissionato interamente custom, è vero che la P.A., secondo l'opinione prevalente, potrebbe acquistare la titolarità dei relativi diritti al momento della creazione dell'opera. Ed è anche vero che a quel punto, compatibilmente con le leggi e i regolamenti in materia, potrebbe forse distribuirlo con licenza libera e avviare un meccanismo di community. Ma perché mai una P.A. dovrebbe farsi carico di quest'onere? Perché, dopo aver speso denaro pubblico per pagare lo sviluppo di un software custom, dovrebbe spendere ulteriori risorse dello Stato per creare da zero una base di conoscenza collettiva su questo software sconosciuto, quando i prodotti liberi / open source già in circolazione sono in grado di soddisfare quasi ogni necessità, sono personalizzabili nella massima estensione possibile e sono già supportati da ampie e risalenti community? Non sembra che ciò possa corrispondere ai principi di efficiente amministrazione.
A mio avviso, quindi, in ogni ipotesi considerata sarebbe opportuno acquistare software libero fin dal principio.
Con i migliori saluti
Fabrizio Veutro
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