[Discussioni] Il rettore dell'Università di Trento risponde

Antonio Russo antonio a softwarelibero.it
Mar 19 Giu 2007 23:14:14 CEST


Che ne pensate?

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Quotidiano "L'Adige" edizione di martedì 19 giugno 2007, pag 27.

Nuove accuse dell'Associazione software libero. Il rettore Bassi
smentisce: «Ci permette di essere competitivi»

«Pagati un decimo rispetto a Cambridge»
I ricercatori dipendenti del centro Microsoft di Povo

di MATTIA PELLI 

L'Associazione per il software libero, che con un lungo articolo firmato
da Antonio J. Russo apparso lo scorso 18 maggio aveva accusato il centro
Microsoft di Povo di perseguire i fini commerciali del gigante
statunitense a scapito dei contribuenti italiani, è tornata all'attacco.

Con un nuovo articolo pubblicato sul sito internet dell'associazione
(www. softwarelibero.it), Russo - ex dipendente della Provincia di
Bolzano - precisa le accuse rivolte al centro Microsoft di Povo, grazie
in particolare all'analisi del bilancio 2006. Il primo dato che salta
all'occhio riguarda il trattamento dei dipendenti del centro di Povo: il
costo medio annuo per ogni dipendente del cugino Microsoft Research
Limited in Gran Bretagna (attuale socio del centro Microsoft di Trento),
è di 134.904 euro; in quello di Trento di 14.747 euro, ovvero poco più
di un decimo. Se si guarda invece al salario degli amministratori, il
rapporto si inverte: presso il centro di ricerca di Cambridge i loro
compensi rappresentano il 2,36% del costo totale del personale; a Povo
sono il 32,63%. Difficile dunque sostenere che le risorse portate da
Microsoft a Trento vanno per i salari dei ricercatori italiani, in modo
da arginare il fenomeno della fuga dei cervelli. 

Secondo l'Associazione per il software libero, si tratterebbe piuttosto
di un modo per ottenere una ricerca «low cost»: di qualità e a buon
mercato. Un'accusa che non sta in piedi secondo Davide Bassi, rettore
dell'Università di Trento che partecipa all'avventura del Centro di
ricerca Microsoft. Per smentire i dati dell'Associazione per il software
libero, Bassi usa il buon senso: «Se veramente i salari fossero un
decimo di quelli di Cambridge, da noi non verrebbe nessuno. L'inchiesta
si basa su dati superficiali e parziali: il bilancio, per una struttura
in crescita come la nostra non dice nulla. 

Abbiamo invitato l'associazione a venire a Povo per vedere direttamente
le carte; prima hanno detto di sì, poi hanno rinunciato, dicendo che
l'incontro non rispondeva alla loro linea di comunicazione». Per parte
sua Antonio Russo spiega che le conclusioni alle quali l'Associazione
per il software libero è giunta sono stati sottoposti per verifica a
Vincenzo Zini, commercialista del collegio di Parma, un professionista
indipendente. Ma le critiche dell'associazione non sono finite:
l'avventura di Povo rischierebbe, secondo Russo, a fronte di un impegno
ingente di danaro pubblico, di andare a favore soltanto delle strategie
commerciali del gigante del software Usa. L'impegno finanziario previsto
a Povo da parte di Microsoft Research Limited per il quinquennio
2005-2009 ammonta a due milioni di euro, a fronte dei quasi nove milioni
di euro investiti dall'amministrazione pubblica (Provincia, Università,
ministero dell'Università e della Ricerca, Università di Catanzaro).

«Viene dunque confermata - scrive il ricercatore - la tesi proposta
dall'Associazione per il software libero: sono i contribuenti a
sostenere la spesa più rilevante». Il rettore Bassi rinvia al mittente
anche questa accusa, e spiega che la presenza di Microsoft Research fa
la differenza non tanto in proporzione ai capitali che investe a Trento,
ma perché permette di aprire tante porte e di essere competitivi a
livello europeo nelle gare per ottenere finanziamenti sulla ricerca. 

Ma i ricercatori che difendono la causa del software libero sono tanto
convinti delle loro ragioni che stanno valutando, con i legali
dell'associazione, se presentare un esposto al garante europeo per la
concorrenza, per denunciare quello che considerano un finanziamento
pubblico indebito a una multinazionale, quella di Bill Gates. «La
pubblica amministrazione - conclude Russo - potrebbe sostenere da sola
le attività di ricerca del centro di Trento, rilasciando i risultati
della ricerca, sotto i termini di una licenza libera, senza brevetti e
senza alcuna restrizione, ad autentico e pieno vantaggio della comunità
scientifica». E questo è un altro punto dolente denunciato
dall'associazione: «I risultati delle ricerche prodotti dal centro in
questione - si legge nell'articolo - non saranno liberamente
disponibili, infatti esiste già il divieto all'uso per fini commerciali
e nulla vieta che in futuro i risultati della ricerca vengano
brevettati». 

«Ci mancherebbe che non difendessimo i risultati della nostra ricerca -
risponde Bassi - per poi magari ritrovarceli brevettati da una ditta
cinese. I risultati del centro di Povo sono pubblici, ma ne vietiamo
l'uso commerciale, ed è possibile che in futuro ci siano dei brevetti,
anche se non è quello che ci interessa di più. A noi preme la ricerca,
non stiamo preparando Windows 2012». 









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