[Discussioni] Il rettore dell'Università di Trento risponde

Luca Brivio luca.brivio a gmail.com
Mer 20 Giu 2007 01:11:14 CEST


Martedì 19 giugno 2007, Antonio Russo ha scritto:
> Che ne pensate?

(Che con le svendite c'è sempre qualcuno che ci deve guadagnare?)

> Quotidiano "L'Adige" edizione di martedì 19 giugno 2007, pag 27.

L'Adige è un quotidiano abbastanza importante, è buona cosa che se ne occupi!

> Bassi usa il buon senso: «Se veramente i salari fossero un decimo di quelli 
> di Cambridge, da noi non verrebbe nessuno. L'inchiesta si basa su dati
> superficiali e parziali: il bilancio, per una struttura in crescita come la
> nostra non dice nulla. 

Aspettiamo di conoscere quali sono i salari (se volete posso cercare di 
mettermi in contatto con qualcuno che lavora là...).

Intanto gli farei notare che in Italia ci sono ovunque molti ricercatori che 
lavorano per una modesta frazione di quello che guadagnerebbero all'estero.

> Il rettore Bassi rinvia al mittente 
> anche questa accusa, e spiega che la presenza di Microsoft Research fa
> la differenza non tanto in proporzione ai capitali che investe a Trento,
> ma perché permette di aprire tante porte e di essere competitivi a
> livello europeo nelle gare per ottenere finanziamenti sulla ricerca.

Ah giusto, perché quando una grande azienda statunitense in pessimi rapporti 
con l'UE ci mette il nome e un quarto del denaro (e basta, che io sappia) per 
poi condividere i risultati è molto più facile rientrare nei programmi di 
finanziamenti europei! Forse che le gare di cui parla siano gare 
di "lobbying" (leggasi lubrificazione).

"Aprire tante porte"? Non relazionandosi con i ricercatori di altre 
università, ma con i responsabili di Microsoft attraverso gli organi 
accademici... Un suggerimento lo avrei: dicono che anche l'aspetto fisico ti 
apra tante porte...

> «Ci mancherebbe che non difendessimo i risultati della nostra ricerca -
> risponde Bassi - per poi magari ritrovarceli brevettati da una ditta
> cinese. I risultati del centro di Povo sono pubblici, ma ne vietiamo
> l'uso commerciale, ed è possibile che in futuro ci siano dei brevetti,
> anche se non è quello che ci interessa di più. A noi preme la ricerca,
> non stiamo preparando Windows 2012».

Questo pezzo si commenta da sé, specie la prima frase (mai sentito parlare 
di /prior art/?). Poi se un'università investe dei soldi per scrivere ed 
ottenere dei brevetti è perché spera di poterli licenziare o vendere... Ma a 
chi? E chi intasca il ricavato? (vorrei sperare solo l'Università, dato che 
Microsoft non è che uno sponsor, da quanto si può constatare)

Ma soprattutto: vietare l'uso commerciale a terzi significa riservarselo. Chi 
se lo riserva? L'Università (che però mi pare strano che vi abbia un grande 
interesse, visto anche che cos'è e come funziona un'Università in Italia), o 
l'Università *e* una grossa azienda americana con enormi interessi 
commerciali in tutto il mondo?

Comunque quella della ditta cinese è da brivido. :-( (E poi, perché proprio 
cinese?)

--
Luca Brivio



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