[Discussioni] Stallman a Salerno e Roma (6 e 8 mag) - "La mala educacion"
simo
s a ssimo.org
Mer 6 Maggio 2009 00:40:59 CEST
On Tue, 2009-05-05 at 23:58 +0200, Francesco Potorti` wrote:
> Giuseppe Scrivano:
> >Non vedo nessuna discriminazione almeno nel FLOSS, la maggior parte del
> >lavoro nel free software è fatta da volontari. Ognuno è libero di
> >farlo, non ci sono barriere all'entrata, nessuno chiede l'età, il sesso
> >o la razza.
>
> I fatti, però, dicono che non è così semplice. Guarda per esempio
> l'articolo "Why Are There So Few Female Computer Scientists?" ad
> <http://people.mills.edu/spertus/Gender/pap/pap.html>. Guarda anche gli
> archivi di questa lista del 2007, nei thread in cui interviene Lucia
> Mazzoni.
Questo al massimo dimostra che l'ambiente "scolastico" e la percepita
accettazione sociale futura scoraggia le donne dall'interessarsi
all'informatica.
Questo causa a sua volta minore "disponibilita'" verso il FOSS che e'
una percentuale (ancora) minore del toto dell'ICT, ed e' generalmente
altamente specializzata.
Pur non potendo fare numeri ti posso assivurare che benche' non ci sia
parita' in Red Hat ci sono molte piu' donne in percentuale che nella
"comunita'", pero' devo anche tristemente notare che queste non sono
equamente distribuite tra i vari dipartimenti. Questo mi fa dubitare di
generiche ricerche tra mondo proprietario e libero (anche perche' Red
Hat come verrebbe classificata in tale ricerca? Io la metterei dalla
parte di FOSS non certo dalla parte del software proprietario).
Secondo me una ricerca ben fatta dimostrerebbe che c'e' sostanziale
parita' nel numero di donne che fanno puro sviluppo in ambienti
proprietari o FOSS e che sono una esigua minoranza.
Ma questo di sicuro non dipende da una discriminazione di genere fatta a
livello di industria (quanto meno non nelle comunita' / aziende per cui
ho lavorato e con cui ho lavorato).
La fame di buoni sviluppatori e' sempre alta, e non ho mai visto nessuno
discriminare una donna in quanto tale.
Se c'e' un problema sociale questo va risolto dove nasce e alla fonte,
se ci sono poche donne disponibili per parlare a conferenze non si puo'
certo condannare gli organizzatori delle conferenze.
Che devono fare ? Obbligare una donna qualsiasi a paralare di "qualcosa"
pur di avere una quota rosa ?
Secondo me si fa una grande ingiustizia a dipingere organizzatori di
conferenze in queto settore come gente che volontariamente discrimina le
donne, non e' la mia esperienza e lo trovo profondamente ingiusto.
Simo.
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