[Discussioni] 10 anni (almeno) di discussioni su coordinamento, rappresentatività, l'universo e tutto quanto.
Alexjan Carraturo
axjslack a gmail.com
Mer 8 Dic 2010 01:37:12 CET
Il 07 dicembre 2010 20:52, Paolo Didonè <dido a softwarelibero.it> ha scritto:
> Cari tutti,
>
> se ne è parlato in decine di occasioni, ne abbiamo discusso centinaia di
> volte, abbiamo scritto migliaia e migliaia di email... ma non se ne è
> mai fatto nulla. Continuiamo a proporre varianti dello stesso approccio,
> ossia di trovare meccanismi complicati per coordinare una diffusa
> galassia composta da una moltitudine di soggetti ed organizzazioni
> diverse.
>
> Forse l'ostacolo è proprio questo.
>
> Vogliamo lavorare assieme per sostenere e diffondere il software libero?
> Bene: sciogliamo tutte le organizzazioni e creiamone una ex-novo. Una
> sola grande e rappresentativa che raccolga tutti e rappresenti tutti.
> Diamoci una serie di poche, semplici regole democratiche, smettiamola di
> pensare a formalismi burocratici e mettiamoci sul serio a pensare solo
> al software libero.
>
> Oppure smettiamola di parlarne continuamente invano.
>
>
> my 0,2€
>
Idea simpatica, ma onestamente va contro una serie di ostacoli grossi
come palazzi. Perchè? E' ovvio ed implicito nella natura del software
libero, e nella storia del FOSS in generale.
Se ci pensate, è come la questione delle distro: "sarebbe meglio ce ne
fossero 3 o 4 e non 400". Siamo tutti d'accordo fino a quando non si
va ad intaccare la nostra preferita. E questo non ricade sono in un
fatto di preferenze pure e semplici, ma anche di "adattamenti
funzionali".
Come da Ubuntu mi aspetto che funzioni bene sui Desktop, Red Hat che
funzioni bene sui server (o per chi preferisce Debian) , o da Familiar
mi aspetto che sia pronta per i iPaq ARM, anche dalle associazioni che
si sono andate formando degli anni, ci si aspetta cose diverse.
Volete un esempio; prendiamo due associazioni relativamente grandi;
ASSOLI e Partito Pirata. Dal primo mi aspetto una attività apartitica
completamente, coinvolta nella politica solo di rimando alle scelte
dei politici stessi, e magari influenzandone il comportamento futuro,
ed incentrata sul software libero. Da PPI mi aspetto invece un serio
impegno politico, con un impegno che comprenda sia il software libero,
ma anche tanti altri argomenti, come ad esempio l'impegno per la
legalizzazione totlae del "file sharing" (Athos è un esempio, sono
sicuro che ne saprai fare di migliori e più coerenti all'attività di
PPI, è un po' che non vi seguo più). Non è detto che ai primi vada
bene tutto quello che dicono i secondi, e viceversa.
Per citarne altri, da ILS e da PLIO mi aspetto cose diverse, pur
avendo alcuni partecipanti in comune.
Poi ovviamente, ricalcando un modello molto GNU/Linux like, ci sono
anche associazioni che fanno e dicono le stesse cose, a meno di
pochissime ed eludibili differenze, se non nel "modus operandi". Ad
esempio, magari non tutti sono d'accordo con il metodo operativo di
Assoli o di ILS o di PPI o di GFOSS o di FSFE (cito queste perchè ho
visto delle persone delle rispettive associazioni partecipare al
thread precedente, non perchè ne voglia escludere qualcuna).
Senza parlare delle associazioni locali; il buon Luca Menini
concorderà con me che la fortuna di una manifestazione come il Linux
Day è dovuto proprio all'intraprendenza, alla voglia di fare,
all'adattamento ed all'indipendenza dei singoli Lug locali, che hanno
saputo adattare la promozione del software libero alle esigenze della
propria zona. E direi che molte di queste associazioni, proprio per il
loro operato e per il loro attivismo sul campo, hanno ben meritato la
dignità di esistere.
Avere tutti gli attivisti sotto un unico tetto sarebbe come avere
tutti gli sviluppatori FOSS che lavorano ad un unico progetto; bello
ed assai conveniente sotto molti aspetti, ma sappiamo tutti che questo
va proprio con il comportamento naturale che i sistemi GNU/Linux hanno
avuto in questi anni.
Basti pensare anche a Ubuntu, rendendosi conto di queste cose, ha
creato Kubuntu, che non è una modifica funzionale come Xubuntu (che
nasce per i computer datati), ma più per accontentare i differenti
gusti, nonostante sia noto a tutti che la maggior parte utilizza
Ubuntu.
Ed infine; quale dovrebbe essere questa unica associazione: Assoli? E
se molti non fossero d'accordo con il suo operato (come in passato è
già avvenuto)?
Per questo torno a ribadire che per cominciare, sarebbe ottimale
incominciare ad instaurare canali di comunicazione tra quelle che
esistono e per quelle che verranno; ciò è fattibile ed auspicabile,
come inizio, come prova di buona volontà, come tentativo di gettare le
basi e di possibile collaborazione futura "realistica". Non sarà certo
possibile collaborare su tutto, anzi, in alcuni casi ci potrebbe
essere un confronto assai serrato.
Come dicevo, a mio avviso ci sono le basi per creare questo canale
"comunicativo", con tutti i benefici del caso, e a mio avviso c'è
anche il sistema per farlo, che magari non brillerà per livello di
partecipazione, ma rispecchierebbe facilmente i valori in campo, ed
eliminerebbe il rumore di fondo. Se lo si vuol fare "seriamente, sarei
ben felice di partecipare al processo formativo di tali mezzi, sempre
che qualcuno mi ci voglia (lo ribadisco, se non sono stato chiaro, non
sono socio di Assoli, ILS, PPI, GFOSS, (solo temporaneamente sono
Fellow di FSFE), e quindi non conto un piffero in nessuna delle
suddette. Spero solo che la mia cognizione di causa in materia non sia
messa in discussione dal possesso di una o più tessere.
Quindi, caro signor Didonè, non me ne voglia, con il rispetto
dovutole, direi che la sua idea è irrealizzabile ed antistorica per
certi versi. Ovviamente non esistono certezze, e questa, è l'opinione
di uno che non conta niente.
Alexjan Carraturo.
P.S. :@Luca: non è il costo della tessera a far scegliere l'adesione
delle persone, ma come tale denaro viene investito. Ho detto la stessa
cosa, anche in altre sedi, in casi in cui la tessera associativa è ben
più cara. Diciamo che il costo rende l'ostacolo per taluni meno
impegnativo. Non che non sia una buona cosa, ma non è così
determinante.
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