[Discussioni] Con questi dirigenti , il software libero non vincerà mai
Stefano Zacchiroli
zack a upsilon.cc
Gio 26 Apr 2012 14:38:51 CEST
[ Purtroppo non seguo questa lista. Se volete segnalarmi le vostre
risposta mettetemi pure in Cc. Grazie! ]
On Tue, Apr 24, 2012 at 01:44:59PM +0200, M. Fioretti wrote:
> Ricordate lo sfogo di Nanni Moretti contro Rutelli, Fassino ecc. 10 anni fa?
>
> A me è venuto in mente la settimana scorsa leggendo l'intervista al
> coordinatore di Debian:
Intervengo in questo dibattito e rispondo con piacere alle critiche di
Marco. Prima di entrare nel merito vorrei però chiarire un paio di
punti di ordine, diciamo, "giornalistico", visto che in fondo di quello
si parla.
Tu scrivi, Marco, in risposta a Christian:
> > Hai scritto anche a lui o vuoi solo "processarlo" in lista?
>
> l'unico "processo" (e pure questo l'ho detto esplicitamente) è a un modo
> di comunicare, non certo a lui o nessun'altra _persona_. Sì, gli ho
> scritto oggi sia via email che su Twitter.
La mail è delle 18:40, il tweet in questione delle 19:12 e la mail delle
19:16. A pensare male viene da dire che mi hai scritto solo dopo il
suggerimento di Cristian, ma io non sono uno che pensa male e suppongo
si sia trattato di un disguido. (Tra l'altro non c'è niente di male nel
parlare di me pubblicamente senza farmelo sapere, ci mancherebbe!)
Scrive poi, nel tuo blog post intitolato come questo thread:
> ATTENZIONE: anche se potrebbe sembrare il contrario, questo non è un
> attacco personale a Stefano Zacchiroli,
Ti ringrazio per la precisazione. Sono infatti da sempre convinto che si
debba sempre distinguere tra le critiche alle persone e le critiche alle
loro azioni. Nel secondo caso ci può essere costruttività, nel primo è
più improbabile.
Però, permettimi di osservare, che la precisazione suona ipocrita quando
viene apposta ad un titolo quale "con questi dirigenti [dove il
dirigente sono io] il software libero non vincerà mai". Delle due l'una:
o non metti un titolo così, oppure non metti la precisazione. Poi, visto
che sei un esperto di comunicazione, capisco benissimo la necessità di
cercare una polemica personale, che fa più parlare di un dibattito sugli
argomenti. Però in quel caso, converrai con me, che la precisazione sia
poco elegante. È un po' come scrivere un commento tagliente in una
mailing list e poi giustapporgli uno smiley per stemperare. Non si fa.
Citazione facile per citazione facile: "Le parole sono importanti!"
------------------------------------------------------------------------
Veniamo al merito delle tue critiche. Quella principale che mi sembra tu
mi muova (anche se dalla risposta che hai dato a Elena sembra uscirne un
po' mitigata) è sull' *ordine degli argomenti*.
Visto che sei esperto di interviste, sai che ce ne sono di molti tipi di
versi e che, sfortunatamente, è in generale impossibile per il lettore
dell'intervista sapere di quale tipo di intervista si è trattato. Per
chi magari è meno esperto di te, faccio una breve casistica:
- Ci sono le interviste "via mail": il giornalista fa le domande,
l'intervistato risponde via mail. Qua sia la forma che il contenuto
sono di dominio dell'intervistato (ma non, bada bene, l'ordine delle
domande).
- Ci sono poi le interviste "live", a microfono, con tutti gli ovvi
vantaggi e svantaggi del caso.
- Ci sono infine le interviste come quella che ho rilasciato per
Repubblica, che funziona così. Fissi un appuntamento telefonico con un
giornalista su un tema in generale abbastanza vago (in questo caso
"debian e il software libero"). Parli per un ora al telefono con il
giornalista. Il giornalista poi *scrive l'intervista*, come se fosse
un vero articolo, inframezzando domande a risposte (virgolettati).
Infine il giornalista manda il pezzo all'intervistato per approvazione
e/o correzioni.
Considerando tutto questo, io potrei anche semplicemente rispondere alle
tue critiche dicendo che --- anche se io fossi d'accordo con esse (e non
lo sono, vedi oltre) --- sono inviate al destinatario sbagliato. Capisci
che tra un'ora di chiacchierata telefonica ed un'intervista di "2
schermate" ci sia un bel cavolo di differenza. L'ordine, lo stile, la
forma, sono interamente nel dominio del giornalista. E trovo sia anche
giusto così: in un'intervista ci sono sempre almeno due agende, quella
dell'intervistato e quella dell'intervistatore. È giusto che entrambe
trovino uno spazio e che se il giornalista vuole evidenziare un aspetto
piuttosto che un altro possa, nei limiti del consentito, farlo.
Per la cronaca: io ho rivisto e approvato quel pezzo prima della
pubblicazione, correggendo anche parecchie cose. Ma non potevo certo
riscriverlo. Dirò di più: visto che sono uno a cui piace scrivere, quel
pezzo non mi entusiasma particolarmente. Trovo ad esempio che "non
scorra" bene. Ma mi guardo bene dal criticare il lavoro di Giulia (la
giornalista): quello che ci ha permesso di fare, ovvero parlare di
Debian e software libero su un quotidiano nazionale, è importantissimo.
(E dissento profondamente dai tuoi commenti in questo thread nei quali
affermi che un articolo del genere sia addirittura *controproducente*.
Che qualcuno abbia detto "che palle" sarà probabilmente capitato, ma di
certo questo non gli impedirà di leggere in futuro nuove, e molto più
brillanti interviste sul software libero rilasciate da altri.) Ce ne
vorrebbero a tonnellate di giornalisti come Giulia, altro che!
Ma non voglio schivare così alle tue critiche, voglio invece entrare nel
merito. Penso tu parta da una premessa retorica sbagliata. Il tuo titolo
sembra basato sull'assunzione che: 1/ ci sia una unica vera causa,
quella del software libero, 2/ che io e te siamo sulla stessa barca per
quella causa, e che 3/ in seguito delle mie azioni la causa ne risenta
("non vincerà mai"). Penso ci siano vari problemi con un tale approccio.
Il primo lo ha evidenziato in parte Francesca, ma più in generale è un
problema di "belligeranza". L'approccio tipico del Software Libero è
quello di rimboccarsi le maniche: raramente non fare nulla o criticare
il lavoro degli altri è un contributo più utile che fare qualcosa.
Questo vale nella comunicazione così come nel codice. Chiaramente, se tu
dimostrassi che comunicare come ho fatto io è controproducente, questa
mia risposta potrebbe venire meno, ma non mi sembra tu sia stato
convincente su questo punto. Non sarebbe meglio quindi se semplicemente
*moltiplicassimo* il modo di comunicare attorno al software libero,
anziché innescare polemiche? Non sono stato intervistato per caso: c'è
del lavoro dietro; non potresti semplicemente fare altrettanto e poi
confrontiamo i risultati?
Il secondo problema è che, da quello che hai scritto in questo thread,
non sono convinto che la "causa" mia e tua siano la stessa. Non mi è ad
esempio chiaro quale sia la "vittoria" per te. A me, tanto per dire, non
interessa molto di portare specifiche tecnologie libere (persino
Debian!) sui computer di tutti i cittadini del mondo, se questi non
hanno comprensione del *perché* siano meglio di un sistema non libero. A
te questo può sembrare ideologico, mentre per me è assolutamente
strategico. Senza tale comprensione potrebbe ad esempio succedere che
tutti un domani usino Debian, ma solo per lanciare un browser e poi
vivere in un mondo di applicazioni non libere che girano nel "cloud".
Io non penso che un tale scenario possa definirsi vittoria del software
libero; almeno non del "mio". E le sfide come quella di oggi del cloud
continueranno a cambiare nei secoli a venire. Solo la comprensione del
principio di libertà (o meglio, del fatto che gli utenti devono
controllare il proprio software, come ben riporta il titolo
dell'articolo su Repubblica) può evitare tali vittorie di Pirro.
In sostante, la "vittoria" della "mia" causa non è possibile senza che
gli utenti siano consumatori critici di software, quindi parto dalla
libertà. Non credo sia spiegato benissimo in quell'articolo su
Repubblica. Sento di essere stato molto più convincente ed efficace in
altri contesti (si, persino con l'esempio del tostapane!) e la
mediazione non ha aiutato. Ma ripartirei da lì tutta la vita.
Ciò nonostante non mi permetto di dire che la "tua" strategia sia peggio
della mia. O, peggio ancora, che con te come persona al comando non
avremmo alcuna speranza di "vincere". Mi rimbocco piuttosto le maniche,
provo per la strada che ritengo sia la migliore per i fini del "mio"
software libero e vedo come va.
A presto
--
Stefano Zacchiroli zack@{upsilon.cc,pps.jussieu.fr,debian.org} . o .
Maître de conférences ...... http://upsilon.cc/zack ...... . . o
Debian Project Leader ....... @zack on identi.ca ....... o o o
« the first rule of tautology club is the first rule of tautology club »
More information about the discussioni
mailing list