[Discussioni] Il modello open source produce ancora il software migliore?
loredana
llcfree a gmail.com
Dom 13 Apr 2014 17:31:56 CEST
On Sun, 2014-04-13 at 15:47 +0200, Antonio wrote:
> Il 13/04/2014 13:38, loredana ha scritto:
> > l'analisi si deve spostare sul perche' non succeda,
> > lasciando in pace il modello sottostante.
> >
> Il mio post iniziale era volutamente provocatorio, non sto contestando
> il software libero e
> credo che nessuno in questa lista abbia intenzione di farlo. Tutto
> quello che hai scritto
> lo condivido.
Ne' io sto difendendo il software libero contro qualcuno in questa
lista, ci mancherebbe.
E neppure sto rispondendo (solo) a te, prendo spunto qua e la' per la
discussione, che non esiste se non c'e' uno spunto provocatorio a
provocarla, appunto.
> Voglio prendere in prestito un frase di poco fa di Paolo su questa lista:
> "L'Open Source deve essere favorito dalle istituzioni perché lavora per
> il bene comune, finché
> questo non verrà capito andrà inevitabilmente avanti con i tempi del
> volontariato e
> qualche 'compromesso'."
>
> E' su questo che mi piacerebbe la discussione ruotasse (non sulla
> contrapposizione libero/proprietario).
> Il software libero non può andare avanti sempre grazie ai volontari, c'è
> bisogno di investimenti,
> possibilmente dalla P.A., c'è bisogno di formazione, c'è bisogno di far
> tornare la voglia di programmare
> a chi fa o vorrebbe fare questo mestiere, di "sporcarsi le mani", di
> condividere, di non aver paura
> delle critiche.
Si'. Ma non sta andando avanti con il volontariato. Questo continuano a
pensarlo i volontari e nessun altro sembra aver voglia di dire che forse
non e' proprio cosi'.
Anche solo rifacendomi alla mia personalissima e limitatissima
esperienza, era il secolo scorso quando mi e' venuta la curiosita' di
contattare due programmatori esperti di software libero giusto per
scoprire che gia' allora prendevano 95000 dollari all'anno per
sviluppare gcc per Red Hat. Com'era piu' che giusto che fosse, dato che
erano bravi davvero.
Oggi anche qui in Italia e soprattutto in tutto il mondo e' pieno zeppo
di sviluppatori/utilizzatori di software piu' o meno libero, anche senza
contare i reclutamenti in massa di Red Hat, Canonical, Novell, Google
etc. Chi oggi non usa strumenti di sviluppo liberi e preferisce pagarsi
le licenze? Buona parte di internet si regge sul software libero, come
ben dimostra quella stima del 66% di server coinvolti nel "caso"
openSSL.
Il problema e' quanto di quel software sviluppato con strumenti liberi
venga effettivamente rilasciato con licenze libere e torni a beneficio
di tutti.
Stefano Zacchiroli diceva in un suo intervento a LibrePlanet che la
stima attuale e' che delle 300 (circa) distribuzioni GNU/linux in
circolazione, 150 (circa) derivano da debian direttamente o
indirettamente.
Debian e' completamente basata sulla comunita', si regge solo in virtu'
di se stessa. E regge anche tutti gli altri 150 (per un 80% circa, la
stima del software che viene sviluppato e restituito alla comunita'
dalle distribuzioni derivate, in primis ubuntu, e' circa il 10%, mentre
il restante 10% e' software proprietario puro, vado a memoria ma non mi
sbaglio di molto). Se tutto questo regge senza ritorni economici veri e
propri, grazie all'organizzazione, alle competenze e all'enorme
quantita' di software libero accumulato nei decenni, allora vuol dire
che e' possibile, soprattutto.
Non vuol certo dire che il modello non funziona, come quel post che ha
aperto questo thread suggeriva. Se qualcosa non funziona, forse va
cercato altrove.
Parlo di debian solo perche' e' la distribuzione che conosco meglio, non
perche' sia la sola a cui il discorso si applichi.
Se debian regge, e con lei reggono 150 distribuzioni che su debian si
appoggiano, significa che il modello di sviluppo del software libero non
solo funziona per se stesso, ma e' funzionale anche al resto della
societa'. Senza costi aggiuntivi per il singolo. Io non ho mai pagato
una lira, ne' un euro, per il software che uso, ho in compenso potuto
imparare tutto quel poco o tanto che so, il limite sta solo in me.
Moltissimi ne hanno fatto un mestiere, e anche ben redditizio.
E' facile immaginare che senza appropriazioni piu' o meno indebite, e
soprattutto senza sprechi, si potrebbe costruire su una tale base
un'economia digitale sana e prospera, dove chiunque sia adeguatamente
retribuito per il suo apporto e i cittadini tutti si godano i vantaggi
economici e non solo economici che ne derivano, pagando il giusto, ma
non troppo di piu'.
> Si diceva che non si sviluppa più in C o in C++ ma in Php/Java, io vi
> dico che non si sviluppa più nemmeno
> in Php, si prende un framework, se ne personalizza un "esempio", si
> cambia qua e là qualche riga di codice et voilà,
> l'applicazione è pronta.
Sappiamo, sappiamo ... E tutto cio' ci costa carissimo, in termini
sociali e di sviluppo economico.
Paradossalmente, e' uno degli effetti dell' aver a disposizione troppo
per troppo tempo, senza piu' doverselo "guadagnare" sul campo. Alla
radice probabilmente c'e' lo stesso problema che ritarda la scoperta dei
bachi di openSSL: quasi nessuno pensa di dover capire cosa sta facendo,
studiare e insegnare cosa hanno fatto gli altri, soprattutto quelli che
hanno lavorato bene, anche solo per usarne i risultati. Ma finche' la
possibilita' di farlo c'e', basta farlo.
Loredana
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