From marcoc_maillist a marcoc.it Tue Feb 18 11:39:51 2025 From: marcoc_maillist a marcoc.it (Marco A. Calamari) Date: Tue, 18 Feb 2025 11:39:51 +0100 Subject: Call for Paper - e-privacy XXXVI@Bari - 22 e 23 maggio 2025 Message-ID: <48ea8b2d860fe5406328141ed2bf517a5e622bd1.camel@marcoc.it> Call for Paper - e-privacy XXXVI a Bari - 22 e 23 maggio 2025 "La vita è tutto un dossier" "Avere come obiettivo solo una riduzione del danno alla privacy sembra ormai l?unica strada percorribile per gli individui. Ma è davvero possibile ottenerlo?" E' aperto il CfP per la prossima edizione di e-privacy. Per inviare una proposta di relazione, usare questo form https://e-privacy.winstonsmith.org/e-privacy-XXXVI-proposta.html -- Il tema di questa edizione La raccolta di dati in dossier non è una novità dell?era moderna. Storicamente in Europa i dati relativi ai passaggi fondamentali della vita di un individuo, ovvero nascita, matrimonio, morte, iniziarono ad essere raccolti in modo sistematico a partire dal Concilio di Trento, che si chiuse nel 1563. L'atto di battesimo era anche la prova della propria esistenza come cittadino, tanto che gli appartenenti ai culti non cattolici chiesero a gran voce che questi registri fossero gestiti dallo Stato e non dalla Chiesa, per essere parte della società civile.  Nacque così l'ufficio dello Stato Civile, ma nacquero così anche i primi dossier, poiché, nel bene e nel male, l'individuo non era più un'entità che esiste per dato di fatto, ma aveva una sua dignità giuridica. A inizio '900 si introdusse l'anagrafe, che registrava, oltre ai componenti della famiglia, anche il "foglio di casa", primo nucleo del catasto urbano. Si aggiunsero poi i registri di vaccinazione, i dati del casellario penale, le cartelle cliniche, i titoli di studio... Tutti dati importanti, come importanti sono i dati privati relativi ai conti bancari, alla carriera lavorativa, alle attività di hobbistica e volontariato, ma si trattava di dati sparsi, per cui ogni volta che serviva un?informazione occorreva andare presso l'Ente e chiedere di frugare nei faldoni per averne una copia. Oggi si tende, come nel caso dell'ANPR - anagrafe nazionale della popolazione residente, a raggruppare tutti i dati di una persona in un unico luogo virtuale, accessibile da qualunque parte del mondo. Ma, nell?era digitale, il cittadino è anche attivo nel web: in un articolo pubblicato su "BigThink" nel maggio 2012 l?autore Mark Cheney si poneva già il quesito di quanto il cittadino od il consumatore fosse a conoscenza del contenuto del suo dossier digitale. L?autore rifletteva sulla vita nel web, dove si accumulano dati sulle abitudini e sugli interessi della vita online di ognuno. Oggigiorno moltissimi hanno letteralmente l'intera vita professionale e privata immersa nei dati digitali. Se poi non hanno più accesso a tali dati sono letteralmente nei guai, anche solo nel recuperare copie delle fatture emesse, perché la vita digitale "reale" prosegue, anche indipendentemente dall?accesso o meno ai propri fascicoli digitali. Tuttavia i dossier digitali hanno dei lati oscuri, ossia chi utilizza i dossier: coloro che vengono in mente sono gli esperti degli uffici delle risorse umane di imprese, che verificano se sul web vi siano delle informazioni relative ad un candidato tali da renderlo inadatto a ricoprire una determinata posizione lavorativa. O peggio ancora informazioni delicate, nelle mani sbagliate, possono portare a ricatti digitali oppure alla possibilità di rintracciare dissidenti. Poco si parla dei rischi meno evidenti connessi ai dossier digitali: accessi illegittimi, raggruppamento di tutti i dati di una persona in un unico posto. I dossier in genere - e quelli digitali in particolare - possono essere comodi, ma certamente non sono innocui. Ed in tale contesto, il GDPR è ancora uno strumento efficace, in grado di ridurre il danno alla privacy? O è solo una chimera inseguita dagli addetti ai lavori? -------------- parte successiva -------------- Un allegato HTML è stato rimosso... URL: