[Formati] commenti sui testi (was Re: formati digest, Vol 1 #111
- 3 msgs)
Roberto Galoppini
formati@softwarelibero.it
Sun, 07 Dec 2003 19:36:45 +0100
>
>
>From: Francesco Potorti` <pot@softwarelibero.it>
>To: formati@softwarelibero.it
>Subject: [Formati] commenti sui testi
>
>Non sono iscritto alla lista, e non posso iscrivermi né partecipare ai
>lavori per mancanza di tempo, quindi faccio dei commenti unidirezionali,
>cioè non leggerò le risposte, a meno che non mi vengano inviate in
>copia. L'intenzione è di smuovere un po' le acque e incoraggiare la
>discussione a ripartire per arrivare presto ad un documento
>pubblicabile.
>
> ===File ~/assoli/misc/formati/formato_dati_libero.tex=======
>
> Poiché i dati sono di proprietà dell'utente che li ha creati, è
>
>Questo non è sempre vero. Se lavoro per qualcun altro, i dati che
>produco non sono di solito miei. Forse si può aggirare il problema
>dicendo "È fondamentale che il proprietario dei dati, solitamente chi li
>ha creati, possa sempre..."
>
Ancora meglio sarebbe chiarire che l'autore di un programma deve
utilizzare formati che non proprietarizzino in alcun modo i dati
rappresentati attraverso di esso. Infatti non è interessante chi sia il
proprietario di un dato, visto che l'accesso ai dati può, o deve a
seconda dei casi, essere concesso a terzi, quale che sia il tipo di
accesso concesso (lettura, scrittura, stampa o esecuzione).
Modificherei corrispondemente anche il paragrafo successivo.
Inoltre dove si dice: "Affinché ciò sia possibile è necessario che le
specifiche del formato siano chiare, facilmente accessibili e
riutilizzabili all'interno di prodotti differenti", sostituirei con:
"Affinché ciò sia possibile è necessario che le specifiche del formato
siano chiare, pubblicamente disponibili e liberamente utilizzabili".
Infatti l'accessibilità deve essere pubblica, visto che chiunque può
dover accedere ai dati registrati in un determinato formato, mentre non
restringerei il riutilizzo a "programmi differenti", visto che uno
potrebbe voler accedere ai dati anche senza programmi.
> qualora il software sia proprietario l'importanza di poter utilizzare un
> formato dati libero è, per ovvi motivi, ancora maggiore.
>
>I motivi non sono ovvi, vanno esplicitati.
>
Non esistono tali motivi: un software libero che utilizza formati
proprietari non è meno "pericoloso" di un software proprietario, in
quanto in entrambi i casi l'accesso ai dati non è garantito.
> Esse si ispirano per ovvi motivi, essendo programmi e dati le due
>
>Neanche qui i motivi sono ovvi. Il concetto si può esprimere dicendo
>"Essendo programmi e dati due facce della stessa medaglia, queste
>definizioni si ispirano...".
>
>Però il fatto che siano due facce della stessa medaglia è
>un'affermazione non giustificata. Inoltre non si dice perché non si
>usano direttamente le definizioni di SL.
>
Ho riletto le libertà elencate, non mi convincono in quanto:
- "La libertà di poter utilizzare il formato con qualunque programma" è
un sottoinsieme della libertà 0 del software, che sarebbe (secondo me):
"Libertà di utilizzare il formato per qualunque scopo". Un formato,
ovvero un dato rappresentato attraverso un dato formato, diversamente da
un programma non va eseguito, ma è anche vero che può essere fruito
(anche) mediante programmi, ma non necessariamente attraverso di essi.
- "La libertà, per chiunque e per qualunque uso, di scambiarsi dati
utilizzando tale formato" è una libertà contenuta nella libertà 0 su
proposta. Inoltre è parziale, in quanto in questa forma non esplicita
che la libertà deve valere (anche) nel caso in cui il formato non sia
usato per scambiarsi dati.
- "La libertà di conoscere e studiare il il Formati dati e di produrre
documentazione che lo descriva" in parte è contenuta ed estesa dalla
libertà 1, che sarebbe (secondo me): "Libertà di studiare il formato ed
adattarlo alle proprie necessità. Conoscerne le specifiche è un
prerequisito". Questa formulazione in più ha l'esplicito richiamo alla
necessità di conoscere le specifiche, mentre la libertà di poter
produrre documentazione che lo descriva è equivalente alla
riformulazione della libertà 2, che sarebbe "Libertà di redistribuire le
specifiche del formato".
- "La libertà di creare programmi in grado di utilizzare il Formato
senza limitazioni" infine è un sottoinsieme della libertà 3, che sarebbe
(secondo me): "Libertà di modificare le specifiche [per estenderle] e
redistriburne le versioni modificate", infatti il non avere limitazioni
è importante non solo per la creazione di programmi, ma anche per la
redazione delle specifiche del formato, che appunto dovrebbero poter
essere modificate.
In conclusione ritengo più idonea la riformulazione delle 4 libertà
perché più completa delle libertà elencate nel documento.
I paragrafi che seguono potrebbero essere arricchiti con esempi di
formati che non rispettano le libertà che stiamo ulteriormente chiarendo.
> \item Il Formato deve essere completamente documentato e la
> documentazione accessibile a chiunque possieda un programma che
> utilizza tale Formato.
>
Non basta. La documentazione deve essere disponibile anche a chi non
possieda specifici programmi per accedere a tali formati.
I dati, espressi in un determinato, devono poter essere acceduti anche
senza avere un programma pensato per operare sui dati espressi in quel
formato (si pensi ad esempio al caso in cui si debba costruire da zero
un "filtro" in grado di importare dati espressi in un determinato formato).
> Pertanto condizione necessaria affinché il
> Formato possa essere definito libero è che la documentazione che lo
> descrive sia distribuita insieme all'applicativo che ne fa uso senza
> costi aggiuntivi o che sia liberamente accessibile a chiunque senza
> restrizioni di sorta attraverso il più comune mezzo di comunicazione
> telematica attualmente in uso.
>
>O che sia ottenibile al solo prezzo di distribuzione.
>
>Queste clausole sono molto restrittive (forse giustamente). Esclude
>tutti gli standard a pagamento (queli dell'ETSI, di IEEE e simili), come
>ad esempio il GSM o 802.11, che pure sono liberamente disponibili,
>pagando.
>
Questa non è una condizione "forte", visto che oggi molti corpi di
standardizzazione adottano politiche di questo tipo.
> \item Deve essere possibile possibile accedere alla documentazione
> (secondo una delle due modalità elencate al punto~1) che descrive il
> Formato e scriverne di nuova, in ogni dettaglio e senza restrizioni
> (per esempio, accordi di non diffusione).
>
>"senza, per esempio, accordi di non diffusione"
>
..senza restrizioni, siano esse relative all'implementazione o alla
produzione e distribuzione delle specifiche.
E' importante fare un richiamo esplicito alle implementazioni, visto
quanto previsto in merito ad esempio dal W3C
(http://www.w3.org/Consortium/Patent-Policy-20030520.html e il
successivo commento della FSF:
http://www.gnu.org/philosophy/w3c-patent.html).
>
> \item Deve essere possibile realizzare le procedure di codifica e
> decodifica del Formato senza alcuna restrizione. Allo stesso modo
> non devono essere presenti restrizioni all'uso del Formato dati.
>
>"senza alcuna restrizione" è vago, mi pare, e la cosa è facilmente
>correggibile: basta dire che le procedure devono poter essere realizzate
>come software libero
>
Ritengo utile il richiamo esplicito al fatto che deve essere possibile
realizzare programmi liberi che accedano a tali formati, mentre per
quanto riguarda l'esplicitazione di codifica e decodifica trovo che sia
parziale, visto che quando un programma opera su un dato espresso in un
determinato formato può fare altre operazioni, ed anche esse devono
poter essere liberamente implementate (in altre parole non è detto che
la sola importazione/esportazione sia l'unica funzione utile, in quanto
l'utente deve poter accedere ai propri dati espressi in un determinato
formato per potervi applicare qualunque operazione).
>
> \subsection{Postilla: definizione di \emph{formato}}
>
> Per formato dati si intende lo schema organizzativo delle informazioni
> utilizzato per la memorizzazione su file o la trasmissione su rete telematica
> di dati digitali.
>
>Perché in una postilla e non all'inizio, nel primo capoverso?
>
Concordo.
Rob Galop