[Formati] YAP - Yet Another Proposal :)

galoppini at acmesolutions.it galoppini at acmesolutions.it
Sat Feb 19 19:37:58 UTC 2005


> Roberto Galoppini:
> >Cosa sono formati e protocolli e a cosa servono
> >-----------------------------------------------
> >
> ><<La modalità con cui i dati vengono rappresentati elettronicamente in
> >modo che i programmi possano elaborarli [..] per elaborare un file, un
> >programma deve sapere come i dati vi sono "memorizzati". Il formato
> >specifica la corrispondenza fra la rappresentazione binaria
> >e i dati rappresentati>>[1]
> 
> Qui concordo con le osservazioni di Stefano Maffulli.  Nel documento
> attuale esiste un'introduzione che spiega il concetto di formato e
> perché questo sia importante, che va mantuenuta, ed eventualmente
> aggiornata. 

La parte ´filosofica´ a cui faceva riferimento e´ questa:
http://softwarelibero.it/pipermail/formati/2004-January/000286.html


> 
> >Conoscere le specifiche, ovvero le modalità di rappresentazione binaria
> >di un dato, sia esso un testo, un'immagine o un file musicale, non è una
> >curiosità tecnologica, ma è l'unico modo per potersi riservare, nel
> >tempo, il diritto di poter fruire dei propri dati.
> >
> >Il protocollo è una descrizione formale del formato dei messaggi e delle
> >regole che devono essere rispettate per inviare/ricevere tali messaggi.
> 
> Il protocollo --> Un \em{protocollo di comunicazione}

Corretto

> 
> >L'utilizzo di un "linguaggio" comune garantisce la possibilitè di
> >rendere interoperabili sistemi ed applicazioni informatiche eterogenee,
> >ed è un prerequisito per poter inviare e ricevere dati.
> >
> >
> >Aperto e libero
> >---------------
> >
> ><<[..]una tecnologia si dice "aperta" quando è resa pubblica ed è
> >documentata esaustivamente. "Aperta" si oppone a "proprietaria", che
> >indica una tecnologia posseduta in esclusiva da un soggetto che ne
> >mantiene segreto il funzionamento e può modificarla a proprio
> >piacimento. Al requisito della pubblicità per alcuni si aggiunge anche
> >quello relativo alla proprietà>>[1]
> 
> Non sposerei la terminologia della commissione, perché oppone aperto a
> proprietario, mentre a noi interessa opporre libero a proprietario.  Ad
> aperto potremmo opporre chiuso.
> 
> Se il testo sopra riportato serve solo a definire lo stato dell'arte
> nelle definizioni, è bene dirlo esplicitamente, citando la fonte in
> chiaro come è fatto nel seguito.

Giusto.

> 
> >Parallelamente altri studi commissionati dalla commissione europea[2],
> >hanno riportato, nell'ambito delle attività svolte presso la commissione
> >TAC (Telematics between Administrations Committee) sotto l'egida del
> >progetto europeo IDA (Interchange of Data between  Administrations), la
> >seguente definizione: <<Open Standard protocols are defined as those
> >which are free from patents and with an OSS implementation>>.
> >
> >Come mostrano queste differenti definizioni non vi è unanimità su cosa
> >significhi formato aperto, ed è altresì importante sottolineare che
> >alcune importanti realtà dell'industria del software non abbiano un
> >comune punto di vista, come risulta ad esempio dalle lettere aperte
> >inoltrate alla  commissione TAC dalle varie aziende.
> >
> >Una possibile definizione di formato/protocollo libero si basa su una
> >trasposizione della definizione di software libero [3], ovvero:
> >
> >0) Libertà di studiare le specifiche del formato/protocollo ed
> >    adattarlo alle proprie necessità;
> >1) Libertà di utilizzare le specifiche del formato/protocollo
> >    per qualunque scopo;
> >2) Libertà di redistribuire le specifiche del formato/protocollo;
> >3) Libertà di modificare le specifiche del formato/protocollo e
> >    redistriburne le versioni modificate.
> 
> La 0 e la 1 sono scambiate.  Se è una svista, va corretta; se è
> intenzionale non può essere passata sotto silenzio e va giustificata.

E´ un errore, vanno invertite.

> 
> >La specifica di un formato, o di un protocollo, costituisce il
> >"linguaggio" con il quale è possibile esprimere e trasmettere dati,
> >quindi diversamente da un programma, definisce uno standard di
> >memorizzazione o comunicazione di dati.
> 
> Qui, come sopra, linguaggio secondo me non va messo fra virgolette.

Se anteponiamo la parte filosofica possiamo evitare ogni virgolettato,
aggiungo che occorre dare definizioni puntuali di ogni espressione (es.:
standard).
> 
> Inoltre: nei mesi passati abbiamo spesso parlato di protocolli e
> specifiche di protocolli.  Nel capoverso precedente si parla di
> specifica di un formato, e non di formato.  È intenzionale o casuale?
> Nel secondo caso vorrebbe dire che formato e specifica di formato sono
> usati indifferentemente, il che non va bene.  Nel primo caso, vorrei
> capire perché si usa specifica di formato piuttosto che formato.

E´intenzionale, la ragione e´che come era stato fatto notare nella
precedente formulazione c´era una ambiguita´ che in questo modo non
esiste piu´: quello che ci interessa sono le specifiche e le tutele che
e´possibile esprimere per garantire il libero uso.

> >In merito alle suddette libertà occorre esprimere le seguenti tutele:
> >- tra gli scopi garantiti dalla libertà 1) deve essere garantito il 
> >diritto di poter implementare un programma che si basi, parzialmente o 
> >totalmente, sulle specifiche di tale formato/protocollo.
> >In particolare deve esser garantita la libertà di poter distribuire tale
> >programma con qualunque tipo di licenza software; formati/protocolli che
> >pongano restrizioni sulle licenze d'uso utilizzabili per la
> >distribuzione di programmi sono da ritenersi non liberi;
> 
> Un punto notevole qui è il seguente: secondo le specifiche RAND del w3c,
> per quanto ho capito, è ammissibile un protocollo che necessiti di un
> algoritmo coperto da brevetto, purché il brevetto sia licenziato
> gratuitamente a tutti coloro che lo implementino al fine di utilizzare
> il protocollo. 

Quanto dici vale anche per l´IETF, vedi RFC di V.Cerf su brevetto Sun.

> Quali sono i problemi di una tale politica con le
> licenze libere?  Non è una tale politica incompatibile con la GPL?  Come
> ne possiamo tenere conto in una definizione?

Sull´argomento c´e´ un documento su GNU che chiarisce i problemi della
policy W3C, sono relativi alle possibili restrizioni che e´possibile
porre, ad esempio in termini di veto sulle modifiche.

> 
> >- la libertà di redistribuzione delle specifiche di un
> >formato/protocollo richiede che tali specifiche siano royalty-free; non
> >deve quindi essere possibile consentire all'autore delle specifiche di
> >porre alcuna restrizione sulla redistribuzione, ad esempio richiedendo
> >obbligatoriamente la sottoiscrizione di un NDA (Non Disclosure
> >Agreement);
> 
> Vanno fatti altri esempi.

proposte?

> >- il formato protocollo deve poter essere esteso, ma la licenza con cui
> >le specifiche sono distribuite devono tutelare il "permesso d'autore"
> >(copyleft), in modo  che chiunque utilizzi tali formati/protocolli
> >modificati possa avere  accesso alle relative specifiche con gli stessi
> >diritti con cui è stato distribuito il formato/protocollo originale.
> 
> Questo è eccessivamente restrittivo.  Così come la definizione di
> software libero non implica il permesso d'autore, così non dovrebbe
> implicarlo una definizione di formato aperto.

E´ diverso. Qui come per il software dobbiamo pensare all´utente finale,
non si puo´ permettere che uno utente riceva un file in un formato
modificato di cui non dispone delle necessarie info.
> 
> >Processo di definizione delle specifiche
> >----------------------------------------
> >
> >Il gruppo di lavoro che elabora un determinato formato o protocollo
> >standard, deve essere aperto ai contributi di terzi, indipendentemente
> >dall'appartenza a determinate aziende e/o alla corresponsione di costose
> >fee; garantire l'accesso agli organismi di standardizzazione,
> >esattamente come accaduto per i protocolli su cui si è sviluppata la
> >rete (IETF - Internet Engeneering Task Force), è una garanzia per lo
> >sviluppo di standard efficaci e ampiamente condivisi.
> 
> Non mi convince.  Secondo me nulla va detto sui meccanismi di creazione
> di uno standard.

No, e´ molto importante, vedi entrambi i documenti riferiti. In ogni
caso e´ esterno alla definizione.
> 
> >Benché la modificabilità dei formati/protocolli deve essere garantita
> >poiché potrebbe essere utile estendere le specifiche originali per poter
> >aggiungere caratteristiche inizialmente non previste, i corpi di
> >standardizzazione devono poter garantire la conformità, eventualmente a
> >pagamento, delle implementazioni ad un dato formato/protocollo,
> >permettendo a singoli utenti, aziende ed enti pubblici di operare scelte
> >consapevoli nell'adozione di programmi la cui aderenza a standard liberi
> >e pubblici possa essere certificata.
> 
> Questa suppongo che stia lì per spiegare che cos'è un controllo di
> conformità e a cosa serve.

Si, ma anche a spiegare che e´ possibile un modello sostenibile.

> 
> >I corpi di standardizzazione dovranno porre particolare attenzione nel
> >formalizzare i processi di certificazione in modo da ridurre il rischio
> >di tecniche predatorie del tipo "abbraccia ed estendi", in cui gli
> >standard vengono modificati per essere resi incompatibili con quelli
> >originali, allo scopo di indurre l'utenza ad usare il prodotto che li
> >implementa poiché è l'unico, godendo dell'esternalità positiva che
> >deriva dalla sua progressiva diffusione favorita dall'esternalità
positiva.
> 
> Va spiegato che cos'è un'esternalità positiva (io non lo so, ad
> esempio).  In ogni caso, suppongo che questa sia ancora un'introduzione,
> che continua a spiegare cos'è la certificazione.

Ok per la spiegazione, che contiene anche una riptetizione.

> 
> >Si osservi che allo stato dell'arte nessuno dei più noti gruppi di
> >standardizzazione (IETF, W3C, OASIS) adotta politiche di gestione delle
> >proprietà intellettuale che garantiscano esplicitamente tutte le 
> >suddette tutele.
> 
> Quali sono le suddette tutele?

ops, le 4 liberta´

> >Si consiglia la lettura di due documenti introduttivi sulla materia,
> >riportati nelle note [4]e [5] successive.
> 
> Non capisco.  Se quelle di sopra dovevano essere introduzioni, manca il
> seguito.  Cosa si discetta a fare della certificazione?
> 
> >Copyright (C) 2004 Roberto Galoppini |<galoppini at acmesolutions.it>|.
> >
> >La copia letterale o la distribuzione di questa mail, il cui contenuto è
> >provvisorio e soggetto a modifiche parziali o radicali, è permessa con
> >qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.
> 
> Questa nota va bene per lavori scritti da te, e di cui chiedi revisioni
> e pareri in privato, personalmente.  Non va bene per la bozza di un
> documento che debba diventare collettivo.  Qual è la finalità della
> bozza che hai inviato in lista?

Era un forward di un messaggio inviato a curatori di altre iniziative,
se l´approccio piace non ho nessun problema a collaborare.

Rob Galop



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