[Diritto] Software libero sviluppato da dipendenti delle PA
Marco Ermini
diritto@softwarelibero.it
Mon, 29 Apr 2002 17:24:53 +0200
On Mon, 29 Apr 2002 01:31:29 +0200, Pierluigi Perri <p.perri@oltrelinux.com>
wrote:
[...]
> Intendo dire che mai il lavoro che produci privatamente, ossia non per
> direttiva del datore di lavoro, deve essere riconducibile agli strumenti
> messi a disposizione dal tuo datore di lavoro nč ai progetti dei quali sei
> venuto a conoscenza per via del tuo impiego nč deve essere svolto
> nell'ambito del tuo orario lavorativo.
> In questo senso stai attendo a non essere spogliato di ciņ che produci
> privatamente (ossia extra lavoro), altrimenti potresti correre il rischio
> che il tuo datore di lavoro pretenda la tua opera se ricorre uno degli
> elementi sopra elencati.
Certamente. Questo e' un buon consiglio e lo trovo utile. Si stava comunque
parlando di un caso diverso, cioe' di lavoro svolto per un cliente e prodotto
in orario di lavoro per il cliente, e che poi io rilascio (anche se in altre
forme o comunque in modo parziale) come GPL. E' chiaro che se io mi faccio "i
cavoli miei" con i computer del mio cliente in orario di ufficio, lui potra'
reclamare in questo senso. Direi che piu' che "spogliarmi" dei diritti di
autore nel senso di "sequestrarmi" il codice, potra' lamentarsi che non sto
lavorando sul progetto per cui dovrei lavorare.
[...]
> Io in genere consiglio di far firmare preliminarmente una liberatoria dal
> datore di lavoro, nella quale si specifica che il software sarą rilasciato
> sotto GPL e quindi il datore di lavoro ne accetta espressamente le
> condizioni...ma si potrebbe benissimo obiettare che queste sono paranoie
> mie :-)
In genere io faccio firmare e firmo un contratto che disciplina il mio lavoro
(come dice Donat) e quindi la cosa _dovrebbe_ essere gia' a posto cosi'...
ciao
--
Marco Ermini
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by stupidity. (a sig from Slashdot postings)