[Diritto] EUCD e pubblicazioni scientifiche.

Adriano Sponzilli diritto@softwarelibero.it
Sat, 30 Mar 2002 10:45:06 +0100


Ecco un bell'intervento francese sullac EUCD (European Union
Copyright Directive).
Non riguarda direttamente il software, ma sostiene la inapplicabilità
della direttiva alle pubblicazioni scientifiche, allo scopo di favorire la
ricerca.


Si deve applicare alle pubblicazioni scientifiche la Direttiva europea
2001/29/CE del 22 maggio 2001 sul copyright?

La Direttiva difende in origine gli interessi degli autori assicurando agli
editori che diffondono le loro opere protezioni legali, specialmente contro
le copie illecite. Tuttavia la sua applicazione alle pubblicazioni
scientifiche in particolar modo alla «letteratura» detta «primaria» (riviste
scientifiche settimanali o mensili), essenzialmente lette da ricercatori,
potrebbe nuocere alla diffusione dei risultati della ricerca in seno e all'
esterno della comunità scientifica.

La differenza tra un autore ricercatore e un autore ordinario è che il
ricercatore non mira a conseguire un vantaggio finanziario dalla sua
pubblicazione. Il beneficio che mira è un contributo al sistema della
«conoscenza» che è la merce scambiata tra i ricercatori. Gli autori
scientifici hanno interesse a che il loro lavoro sia diffuso il più
possibile, ivi compresa la copia, poiché questa stessa diffusione
costituisce la loro « remunerazione ». Su questo bisogno della comunità
scientifica si è delineato il sistema di pubblicazioni costituito sia da
società scientifiche, sia da editori commerciali. Essi ricevono il loro
compenso dagli abbonamenti alle loro riviste pagati dalle biblioteche, gli
organismi di ricerca o i ricercatori individuali. Essi ottengono facilmente
dagli autori l'attribuzione a loro vantaggio dei profitti del copyright. Ade
sso gli editori vogliono far valere i loro diritti esigendo delle
compensazioni finanziarie per le fotocopie o i prestiti interbibliotecari.
Ma non si è mai parlato di far profittare di questi diritti gli autori o le
istituzioni che hanno finanziato la ricerca.

Il campo delle pubblicazioni scientifiche è dunque molto diverso da quello d
elle pubblicazioni ordinarie. Sembra che non sia possibile (opportuno)
applicare il medesimo testo di legge a due attività così diverse, in
particolare perché se i ricercatori hanno, di fatto, attribuito agli editori
il diritto patrimoniale, essi conservano il diritto morale sulla loro opera,
che è generalmente il risultato del finanziamento pubblico della ricerca da
parte della collettività.

Due posizioni si confrontano, alcuni stimano che la letteratura scientifica
sia un bene pubblico e non debba essere controllato e posseduta da interessi
privati, altri che gli editori che gli editori rendano un servizio alla
ricerca pubblicando gli articoli dopo averli fatti valutare e assicurando la
distribuzione dell'informazione, servizio che deve essere normalmente
remunerato. La situazione si è considerevolmente evoluta in questi ultimi
anni con la possibilità di mettere gli articoli in accesso diretto sul video
e dunque per i ricercatori di esercitare una forma nuova di edizione e di
diffusione caratterizzata dalla sua rapidità e dalla possibilità di
presentare le immagini che accompagnano i testi in maniera più efficace che
sulla carta.

Una polemica infuria da aprile 2001 nelle pagine del periodico inglese
"Nature": www.nature.com/nature/debates/e-access/. Tre interlocutori si
confrontano : i ricercatori che per la maggior parte hanno preso una
posizione radicale, richiamandosi per esempio al boicottaggio delle riviste
che rifiutano di mettere i loro articoli in libero accesso nel giro di sei
mesi, gli editori che fanno valere i loro servizi e le biblioteche,
principali clienti delle riviste e sempre a corto di denaro.

Questo dibattito non può essere ignorato a livello dell'applicazione di una
Direttiva Europea sul copyright, dal momento che le istituzioni scientifiche
(notoriamente la Royal Security) hanno debitamente informato durante la sua
elaborazione i responsabili europei della complessità della situazione. Il
problema della pubblicazione scientifica è in piena evoluzione, si tratta
certamente di pubblicazione in lingua inglese di scala, internazionale,
nella quale gli Stati Uniti e le leggi americane giocano un ruolo più
importante. Si sa che in Francia le pubblicazioni sono in crisi a causa
della lingua e della debolezza delle strutture editoriali nazionali, alle
quali si sostituiscono sovente degli editori europei, più spesso
commerciali. Le biblioteche sono anche in Francia in una posizione molto
difficoltosa, specialmente le biblioteche universitarie, un problema di cui
i poteri pubblici si occupano poco. Sembrerebbe ragionevole sospendere l'
applicazione della direttive europea "copyright" alle pubblicazioni
scientifiche, in ragione della loro specificità, nell'attesa di un
chiarimento della situazione internazionale, o quanto meno delle definizione
di una posizione francese in questo dibattito. Molte cose sono legate agli
sviluppi del Web che dipendono essi stessi da una questione controversa,
quella dei software disponibili,(necessari per "navigare" attraverso l'
immensa letteratura scientifica). Esistono molte strutture destinate ad
accogliere le pubblicazioni scientifiche, per esempio il progetto "Public
Library of Science" www.publiclibraryofscience.org.

Crediamo utile sottoporre queste riflessioni ad alcuni autori, editori e
bibliotecari scientifici. Se siete d'accordo, sebbene con qualche notazione,
vi saremmo riconoscenti di farcelo sapere. Potremmo allora ipotizzare una
consultazione più larga in vista di tentare di ottenere la sospensiva della
Direttiva alle pubblicazioni scientifiche, (gli stati membri possono
proporre delle eccezioni), e di elaborare delle proposte per il futuro

Maggiori informazioni, testo della direttiva, sottoscrizione:
http://www-mathdoc.ujf-grenoble.fr/DA/

A nome della Sotto commissione del Gruppo "Scienza Società" dell'Accademia
delle Scienze incaricata delle questioni sulla proprietà intellettuale: Paul
Caro (Accademia delle Scienze, Chimica), il 9 dicembre 2001