[Diritto] FLA: una risposta ad Andrea Monti

HT Sirri diritto@softwarelibero.it
Sun, 20 Apr 2003 11:30:37 +0200


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> > Logicamente parlando sono due categorie distinte, che si
> > intersecano ma non si sovrappongono perfettamente.
>
> io direi che non si sovrappongono proprio (a livello tecnico),=20
> mentre tendono a sovrapporsi a livello emotivo o pratico.
Forse non mi sono spiegato bene, quello che intendo e':
l'insieme dei programmi sviluppati attraverso il modello bazaar
coincide in buona parte con l'insieme dei programmi definibili=20
con il termine sw libero o opensource.

> > Ma socialmente e culturalmente fanno parte di due movimenti
> > contrapposti.
> Non mi sembra, il fatto che un programma sia accessibile e=20
> modificabile da chiunque non vuol dire che lo sia, per il kernel=20
> di linux =E8 cos=EC per molti altri programmi liberi no. Il modello a=20
> bazaar funziona bene su programmi che per loro natura sono=20
> estremamente estendibili e autodefinibili, che hanno pochi
> vincoli e sono largamente riutilizzabili. Per altri tipi di software=20
> invece il modello a bazaar funziona molto meno bene, tipo
> quelli che richiedo sofisticate competenze, con barriere
> cognitive all'ingresso alte e con ambiti di applicazione molto
> ristretti.
Non intendo cio' che e' meglio, ma quello che si usa fare.
Comunque non so se le due cose coincidono o meno, quindi
prendo per buono quello che tu mi dici.

> > Queste due posizioni sono entrambe corrette, dipende da quanto
> > e' praticamente utile operare divisioni e sottodivisioni.
>=20
> =C8 utile.
> Confondere il modello di sviluppo col modello di distribuzione
> pu=F2 portare a grossi fraintendimenti, convinzioni e soprattutto
> aspettative errate.
Non sarei cosi' categorico, dipende con chi parli.
Le persone a volte non hanno la minima voglia di capire delle
cose complesse, quindi il rischio e' che non entri assolutamente
nulla.=20
Certo, spesso semplificare significa distorcere, il mio punto e':
se voglio che qualcuno capisca devo parlare nel suo linguaggio,
se gli dovessi spiegare troppe cose non arriverei mai a nulla.
Poi aggiungo che non e' esattamente cosi', ma questo serve=20
per dargli un'idea.

> > Le analisi e le successive raffinazioni sono sempre virtualmente=20
> > infinite, bisogna decidere qual e' il livello *utile*.
>
> Il livello utile =E8 quello in cui si evita di male interpretare un
> fenomeno partendo da dati errati.
Qui non concordo minimamente:
il livello utile va definito di volta in volta in base agli obiettivi
ed alla situazione.

Facendo un esempio volutamente scemo:
se un bambino mi chiedesse dove sono i cammelli, risponderei
in africa..... eppure so benissimo che qualche cammello in giro=20
per il mondo c'e'.
Ma se quel bambino me lo chiede perche' vuole vederli dal=20
vivo, gli indicherei uno zoo e non parlerei dell'africa.
Nello stesso modo se lui mi chiedesse degli elefanti (nel primo
caso), sarebbe scorretto dire africa soltanto, ma parlerei pure
dell'india.
In questo caso dovrei dirgli che gli elefanti africani e quelli=20
indiani sono diversi tra loro?=20
Personalmente lo farei solo se *a lui* interessa.

Spero di aver reso l'idea dell'approccio dinamico che intendo.

A presto,

dott. Stefano Sirri
-------------------------------------------
Psicologo Clinico e Consulente Marketing
www.humantrainer.com

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