[Discussioni] [OT] Ancora un'altra interpretazione

Antonella Beccaria shalom a linux.it
Dom 15 Apr 2001 01:24:24 CEST


On Thu, 12 Apr 2001 18:22:21 +0200
Marco Ermini wrote:

> E comunque non esistono solo gli obblighi, ma anche i diritti. Se io
> sono il
> direttore di una rivista - prospettiva alquanto lontana - non e' che
> posso
> licenziare a piacimento o trattare come schiavi i miei dipendenti solo
> perche'
> la rivista la diffondo su CDROM anziche' su carta. E' giusto che *tutti*
> rientrino nelle regole. A me sembra una legge che interessa poco i

se parli di 'diritti' mi sa che hai sbagliato obiettivo. perché mi sembra
che tu stia parlando dei dipendenti di imprese editoriali, cioè
giornalisti, redattori o 'operatori dell'informazione' contrattualizzati
con quello che negli ambienti editoriali viene chiamato "articolo 1"
(leggasi in termini volgari come regolarmente assunto con contratto da
giornalista, per ulteriori riferimenti contrattuali vedasi
http://www.fnsi.it/fnsionline/documentazione/contratto/contratto.htm). non
si aggiungono diritti. anzi, il contrario.
l'accesso a forme regolarmente contrattualizzate è assolutamente chiuso.
la diffusione di lavoro atipico e flessibile è altissimo tra i
giornalisti, che solo tra i professionisti attualmente vede un tasso di
disoccupazione pari al 20 per cento.
e questo perché? per via di leggi che impongono un sistema di retribuzione
sì estremamente particolare, con contributi a casse previdenziali e
sanitarie private, ma che vedono un costo del lavoro, per gli editori,
proibitivo. le trattative in sede di rinnovo del contratto nazionale del
lavoro sono improntate a salvaguardare le élite giornalistiche attualmente
esistenti. e come ogni élite, impenetrabili. dunque gli editori non
assumono, ma cercano collaborazioni sottopagate, spesso affidate a forza
lavoro giovane e ancora poco professionalizzata, fossilizzandola su
argomenti stereotipati che non permettono di crescere dal punto di vista
della qualificazione.
le leggi, come quella attuale sull'editoria, non fanno che salvaguardare i
diritti di casta esistenti. non i diritti di chi lavora nell'ambito
dell'informazione. questa legge non fa che ribadire altre necessità, se
vuoi in secondo piano (ma non credo in secondo piano più di tanto) di chi
ci lavora nel settore. e le 'altre' necessità sono la riforma (se non
l'abbattimento) dell'ordine dei giornalisti, dell'accesso alla
professione, delle gerarchie professionali e dei livelli salariali.
insomma, di tutti l'edificio di leggi editoriali attualmente esistenti.
questa legge, i diritti non fa che calpestarli due volte: i diritti di chi
in rete costruisce senza registrare in tribunale e i diritti di chi invece
lavora in imprese editoriali.
bye
antonella

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