[Discussioni] "Il copyright è di destra, il copyleft è di sinistra" (pippone...)

Marco Ermini flug a markoer.org
Gio 6 Dic 2001 11:13:36 CET


On 05 Dec 2001 19:27:47 -0500
b&f team <bfteam a gnu.org> wrote:

[...]
> E' possibile 'implementare' cultura libera, responsabile e condivisa
> attraverso un modello incrementale dialetticamente aperto alle
> singolarità ? E' cioé possibile elaborare una nuova cultura attraverso
> un 'modello a bazaar' che componga creativamente e dialetticamente le
> interpretazioni derivate da 'cattedrali ideologiche' storiche e da
> 'idiosincrasie individuali' ? Può il risultato produrre sufficiente
> consenso da diventare una 'leva politica trasversale' alle formazioni
> attualmente in campo, cioè rappresentare davvero una cultura condivisa
> della libertà e della responsabilità ?

La risposta a queste domande non la conosco. Diro' un attimo di piu'. Prego
perdonare queste mie "impressioni" che riporto come escono dalla mia testa.

Proposito lodevole; tuttavia, diro' una cosa sulle prime due domande (la terza
discende, credo!). Il modello culturale a cui si brama "esiste gia'" o meglio
e' gia' stato ampiamente teorizzato e, storicamente, per quello che se ne sa,
in parte realizzato. E' la comunita' scientifica. Per questo nell'"Etica
Hacker" si accosta, alla metafora della cattedrale e del bazaar, quella
dell'accademia (o, secondo me, e' ancora piu' appropriata l'argomentazione di
Alan Cox circa il "town council" per cui si forma un "core team" di
programmatori - in contrasto secondo me col modello di sviluppo indicato da
Raymond). Gli scienziati hanno convenienza alla condivisione libera delle
informazioni. Tuttavia, le osservazioni di Rubini si innestano qui
correttamente: anche l'"Etica Hacker" ha il limite di essere, come molti libri
del genere... "romantico". Non siamo di fronte ad una "comunita'" particolare
e senza regole, siamo di fronte a qualcosa che si confronta quotidianamente
con una "concorrenza" seppur di tipo tecnico, che pero' subisce pesantemente
l'influsso del mercato capitalistico (come d'altronde la scienza, che deve
lavorare in funzione di cose che si possono vendere). GNU (che di per se' e'
una cattedrale ben piu' che un'accademia, o meglio un'insieme di cattedrali,
la cattedrale emacs, la cattedrale gcc ecc.) non e' certo insensibile al
mercato: lavora per fornire prodotti *concorrenti* - e' sempre stata la
filosofia di RMS, che seppur si atteggia a santone eremita (e si lava poco per
rinforzare questa idea ;-) e' pur sempre produttore di software in concorrenza
con quello proprietario, non produce quello che gli pare "liberamente".

In questo senso il progetto GNU e la sua "filosofia" hanno alcune
idiosincrasie col reale. Si puo' cominciare a parlare di software veramente
libero solo dopo che ci saranno tutti gli strumenti per creare un'alternativa
reale al software proprietario. Da questo momento in poi si comincia a parlare
di sviluppo realmente "libero", io creo un software perche' mi piace e mi
serve anche ludicamente; adesso le energie sono concentrate a spingere per
creare qualcosa di alternativo al proprietario. Ma forse non basta: il sw
proprietario ti portera' a ricercare sembre un'alternativa libera.

A livello culturale, ci saranno sempre i fautori del monopolio. La cosa strana
e' vedere Stallman o Torvalds che riproducono nel loro piccolo la stessa
esatta mentalita' dei monopolisti, quando in pratica impediscono ad altri se
non dopo moltissime pressioni di apportare modifiche sostanziali al loro
software che a loro non piacciano (e' assai noto come piaccia loro fare i
"ducetti" con i loro giocattoli). Al di la' di questo, la ricerca
biotecnologica avra' sempre contro gli integralisti cattolici; chiarito
questo, e' vero che una grande azienda cerca sempre di avere o di mantenere il
monopolio dei settori di mercato che e' riuscita a conquistare.

A livello politico, credo che queste idee si possano innestare, ma solo su un
terreno "fecondo". Se siamo ancora a cercare di mettere Stallman a destra o a
sinistra in parlamento (e' solo un esempio), vuol dire che siamo ancora troppo
indietro: non c'e' il terreno.



[...]
> 3. In Marco Ermini: la 'trascendenza' del circolo platonico e
> l' 'immanenza' del "mind-sharing".

Grazie per l'accostamento agli altri tre, mi pare eccessivo ;-), anche perche'
il sottoscritto non dice nulla che non sia gia' stato detto da altri


> :-)
> (Forse che l'eterogeneità dei possibili contributi e la possibile
> complessità delle loro interazioni suggerisce di preferire un 'sistema
> operativo culturale' a micro-kernel piuttosto che a kernel monolitico?
> :-)

Bisogna essere sicuri che il kernel carichi i driver ;-) e' la cosa che
importa...


[...]

> Non abbiamo capito se ti riferivi a noi; come detto, preferiamo
> cogliere i suggerimenti ed elaborarli piuttosto che accanirci nella
> rivendicazione di una ortodossia interpretativa.

Buona intenzione. Non credo che qui nessuno sia ortodosso, almeno per quanto
mi riguarda si tratta di opinioni "on-going" che si stanno confrontando e
costruendo. Poi pero' se non le difendi non hanno senso.


ciao

-- 
Marco Ermini
http://www.markoer.org
Perche' perdere tempo ad imparare quando l'ignoranza e' istantanea? (Hobbes)




More information about the discussioni mailing list