[Discussioni] Software libero ed economia
Stefano Maffulli
stefano.maffulli a milug.org
Gio 5 Lug 2001 09:53:47 CEST
Ciao Alex
On Wednesday 04 July 2001 22:09, Alex Malgaroli wrote:
> E' la prima mail che mando su questa lista, spero che questa mail non sia
> fuori tema rispetto all'argomento delle discussioni di questa lista, nel
> caso lo sia, perdonatemi, ma indicatemi dove possa discutere di questi
> argomenti.
> Perdonate in anticipo la lunghezza.
Appena arrivato e gia` due cose di cui farti perdonare :-)) No problem, per
stavolta.
<Preambolo>
Il contrario di "software libero" e` "software non-libero" o "software
proprietario". Il SL e` software commerciale quanto il software proprietario,
ovvero sono entrambi commerciabili.
</Preambolo>
[...]
> Quello però che mi preme far notare è come tutto ciò di cui si parla
> nell'articolo di Rubini è riferibile nella quasi totalità delle situazioni,
> software che finisce ad una azienda, dove il costo non imputabile a
> "licenze" finisce per essere costo di "consulenza" per l'installazione, la
> configurazione, l'assistenza ed - eventualmente - la personalizzazione.
> Quando però si volesse parlare di software per utenti, il discorso credo
> che sia difficilmente applicabile.
Non sono d'accordo con te, affatto. Analizza meglio la situazione dei
computer casalinghi e le politiche di licenze dei fornitori di software
proprietari: le licenze di software vengono vendute sottocosto su computer
casalinghi (bundled). Il software in bundle e` un complemento alla vendita
dell'hardware, ovvero ha un costo di cui si caricano gia` ora gli
installatori e i fornitori di hardware (che pagano mamma M$ per
pre-installare win e fanno pagare agli utenti un altra parte di quel costo).
La situazione, dal punto di vista economico, non cambierebbe minimamente se
fornissero macchine con software libero preinstallato: i costi di sviluppo
sarebbero a carico di chi vende ferraglia (come era all'alba dei tempi).
> Un utente non necessita di continua assistenza ma chiede "spot" alcune
> informazioni (supporto, aiuto, propone nuove funzionalità, ecc...). Questo
> comporta la difficoltà di capire quale sia il modo di far rientrare gli
> (elevati) costi dello sviluppo del "prodotto" (passatemi il termine) nelle
> altre attività (principalmente il supporto).
Esattamente, l'utente domestico non e` altro che un "pain-in-the-butt" ma
compra ferro, eccome... e ne compreranno/emo sempre di piu`: pensa ai
set-top-box, computer pervasivi, alle applicazioni di domotica ecc. Questi
saranno utenti domestici, compreranno hardware e speriamo che tutto il
software sia libero.
> Anche perchè si rischia di avere l'"effetto spirale" che sta affliggendo
> Netscape6/Mozilla: pochi lo usano perchè i siti si vedono male e i siti non
> si aggiornano perchè pochi lo usano.
Questo di Mozilla e` un discorso a parte. E il punto di partenza del "pochi
lo usano" e` perche` e` ancora troppo lento (ultima rel provata 0.8.x) :((
> Un "prodotto" per utenti (un client di posta, un applicativo alla Office
> ecc...) ha necessità di finanziamenti per procedere nello sviluppo (un
> prodotto come Office o StarOffice credo che abbia decine di anni uomo di
> lavoro dietro, infatti prima era commerciale ed oggi è supportato da Sun -
> che ha i soldi per poterlo fare).
> Il discorso qui rischia di allargarsi a dismisura. Credo però che i punti
> in cui lo si può riassumere siano i seguenti:
Non si allarga poi troppo: il modello di sviluppo del software libero e`
sostenibile anche per software destinato all'utonto. Altrimenti Ximian, KDE
ecc come farebbero a campare? Fintanto che il software da sviluppare ha
un'ampia base di potenziali utenti (alto grado di utilita`), ha senso
rilasciarlo come software libero, senza ombra di dubbio ormai (ci sono gia`
tanti esempi positivi).
> 1. Un software "libero" o "open source" (cercando di utilizzare
> l'interpretazione corretta secondo gli "standards") può non essere
> "gratis"? Può avere un meccanismo di "licensing" (pay-per-use,
> pay-per-install o cos'altro)?
Il software libero puo` essere venduto (e` software commerciale anch'esso).
Certo, nessuno puo` diventare Guglielmo Cancelli con questo business model.
Quanto ai meccanismi di licensing, direi che non si possono implementare
(andrebbero contro la liberta`) ma sei/siamo liberissimi di contribuire ai
progetti di sviluppo che usiamo giornalmente comprando gadget, versando
denari o comprando pizze per il sambateam.
> 2. Quanto è plausibile considerare differente il "binario" (e/o l'eventuale
> pacchetto di installazione) dal codice e quanto sarebbe quindi "forzato"
> rispetto alle licenze disponibii e approvate dall'OSI vendere il binario
> (facendo pagare il prezzo di una SW house che dai sorgenti ne costruisce i
> binari, cura lo sviluppo, l'evoluzione e la manutenzione e fornisce il
> supporto) e dare allo stesso tempo disponibilità del sorgente?
Ehm, e` contrario in toto allo spirito del software libero: lo sviluppo,
l'evoluzione, la manutenzione deve potere essere un'opera della comunita`
(che poi non sempre lo sia e` un'altro discorso). Il prezzo che si puo` far
pagare e` corrispondente al valore aggiunto sulla coppia sorgente/binario:
percio` pacchettizzazione, assistenza, installazione, tuning ecc.
> 3. E' possibile conciliare: libera circolazione del sapere e dei sorgenti
> dei software, proteggere la proprietà intellettuale di un oggeto software
> (sempre che sia plausibile considerare diversi due prodotti che fanno lo
> stesso mestiere es. mutt e pine) con la giusta remunerazione di chi ha
> svolto il lavoro di costruzione, manutenzione, ed evoluzione del software?
Proteggere la proprieta` intellettuale? Non esiste qualcosa definibile
"proprieta` intellettuale" di un singolo. Le conoscenze scientifiche vengono
(venivano) diffuse alla comunita` in modo che la comunita` ne avesse i
benefici. Deve continuare (ricominciare) ad essere cosi`. Ooops, questo
discorso si` che porta lontano :(
La giusta remunerazione per chi lavora non e` mai in discussione, sia chiaro.
Gli sviluppatori di samba non si nutrono solo delle pizze che gli mandano dal
mondo, e i meccanismi di remunerazione sono illustrati nei vari articoli
sparsi in rete.
> Per quest'ultimo caso, faccio l'esempio della casa: la vostra casa l'avete
> (se non vivete in affitto) pagata (e magari anche cara). Le tecnologie per
> la costruzione di una casa sono note, l'architetto e l'impresario non sono
> tenuti a sostenere costi di brevetti ma solo costi di materiale e mano
> d'opera (compresa la loro).
esatto.
> E' possibile confrontare la produzione di software con l'esempio della
> casa?
Non sono paragonabili. L'industria del software tradizionale si paragona ad
un'industria manufatturiera, ma e` un paradigma sbagliato: i bit sono tutti
uguali agli altri e la differenza tra copia e originale non esiste, la
replicabilita` non ha dei costi. I meccanismi di determinazione dei prezzi
nel mondo materiale e` dipendente dalla scarsita` del bene (oltre che dal
grado di utilita` e dai costi di produzione-- ma ormai il fattore piu`
importante e` la scarsita`, indotta artificialmente--).
La scarsita` nei bit non esiste "naturalmente", ma viene indotta, togliendo
la liberta` alla popolazione (giusto per non ripetere la parola "comunita`" e
passare per comunista).
> Il tempo delle persone e i costi di progettazione, seppur basate su
> tecnolog ie note e disponibili, tengono in conto le competenze delle
> persone (così come non tutti possono improvvisarsi architetti o geometri,
> non tutti possono improvvisarsi informatici), il loro lavoro ed il tempo
> impiegato nella realizzazione.
Infatti anche i programmatori vengono retribuiti, mica si vive di aria. E
SOLO chi ha le migliori competenze lavora: qui entra il discorso
meritocratico e liberale. Con il software libero non esistono trucchi
(fidelizzazione del cliente, sporchezza del codice e bug non schiacciati,
formati di file proprietari, ecc) che l'industria usa per impedire di passare
alla concorrenza. Ma questo discorso mi pare che sia nell'articolo di
Alessandro.
> Vi chiedo scusa per essermi presentato con un malloppino così pesante ed
> indigesto.
BUUUUUUURP! Digerito AHR AHR AHR AHR AHR AHR
sorry
salut
stef
--
Stefano Maffulli aka Reed | Milano Linux User Group
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