[Discussioni] Proposta per pubblicizzare il softwarelibero
Marco Ermini
markoer a markoer.org
Mer 12 Set 2001 00:41:39 CEST
Il Thu, 6 Sep 2001 22:23:23 +0200, Andrea Capriotti
<capriott a gulliver.unian.it> scrisse:
> On Thu, Sep 06, 2001 at 03:38:34AM +0200, Marco Ermini wrote:
> > > In
> > > questa ottica il software libero, e la filosofia che c'e' dietro, sono
> > > un esempio di comportamento socioeconomico da imitare anche in altri
> > > settori produttivi.
> >
> > hmm.... questo lo dovresti argomentare, perche' e' veramente "tirato li'",
> > visto che il software e' una merce molto particolare che ben poco ha a che
> > fare con tutte le altre che ci circondano... anche se immagino che sia una
> > discussione che ha assai poco a che fare con questa lista e che quindi
> > immagino sia opportuno evitare ;-)
> Oltre all'editoria io mi riferivo, in particolare, al settore
> farmaceutico e agro-alimentare. Il metodo di ricerca, produzione e
> distribuzione sta provocando restrizioni della liberta' simili a
> quelle generate dal software proprietario.
Rispondo solo qui a Carlo, Domenico, Andrea Capriotti ed Andrea Gnesutta, ve
lo dico, stringatamente per non annoiare nessuno con discorsi *forse* inutili,
e d'altra parte dilungandomi inevitabilmente per aver riunito 4 risposte che
almeno per me non servono ad un gran che' - infatti avevo detto a priori
che si trattava di questioni "poco attinenti", tuttavia il "simpaticone" di
turno ha voluto farmi il predicozzo... al "simpaticone" suddetto (sia
beninteso senza offesa, non lo conosco personalmente e quindi non riesco a
ricambiare l'astio, il senso di superiorita' e la supponenza che sembra
nutrire nei miei confronti, anzi potrei pure offrirgli una cena per discutere
a 4 occhi che si fa meglio, se gli va, no problem) e a qualsiasi altra cosa,
non rispondo ulteriormente perche' non mi sembra utile per vari motivi... e
perche' in fondo "rispondere" mi interessa il giusto (sicuramente meno di
ascoltare, pardon leggere).
Andrea Capriotti: non credo proprio che il software proprietario sia stato
l'*origine* del sistema capitalistico di produzione e distribuzione delle
merci, anzi direi che quest'ultimo e' nato qualche secolo prima
dell'informatica... (quella frase "[...] simili a quelle generate dal
software proprietario" sembrava indicare che e' il software proprietario che
ha generato delle restrizioni...). Perdonami tanto ed ignorami se ho capito
male io.
(Partendo da) Carlo: capisco cio' che dici ed, appunto, il discorso e' che
scrivere software *e'* produrre una merce *oppure* creare arte, nel senso che
puo' essere o non essere arte ma in ogni caso *e' sempre* merce. Nella nostra
societa', tutto e' merce, nel momento che viene prodotto per generare la forma
di sostentamento dell'individuo che lo produce. Se poi diventa arte o meno
credo sia difficile da dire, anche se la equipari a produziona artistica, in
ogni caso anche gli artisti oggi producono a gettone per le gallerie, insomma
non credo si possa tornare al tempo di Dante Alighieri e Torquato Tasso ecc.
Insomma, che ci piaccia o no, anche il free software e' volgare merce, che poi
venga distribuito "gratuitamente" o con annesse e connesse tante belle
filosofie, beh a me pare sinceramente che questo sia soltanto un corollario
che al limite puo' aiutare la diffusione tra gli "idealisti" (pero' come
dicevamo a proposito dello spot noi idealisti purtroppo siamo in minoranza
rispetto a coloro che vedono il PC solo come uno strumento di lavoro come gli
altri, viviamo circondati da consumatori incalliti senza passioni che hanno
poco tempo per la propria famiglia, figuriamoci se hanno tempo di
appassionarsi alle questioni "dei computer"!).
Il fatto che siamo "informatici" di mestiere non deve indurci nell'errore di
trasporre indebitamente una soluzione che nel nostro campo sembra valida ad
altri campi (che magari conosciamo meno?).
Inoltre, se mi passate una piccola osservazione (che butto li' e non commento
ulteriormente, tanto mi pare di aver capito che quando siamo allo scontro
ideologico e' difficile venirsi incontro, e per il resto, amen, non credo
morira' nessuno ;-):
L'"open source" e' merce che si vende tramite un mezzo di merchandising piu'
efficace delle associazioni piramidali, Herbalife gli fa un baffo, ed essendo
gratuito fa girare un tot di soldi attraverso canali collegati; il "free
software" e' l'alimentatore dell'"open source", bada bene che non si rinnegano
a vicenda salvo che per un paio di tizi che IMHO, per motivi di scazzi
che sanno molto di personale, si sono messi a teorizzare presunte differenze
ideologiche (la famosa polemica di Stallmann sul "GNU/Linux" anziche' "Linux",
che ha lasciato assolutamente indifferente una persona intelligente come
Torvalds, per me era piu' che altro frutto dell'invidia personale dell'uno
rispetto a quella acquisita dell'altro; o la polemica di Perens verso Raymond,
chiunque non avesse gli occhi foderati di prosciutto vedeva l'invidia del
primo nei confronti del secondo che era molto piu' "seguito" dalla comunita'.
Mi sbagliero', ma per uno che si e' quasi laureato in filosofia e che ha
abbandonato con la tesi gia' fatta perche' vedeva certe strumenti culturali
utilizzati, anziche' come "bisturi" per dissezionare ed analizzare la realta'
che ci riguarda (quindi la pratica anche quotidiana) come strumenti per scazzi
sofistici (oltre al fatto che la laurea in filosofia non mi serve ad una cippa
emerita!), molte tesi sulle differenze tra "free software" ed "open source"
sembrano veramente pretesti di divisione. D'altronde l'umanita' ha sempre
cercato modi per dividersi su questioni infime e non c'e' nulla di nuovo,
l'importante e' non essere ipocriti, perche' e' facile sparlare di chi con il
free software ci fa i soldi (e non mi sembra una novita', basti pensare alla
RedHat, che pure come distro e' tradizionalmente attenta a scegliere, dove
possibile, software free), e poi mangiare dallo stesso piatto in cui si sputa.
Mi pare, a propisito di questo, che nel mondo del free software italiano ci
siano delle posizioni ultra-intransigenti (si veda cosa e' successo
recentemente sulla ML dei LUG di ILS circa il "LinuxDay") che secondo me sono
da una parte controproducenti *per tutti*, da un'altra ipocrite per il motivo
suddetto del piatto, di chi ci mangia e di chi ci sputa. Chissa' perche',
quando si dice nella comunita' del "free software" che gli sviluppatori di
software "free" piu' importanti sono pagati dalle distro di Linux, c'e' una
reazione generalizzata a dir poco isterica!!!, eppure e' un dato di fatto...
Augh. Non ne abbiate a male, per quanto e' limitato questo e' il mio pensiero.
Anche se non lo condividete, magari potete pescarci qualche osservazione utile
(magari).
> Anche io li ho letti, ma credo che Marco a volte faccia
> confusione tra Open Source e Sowtware Libero,
> o che stia postando alla lista sbagliata ;-)
Ci tengo a ribadire che tal discorso non volli iniziarlo io, ma non ha
importanza ;-)
> Quando dice:
> "Si sta parlando di pubblicizzare un modello economico e di
> mercato" e
> "comunque stai sempre parlando di un modello di business versus un altro
> modello di business."
> e ancora:
> "deve attirare le persone *ovviamente* imperniandosi sul fatto che il sw
> libero e' gratuito ma
> in qualche modo facendo "intravedere" che dietro "free as free beer" c'e' di
> piu'"
> E' in contrasto con il documento di definizione di SL:
> "'Free software' is a matter of liberty, not price. To understand the
> concept, you should think of 'free' as in 'free speech', not as in 'free
> beer'"
> e piu' avanti:
> "When talking about free software, it is best to avoid using terms like
> 'give away' or 'for free', because those terms imply that the issue is about
> price, not freedom."
Anche preso letteralmente, il mio discorso non e' affatto in contraddizione
con le citate tavole dei comandamenti, almeno cosi' mi pare.
Tratte Alessandro Rubini, credo che abbiate preso le mie osservazioni
decisamente "sottogamba" (scusate la presunzione). Non mi interessa essere
edotto sulle nozioni elementari della vostra (nostra) Bibbia (riesco ancora a
leggere i siti Internet, pure in inglese! e pure posso acquistare "The
Cathedral and the Bazaar" e pure altri libri tramite Amazon, se non altro li
scarico dalle tasse ;-). Il mio interesse e' vedere anche oltre la lettera di
certe fumose polemiche; saro' accessivamente pragmatico, come dice Alessandro,
ma mi interessano molto piu' le implicazioni pratiche di certi atteggiamenti.
Ben venga l'ideologia e la Bibbia se serve a qualcosa, ben inteso.
> E la liberta' non e' certo un business o un modello economico.
Anche qui, mi cadi nel "tranello" che ti avevo posto ;-)
Non confondere la "liberta' dell'uomo" (e qui si parla di "cose grosse",
etica, filosofia ed altre amenita') con la molto piu' limitata e circoscritta
liberta' del software. Il software libero non crea uomini liberi perche'
continui a vivere nella stessa societa' di prima, ed estendere il modello del
software libero ad altri settori (ammesso e non concesso 1-che si possa fare,
2-che questo cambi realmente le carte in tavola) non cambiera' la sostanza
triste della nostra societa' triste.
E bada bene, chiunque abbia in mano minimi strumenti di critica sa che la
"liberta'" di Stallmann e' la stessa "liberta'" di Adam Smith, cioe' liberta'
di scambio per le merci (in questo caso il software), e tu sai cosa significa
nella nostra societa' "liberta'": le merci libere di circolare, gli uomini non
altrettanto liberi delle merci... anzi gli uomini che si muovono (agiscono,
pensano, consumano) come merci.
Il rischio che vedo moooolto diffuso e' quello di costruirsi una
"Weltan-schauung" (una "visione del mondo") a partire dalla filosofia GNU.
Attenzione a circoscrivere le idee e le aspirazioni di GNU al solo mondo
dell'informatica, altrimenti, si fa un grosso pappone di cose che NON CI
AZZECCANO NULLA L'UNA CON L'ALTRA, la distribuzione del software con il
mercato globale delle merci e degli uomini, le mailing-list con la politica
ecc., tant'e' che qualche pazzo voleva candidare Linus Torvalds a Presidente
degli USA... dietro c'e' la stessa forma mentis.
Attenzione a non procedere per metonimie, ovvero estendendo il campo semantico
di un concetto a significati impropri.
Spero che l'associazione del "software libero" non sia ricettacolo di delusi
dalla "caduta delle ideologie" perche' non andrebbe lontano. Non sto alludendo
a nessuno in particolare, parlo in senso generale. Spero di essermi spiegato e
non essere frainteso...
Umilmente, senza la pretesa di aver detto l'ultima parola...
ciao a tutti
--
Marco Ermini
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