[Discussioni] [ferry.byte a ecn.org: [cyber~rights] [Fwd: [tacticalmedialist]VERIO/NTT INTERNET]]

AARG!Anonymous remailer a aarg.net
Mar 24 Dic 2002 14:31:28 CET


Ciao a tutti,

così lo mettiamo nella galleria degli orrori del DMCA (anche se pare che
ci siano imprecisioni).

----- Forwarded message from _ <ferry.byte a ecn.org> -----

Date: Mon, 23 Dec 2002 20:26:54 +0100
From: _ <ferry.byte a ecn.org>
To: cyber-rights a ecn.org
Subject: [cyber~rights] [Fwd: [tacticalmedialist]VERIO/NTT SCONNETTE THE THING NEW YORK DA
 INTERNET]



-------- Original Message --------
Subject: [tacticalmedialist]VERIO/NTT SCONNETTE THE THING NEW YORK DA 
INTERNET
Date: Mon, 23 Dec 2002 20:00:03 +0100
From: tactical a tmcrew.org
To: tacticalmedia a squat.net

per aggiornamenti e links
http://www.thething.it

23 Dicembre 2002,




VERIO/NTT SCONNETTE THE THING NEW YORK DA INTERNET
Su pressione del gigante Dow Chemical per un sito parodia realizzato dagli
Yes Men


Il provider di banda alta Verio, di proprietà della giapponese NTT, ha
deciso di rescindere il suo contratto commerciale con il provider thing.net.
La decisione - comunicata verbalmente dagli avvocati di Verio al chairman di
The Thing Wolfgang Staehle sarà esecutiva il 28 Febbraio e provocherà la
sconnessione dello storico server di artisti ed attivisti newyorkesi da
Internet. Attualmente The Thing ospita centinaia di siti di artisti, ma
anche di istituzioni artistiche prestigiose come il MoMa, il PS1, network
come Nettime e collettivi di base come Tenant (a sostegno degli inquilini
newyorkesi), gruppi di attivisti come RTMARK) ed Electronic Disturbance
Theater (http://www.thing.net/~rdom/) e case editrici come Autonomedia.

DOW CHEMICAL VS YES MEN

La vicenda ha inizio il 3 dicembre, quando un gruppo di attivisti che si
fanno chiamare gli Yes Men mettono online il sito dow-chemical.com. Si
tratta di una parodia del sito ufficiale della Dow Chemical, corporation che
ha recentemente assorbito la Union Carbide, responsabile dei circa 20.000
morti seguiti al disastro di Bhopal del 1984. Nel falso comunicato stampa
che accompagnava il lancio del sito, la Dow spiegava le ragioni per cui l'
azienda è responsabile unicamente verso i suoi azionisti e non verso i
cittadini e il territorio indiano.

Alla parodia, la Dow reagisce con scarso umorismo. Il giorno successivo
invia una notifica basata sul Digital Millennium Copyright Act (DMCA) al
provider di banda alta Verio. Come già avvenuto in passato, Verio si rivolge
immediatamente a The Thing, che ospita il sito degli Yes Men. Non trovando
immediata risposta, lo chiude "preventivamente" sulla base dei poteri
conferitigli dal DMCA. Il giorno dopo gli Yes Men decidono di rimuovere le
pagine contestate e The Thing può tornare online. Ma l'offensiva della Dow
non si ferma. Il 6 Dicembre la corporation entra in possesso del dominio
dow-chemical.com, facendo pressioni sulla società di registrazione
gandhi.net. Nel giro di poche ore i contenuti di dow-chemical riappaiono su
un server australiano, tutt'ora attivo, insieme a decine di altri mirror.

Ma Verio non è soddisfatta. E dopo aver ricordato a The Thing le precedenti
violazioni del DMCA (come nel caso della Toywar quando il provider venne
chiuso per tre ore) decide di terminare unilateralmente il suo contratto con
The Thing. E' bene ricordare che questa decisione non segue alcun ordine
della magistratura, ma viene assunta dal"padrone di casa" sulla base di un
regolamento interno che non può essere contestato dall'inquilino.

A questo punto a The Thing restano circa due mesi per trovarsi un altro
provider di banda alta.

LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA

La risposta di The Thing sarà comunque ampia e differenziata, sia sul piano
tecnico che legale. In primo luogo il network intende acquistare
direttamente un pacchetto di numeri IP da ARIN.net, l'organizzazione che li
distribuisce. Al momento The Thing utilizza 255 indirizzi IP che vengono
forniti da Verio. Essendone il padrone, Verio può sospenderli in ogni
momento, sulla base di una semplice lamentela inviata da un'altra
corporation. Per questo, The Thing sceglie la strada dell'autonomia e si
appresta ad acquistare un pacchetto di 4096 numeri IP che distribuirà su una
quindicina di provider di banda alta diversi. In questo modo sarà
praticamente impossibile chiudere il network sulla base di una semplice
lamentela.

Tuttavia l'indipendenza ha un prezzo. Il costo dell'acquisto una tantum dei
4096 IP è di $5000; dopodiché costeranno $5000 l'anno per poter essere
mantenuti. Il costo dello switch al nuovo gruppo di indirizzi sarà di altri
$5000 circa e lo start-up per i nuovi provider di banda alta è stimato in
circa $10,000. Il costo totale ammonta a circa 25,000 $.

Per questo Thing.net ha messo online UNA PAGINA PER LE DONAZIONI tramite
PayPal.

In secondo luogo The Thing fornirà una risposta sul piano legale per
contestare la decisione di Verio. Il suo carattere lesivo del diritto di
libera espressione e dello stesso business di The Thing è stato denunciato
dal Direttore Esecutivo di The Thing Wolfgang Sthaele. Ricardo Dominguez,
fondatore dell'Electronic Disturbance Theater e Senior Editor di The Thing
avverte: "Gli attivisti continuano a sentire gli effetti delle minacce
legali infondate da parte di grosse corporations, che possono intimare ai
siti la cancellazione solo attraverso una lamentela al provider di banda
alta. Se Thing.net sarà capace di reperire i fondi per comprare un blocco di
IP, si creeranno le condizioni per un porto sicuro per le voci alternative,
garantendo che alle lamentele legali seguano dei giusti riscontri, prima che
gli avvisi di sgombero vengano consegnati".

Links Utili

THE THING NY
THE YES MEN
DOW PARODY


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