[Discussioni]Cara commissione Meo...
Alfonso Fuggetta
Alfonso.Fuggetta a polimi.it
Gio 26 Giu 2003 17:05:09 CEST
Ho buttato giù alcune note. Mi accorgo rileggendo il testo che via email non è facile spiegarsi, specie se non c'è il tempo di scrivere un testo organico e completo.
Per cui, troviamoci e parliamone (vedi conclusione di questa mail).
> 1- Pacchetti vs Software Custom.
> Cosi' si dividono i produttori di software in produttori di
> serie A e produttori di serie B.
Non c'entra niente la serie A e B. Sono cose diverse, non di pregio differente. È come confrontare apple and oranges.
> Da cosa si evince se un software e' un pacchetto o no? Dalla
> presenza di un imballaggio?
No, dal capitolato di gara!
La PA non compra al supermercato. Deve fare un capitolato e una gara. Se nel capitolato scrivo che voglio una soluzione custom (per esempio per l'anagrafe tributaria), indico che compro servizi di sviluppo e la soluzione corrispondente (il sorgente). Lo scrivo prima ancora di sapere chi partecipa. E, come continuo a ripetere, in questi casi l'AIPA si assicura che la proprietà del codice sia della PA appaltante, come è straovvio che sia.
Se un fornitore ha già una propria soluzione che vuole rifilare alla PA, comunque deve darla secondo quanto previsto dal capitolato e quindi come sorgente. Il suo vantaggio è che presumibilmente abbasserà il prezzo in quanto non deve partire da zero.
Tenete presente che di norma, prima di fare una gara, si fa uno studio di fattibilità proprio per vedere se ci sono pacchetti che possono risolvere il problema oppure se bisogna pensare ad uno sviluppo custom.
> Anticipo la risposta: da chi ha scritto le specifiche.
> Se la PA trova la risposta alle sue esigenze in un prodotto
> fornito da una specifica casa (o sperabilmente due o tre)
> allora e' pacchetto se no se e' la PA a dettare le specifiche
> e' software custom.
Non capisco. Quale sarebbe la cosa brutta? È nelle cose che ci sia una sola anagrafe tributaria e quindi serva software custom. O una sola Banca d'Italia o un solo casellario giudiziario. Ma anche nelle banche e nelle imprese c'è una marea di software custom. Perchè questo sarebbe negativo? E perchè è negativo che se c'è un pacchetto di contabilità per piccoli comuni (magari open source) che fa al caso mio lo usi invece di sviluppare ex-novo una soluzione custom? È ovvio che se ho un problema replicato su molti potenziali clienti (la contabilità dei comuni), ci saranno soluzioni pacchettizzate (open source o proprietarie), altrimenti è giocoforza avviare un processo di sviluppo di software custom (l'anagrafe tributaria). E in questo caso il software risultante è di chi paga. Mi sembra ovvio.
> E se il pacchetto viene adattato alle esigenze specifiche cos'e'?
> Pacchetto? Custom?
Dipende dal capitolato. Se il capitolato dice che voglio comprare un software ad hoc per me, il fornitore può anche partire da un suo pacchetto, ma alla fine deve darmi il prodotto secondo quanto previsto dal capitolato. Se pago uno sviluppo custom mi DEVE dare il sorgente.
> E se di fronte ad un capitolato per un software custom una
> azienda afferma di avere pronto pronto un pacchetto proprio
> con le caratteristiche richieste che si fa? Si esclude il
> fornitore? Lo si ammette pero' siccome e' un "pacchetto" la
> PA non richiede piu' il sorgente?
Deve consegnare il prodotto secondo quanto previsto dal capitolato. Se quell'azienda non può o non vuole dare il sorgente e la gara prevede l'acquisto del sorgente, quel signore non partecipa. Il capitolato, da un punto di vista tecnico, è l'allegato al contratto. Anzi, in fase di bando della gara si devono rendere pubblici tutti gli strumenti contrattuali perchè l'oggetto di gara deve essere definito.
Io ho fatto l'anno scorso il commissario della gara per il sistema informativo del ministero della sanità. In quel caso I fornitori che partecipavano alla gara dovevano fornire una soluzione per il sistema sanitario nazionale. Ovviamente non ci sono pacchetti per fare queste cose, oppure ci sono semilavorati. Si tratta, appunto, di sviluppi custom.
La cosa è andata così. La PA sottomette il capitolato all'AIPA che lo approva con eventuali modifiche. Il capitolato dice cosa si vuol comprare e a quali condizioni. Il capitolato viene pubblicato e le aziende interessate presentano la loro offerta che deve essere conforme a quanto previsto dal capitolato. Poi c'è l'aggiudicazione. Su cosa si basa la gara cioè la valutazione della commissione di gara nel caso di software custom?
Su quanto dice il singolo fornitore circa
- Architettura tecnologica proposta (qui si citano le piattaforme sulle quali verrà sviluppata la soluzione, cioè "pacchetti" quali Linux, VM, Unix o Windows, ..., J2EE, .Net).
- Qualità delle risorse umane utilizzate nello sviluppo.
- Costo unitario effort (per esempio per punto funzione o semplicemente mese/uomo).
- Esperienza nel settore applicativo.
...
...
Nel caso della sanità hanno vinto IBM, FINSIEL e Engineering che al termine del loro lavoro (in realtà è un processo incrementale) consegneranno al ministero il codice sorgente delle applicazioni sviluppate. In quel caso, la piattaforma di sviluppo credo fosse J2EE.
> E quanti clienti occorrono perche' un pacchetto di possa dire tale?
> 50? o forse bastano 45, 40, 30, 20, 10 (come i giusti in
> Sodoma - cfr Genesi 18)? E se quel pacchetto fosse stato
> creato ad arte per la PA richiedente?
È chi se ne frega! Se nel capitolato dico che compro software custom, compro I sorgenti di una soluzione che al termine della procedura di gara risulta la più conveniente. Non è una trattativa continua dove arriva tizio o caio e mi fa una proposta in base alla quale poi decido di testa mia che fare! Il capitolato è fatto prima che I fornitori presentino le loro offerte e sono I fornitori che si devono adeguare al capitolato.
> Non si possono chiedere garanzie diverse, sia l'industria sia
> il sarto devono dirci di quale tessuto e' fatto l'indumento
> per evitare allergie o anche solo per rammendarlo
> correttamente qualora fosse necessario.
Se è software custom I sorgenti sono miei e sono tutelato per definizione. Per I pacchetti il problema, come abbiamo scritto nel doc, esiste e abbiamo proposto che ci sia da un lato la piena e non fittizia ispezionabilità del codice e dall'altra il fatto che la PA sia tutelata nel caso il fornitore non dia più supporto su un prodotto dato con licenza temporalmente illimitata.
> 2- Value for money.
> Mi sarebbe piaciuto vedere nero su bianco i campi nei quali
> e' obbligatorio l'uso del software a sorgente aperto.
Evidentemente ci muoviamo su piani completamente diversi. Ma se dico che il software custom deve essere mio e che I pacchetti devono essere ispezionabili, in quali casi non vedo il codice sorgente? Mi spiega concretamente e non in astratto dove si manifesta il rischio per la democrazia o cose simili?
Che poi ci siano soluzioni tecniche, open o no, che non funzionino è un altro discorso. È ovvio che l'amministrazione deve tutelare il cittadino, ma lo può e deve fare in entrambi I casi, sia con software proprietario che open.
Sulla questione del value for money, non capisco quel che vuol dire. Mi avete bocciato l'esempio delle auto straniere e poi mi dite che nel comprare il software non conta il discorso del ritorno dell'investimento. Allora, obblighiamo a comprare solo auto italiane. È lo stesso identico ragionamento. Nel vostro caso voi dite che l'interesse è la trasparenza e la democrazia (che per me sono comunque da tutelare e tutelabili); nel mio caso l'interesse è la difesa dei posti di lavoro e del benessere di una larga fascia della popolazione che vive del lavoro in quel settore. In entrambi I casi non stiamo considerando il value for money. Perchè per voi non deve valere e per me si?
>
> 3- Memorizzazione o divulgazione dei dati in formato "anche" aperto.
> Perche' anche? perche' non solo aperto? e in caso di
> difformita' quale dei due fa testo?
Signori miei, ma quale è il problema? Se un documento viene messo su un sito in formato HTML, perchè non può ANCHE essere messo in PDF per quei tanti servi degli americani come me che sono comodi con PDF? Una volta tutelato chi non vuole usare PDF (o Office) perchè mai non si dovrebbe dare la possibilità anche di utilizzare prodotti di larga diffusione? Ogni volta che sento questa cosa rimango stupefatto perchè non capisco. L'obbligo che abbiamo proposto è che ci sia un formato aperto. Il resto è opzionale. Perchè diavolo dovrei negare in partenza questa possibilità una volta che obbligatoriamente ho previsto almeno un formato aperto?
> Questo articolo fornisce il carisma dell'ufficialita' alla
> forma proprietaria e questo non mi va. Occorre emendare
> l'articolo con la dicitura almeno "in caso i documenti
> risultino differenti fa testo quello in formato aperto".
Quest'ultima espressione da lei usata va benissimo, non c'è problema. Ma chi credete abbia interesse a mettere in linea un documento PDF diverso da quello HTML? È ovvio che si tratterebbe di un errore. Comunque mi va benissimo quello che dice lei per evitare qualunque ambiguità, ma la sostanza è che salvaguardato il diritto ad accedere alle informazioni in un formato aperto, non si capisce per quale motivo dovrei vietare di usare anche (e non in sostituzione) formati di uso comune.
> Questo tra l'altro evita casi anomali di pubblici
> amministratori che pensano di soddisfare il dettato di una
> futura norma che recepisca il documento della commissione
> semplicemente tenendo una copia "ASCII text" di tutti i
> documenti anche complessi (perdendo immagini, formule e quant'altro).
Adesso non ci prenda per deficienti. È ovvio che deve essere il doc completo. Non per niente ho chiesto a Microsoft di farci sapere se effettivamente la versione nuova di Office salva TUTTO il documento in XML. E comunque a quel punto la palla passa alla microsoft di turno. Se non sono in grado di garantire il salvataggio di un documento Word in un formato open, vuol dire che non si potrà usare Word per scrivere quel doc.
> Avrei ancora mille cose da dire, ne metto qui alcune per punti:
> * Occorreva indicare che verso le pubbliche amministrazioni
> vige il divieto di vendita combinata hardware/sistema
> operativo o software in genere.
Questo è indipendente dal software open source. È una buona prassi. Noti che noi abbiamo invece sottolineato un problema grosso che è quello della non trasferibilità delle licenze. Spesso alcuni fornitori non permettono di far passare le licenze da una macchina ad un altra oppure di cambiarne la titolarità. Questo è un delirio, per esempio, in tutti I casi di esternalizzazione della gestione del parco PC (fleet management). Nel report indichiamo che la PA non deve accettare limiti di alcun tipo alla trasferibilità delle licenze.
> * La scuola deve sempre essere super partes e mai fare
> pubblicita' a prodotti di singole case produttrici. Occorre
> mostrare piu' tipi di strumento per ogni funzionalita'.
Questo è scritto nel report. Forse non con le parole che usa lei, ma nella sostanza mi sembra proprio lo stesso principio.
> Conludo dicendo che e' sotto gli occhi di tutti che il
> mercato dell'informatica oggi non e' realmente
> concorrenziale. Ci sono regimi di semi-monopolio e questo non
> riguarda solo la famosa software house di Redmond.
E cosa avremmo dovuto scrivere? È vietato comprare Office? E invece CICS della grande mamma IBM sarebbe comprabile, visto che non ci sono alternative libere, oppure è vietato comprare anche lui?
Che vuol dire? Che a IBM che investe in Linux e Apache è permesso fare concorrenza a Microsoft e, allo stesso tempo, le è permesso tenersi ben stretto e chiuso il super-redditizio mercato dei mainframe dove nessuno è in grado di investire? È questa la concorrenza? Cosa vuol dire in concreto quello che dice lei?
Io penso che il movimento del software libero, con il quale condivido tante motivazioni ideali, farebbe un salto in avanti enorme se accettasse di confrontarsi con I problemi reali cercando soluzioni e non solo proponendo principi astratti. Credo sarebbe utile per tutti, soprattutto per valorizzare il vostro patrimonio di competenze. Sfruttiamolo per affrontare problemi dei quali nessuno oggi si occupa, come per esempio il caso del Minsitero del lavoro che ho citato in una precedente mail. Credo che daremmo un enorme contributo al sistema paese. Se pensate che solo l'ultima gara del SIL vale 45 milioni di euro! Altro che I 19 (non 150) spesi in sistemi operativi!
Alfonso
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