[Discussioni] Intervento di Assoli su Decreto Urbani
Roberto Galoppini
galoppini a acmesolutions.it
Mer 7 Apr 2004 11:58:21 CEST
Lunedì pomeriggio sono intervenuto a nome di Assoli nell'ambito delle
audizioni in merito al Decreto "Misure di contrasto alla diffusione
telematica abusiva di opere cinematografice ed assimilate".
Nel 'lotto' di interventi dove ho partecipato erano rappresentate le
seguenti associazioni: Adiconsum, AltroConsumo, UnaRete ed Assoli, più
un'altra di cui non ho capito il nome.
In particolare mi ha colpito l'intervento di AltroConsumo, nella persona
di Marco Pierani, che ha fatto un intervento lungo, preciso ed efficace
affrontando tutti gli aspetti che ruotano attorno alla questione (norme
europee, presunta incostituzionalità, etc), sollecitando l'onorevole
Franca Chiaromonte (DS) sulla necessità di prendere una posizione "senza
se e senza ma".
La Carlucci nel corso del dibattito ha spiegato la sua posizione, che
però non verrà raccolta dall'attuale decreto come lei ha tenuto a
precisare, circa l'ipotesi di far pagare i supporti, fornendo esempi di
altri casi analoghi (lettori vhs, cd, etc).
Circa il carattere di urgenze del provvedimento la spiegazione fornita è
stata che il fenomeno della condivisione illecita di file audiovisivi ha
avuto un'impennata da quando si è diffusa la disponibilità di
connettività a larga banda.
Di seguito l'intervento:
L'Associazione Software Libero si occupa di promuovere e diffondere il
Software Libero, altrimenti detto Open Source.
Questa premessa per spiegare qual'è il punto di vista dell'associazione
in merito al decreto.
Internet infatti si è sviluppata utilizzando protocolli di comunicazione
"end-to-end", cioè con una architettura di
rete che non consentiva ai provider di impedire l'erogazione di
contenuti o servizi.
In questo modo attraverso la rete gli utenti hanno cooperato creando
programmi liberi, dando vita ad idee
ed applicazioni cui tutti potevano accedere; quando utilizziamo la posta
elettronica quasi sicuramente la nostra email passa da un server di
posta open source, come quando navighiamo nella quasi totalità dei casi
il Web Server cui stiamo accedendo è basato su software libero, la
stessa esistenza di Linux non sarebbe stata possibile senza Internet.
Questo per ribadire che la rete non è un disvalore, ed il fatto che sia
"incontrollabile" come ha detto giustamente l'on. Carlucci, ha permesso
che utenti e programmatori sviluppassero e condividessero risorse
comuni, accessibili a tutti.
Noi riteniamo che questo valore, rappresentato dalle comunità di utenti
che attraverso il peer-to-peer scambiano file, comunicano e condividono
informazioni, permetta di sviluppare e condividere conoscenza.
Le reti di computer sono divenute vere e proprie "reti sociali", dove
l'individuo trova sostegno, informazioni e senso di appartenenza, e noi
riteniamo che, come dimostrano alcuni studi condotti, il rapporto tra le
comunità di utenti che scambiano file audiovisivi o musicali e i
detentori dei diritti di sfruttamento commerciale di tali opere possa
essere quello un "gioco a somma positiva", dove non c'è un solo
vincitore, ma entrambi i soggetti hanno vantaggi.
Infatti nei gruppi di interesse il valore scambiato, la conoscenza,
diventa uno strumento di marketing, attraverso il quale gli artisti si
fanno conoscere da nuovi utenti, aumentano la loro esternalità ed
attraggono nuovi acquirenti.
Se guardiamo al caso dell'iniziativa itune della Apple, vediamo che
l'offerta può ricavarsi nuovi spazi proprio
sulla rete, veicolando commercialmente i propri prodotti proprio laddove
è possibile trovare le stesse risorse gratuitamente (ma non senza
"costi" quali il tempo per necessario per il reperimento della
risorsa, i rischi associati, etc).
A nostro giudizio esistono quindi i presupposti perché possano
coesistere queste due 'anime' della rete, quella aperta alla
condivisione di informazioni e allo sviluppo della conoscenza, e quella
commerciale, che individua nuove forme e modalità di vendere i propri
prodotti.
Con l'occasione vi pregheremmo di non utilizzare il termine "pirateria",
ma "copia illecita" o "violazione del diritto d'autore", visto che
quell'espressione suggerisce un'immagine troppo forte che non
corrisponde al reato.
La definizione originale dell'espressione, dello storico Plutarco,
riguardava coloro che attaccavano senza autorità legale
navi mercantili e città marittime, laddove nel gergo comune si fa
riferimento al pirata della strada per indicare chi magari investe
qualcuno e fugge, ma dal momento che non chiamiamo 'corsaro delle
fotocopisterie' chi fotocopia un libro, non si capisce perché dovremmo
usare questo termine.
L'on. Carlucci è intervenuta per dire che il decreto non usa tale
espressione, ed io ho risposto che avevo sentito personalmente il
ministro Urbani usarla in televisione. A questo punto l'on. Chiaromonte
è intervenuta dicendo che comunque si trattava di un furto ed io ho
ribattuto che il parallelo con i pirati non regge in quanto nel nostro
caso non viene perpetrato un furto, visto che la risorsa copiata non è
sottratta ne deturpata dalla copia. L'on. Chiaromonte ha replicato
dicendomi che di furto si tratta, visto che viene sottratta la proprietà
intellettuale, ed io le ho risposto che per quanto ne sapevo tale
espressione non aveva un corrispettivo giuridico, ma era solo un modo di
dire.
L'on. Chiaromonte ha concluso ricordando che comunque di reato si
tratta, ed io ho convenuto chiarendo che in nessun modo stavo sostenendo
il contrario, l'enfasi era tutta sull'utilizzo di termini che non
criminalizzino la violazione del diritto d'autore come se si trattase di
omicidi o razzie.
Rob Galop
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