[Discussioni] Per una Europa protagonista di una società dell'informazione sostenibile
Valentina Parisi
valentina.parisi a copyzero.org
Dom 5 Dic 2004 18:26:17 CET
Data la vasta adesione di molte associazioni (tra cui anche AsSoLi) alla
piattaforma CRIS, e dati i problemi critici e vitali dell'Italia e
dell'Europa sottolineati dal Prof. Fuggetta, volevo porre al Professore
un'ultima domanda: come giudica l'appello di CRIS alle/ai candidate/i per le
elezioni al parlamento europeo 2004? Segue l'appello.
Spett. candidato/a
La recente approvazione di una nuova direttiva sulla proprietà
intellettuale, IP Enforcement (1), dopo la già criticata EUCD (2), la
direttiva che introduce il prestito a pagamento per le biblioteche pubbliche
(3), il rischio ancora attuale di introdurre brevetti sul software (4) dopo
una prima forte mobilitazione che l'aveva sventato (5), ecc. sono stati fino
ad oggi le tappe più evidenti e controverse della costruzione di una
e-Europe chiusa, dove la conoscenza diventa una risorsa scarsa nelle mani di
pochi, quindi di un mercato basato unicamente sulle regole del commercio e
del profitto sulla privatizzazione dei saperi.
La privatizzazione e mercificazione crescenti di questi beni comuni - al
tempo stesso saperi e beni culturali nel senso più ampio del termine, ed
anche servizi essenziali per la loro riproduzione, dai servizi sociali, alla
ricerca, alla formazione - sono assolutamente antitetici rispetto al modello
sociale ed economico dell'Europa che vogliamo. La privatizzazione dei saperi
infatti ne impedisce quella valorizzazione socio-economica a vantaggio di
tutta la collettività, che è invece la base di una società della conoscenza
solidale, aperta a tutti, innovativa, coerente con modello europeo
socialmente sostenibile. Oggi procedere in questa direzione di crescente
'recinzione' dei saperi significa non solo la riduzione delle libertà civili
di ognuno, ma contemporaneamente una restrizione delle opportunità di
accesso al mercato (al lavoro e all'imprenditorialità) e dei diritti sociali
(a partire dalla formazione).
Quotidianamente le pratiche e le progettualità di chi usa licenze libere,
scambia e produce saperi, coopera e fa impresa, tra le comunità di
mediattivisti e di sviluppatori di software, negli enti di ricerca e nelle
università, nel tessuto produttivo e nella società civile, dimostrano che
esiste un'altra Europa, capace e responsabile, che vuole dare il suo
contributo ad uno sviluppo sociale e sostenibile della società
dell'informazione. Uno sviluppo che però rischia di essere messo in
discussione da un approccio puramente economicista e incentrato unicamente
sui principi del "libero" mercato, libero solo per le grosse multinazionali
ma non per il singolo, sempre meno cittadino e sempre più semplice
consumatore"
Nella situazione attuale, tutto questo, significa concentrazione
proprietaria nelle mani di poche major e multinazionali che, dall'altra
parte dell'Atlantico, stanno già ponendo un problema di crisi per quanto
riguarda crescita e innovazione e che qui in Europa ha già spostato più in
là gli obiettivi fissati al consiglio europeo di Lisbona 2000. Ma,
soprattutto, legislazioni speciali contro il terrorismo e sulla sicurezza, e
in Italia, esempi come la recente legge Urbani (6) o il "Data Retention"
(7), indicano che oggi più che mai si stanno mettendo in discussione
principi e diritti alla privacy, alla libertà d'espressione e di pensiero,
al libero accesso alle conoscenze, nati con l'utilizzo di massa delle nuove
tecnologie e con l'avvento della società dei saperi, proprio mentre
servirebbe una loro formalizzazione e un loro riconoscimento pieno
all'interno di un moderno stato di diritto comunitario sulla scia di quanto
già esposto dalla società civile dentro e fuori WSIS di Ginevra e al Summit
di Lione degli amministratori locali (8).
Per questo facciamo appello a voi candidate/i alle europee perché diate un
segno tangibile del vostro impegno a favore di un modello europeo
socialmente sostenibile di società dell'informazione e vi impegnate a:
mantenere il software non brevettabile e libero da altri dispositivi
legislativi che ne possano limitare diffusione, studio e ricerca
tutelare il software libero come bene comune e "tesoro del mondo" come
sancito anche dall'Unesco (9)
promuovere una direttiva comunitaria per la tutela del pluralismo
informatico nelle pubbliche amministrazioni, negli ambiti istituzionali e di
pubblico servizio e nella società civile
promuovene direttive e strumenti legislativi a tutela delle licenze libere,
del copyleft (permesso d'autore) e del "fair use" (uso personale) di saperi
e conoscenze (10)
dare uno slancio nuovo alla strategia di Lisbona sostenendo con forza la
libertà di ricerca e la valorizzazione dei saperi come bene comune (11),
promuovendo politiche in grado di
potenziare la ricerca pubblica nel suo complesso e con particolare
attenzione degli studi che - perché teorici o perché umanistici e sociali -
non trovano interesse da parte degli investitori privati;
riaffermare il carattere di bene comune della ricerca pubblica, per favorire
la circolazione 'free' dei risultati della ricerca e della formazione in
Europa, e la loro non appropriabilità da parte di terzi;
affermare il principio che il finanziamento privato della ricerca e
dell'università pubblica non può condizionare la libertà di ricerca e
d'insegnamento dei ricercatori;
contrastare la precarizzazione del lavoro cognitivo (nel mondo della
ricerca, dell'università, della formazione, dell'informazione, dei servizi
alla persona), che in modo miope portano la competizione sul terreno della
compressione dei costi e dei diritti sociali, piuttosto che su quello della
qualità, tanto dei servizi che del lavoro;
affermare il carattere pubblico e comune dei beni culturali in senso ampio,
e il diritto di accesso da parte di tutti a questi beni, come fondamento
della cittadinanza europea nella società dell'informazione e della
conoscenza.
avviare un dibattito e un confronto all'interno della società per
formalizzare, in una carta di principi europea, una serie di diritti alla
comunicazione, all'accesso ai saperi e alla privacy che già oggi vengono
praticati da un numero sempre più crescente di persone e sono stati
rivendicati anche nella dichiarazione finale del WSIS (12), ma soprattutto
nella dichiarazione della società civile fuori e dentro il summit (13) e
nella Dichiarazione sui Diritti di Comunicazione del World Forum on
Communication Rights (14)
sostenere i processi legislativi e i tavoli di confronto dove vengono
realmente chiamati tutti i soggetti portatori di interessi sui temi più
importanti della società dell'informazione mondiale in preparazione al
Summit di Tunisi e oltre; per favorire forme di cooperazione tra paesi e
politiche di "inclusione digitale" che siano realmente a vantaggio dei
cittadini coinvolti;
Promuovono:
Piattaforma della Società civile verso il Summit sulla Società
dell'Informazione (Tunisi 2005), l'Associazione Il Secolo della Rete,
l'Associazione Software LIbero, la Rete Nazionale Ricercatori Precari.
Il documento è reperibile qui:
http://www.cris-italia.info/cris/indices/index_1318.html
Grazie mille, Valentina.
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