[Discussioni] Open source permette di diffondere la conoscenza? No.
Alberto Cammozzo
mmzz a stat.unipd.it
Mer 8 Dic 2004 14:16:01 CET
On Wed, Dec 08, 2004 at 01:27:16PM +0100, Alfonso Fuggetta wrote:
> La quantità di conoscenza scambiata è inversamente proporzionale alla
> dimensione del codice.
>
> Se fornite un esempio di programmazione di qualche decina di righe, per
> esempio per usare un socket, è utilissimo.
>
> Ma se prendete un programma non documentato e dite ad un programmatore anche
> bravo di capire che fa guardando il codice, non ci capirà nulla. Esempio:
> Ministero pubblica istruzione: diversi milion di linee di codice COBOL per
> gestire lo stato giuridico di un docente. O conoscete le norme sullo stato
> giuridico, oppure dal codice non ci cavate nulla.
>
> Questa non è la mia posizione. E' il risultato di anni di ricerche della
> comunità scientifica. Tanto è vero che esistono settori di ricerca e di
> sviluppo di tools sul reengineering e reverse engineering che hanno proprio
> lo scopo di tirare fuori dal codice una qualche informazione utile a livello
> di progetto (cioè di conoscenza).
>
> Alfonso
Non sarebbe allora piu' corretto dire che la conoscenza (informazione
strutturata e interconnessa [?]) c'e' ma e' di accesso tanto piu'
difficoltoso quanto e' complesso il codice nella quale e' affogata?
Sarebbe come dire che in una biblioteca c'e' meno conoscenza che in
una enciclopedia per bambini perche' faccio piu' fatica a trovare
l'informazione che mi serve: dipende da cosa cerco, se ho gli strumenti
(conoscenze) per farlo, ovviamente se cio' che cerco e' presente e
se cio' che trovo mi soddisfa. Se sono un bambino la biblioteca
sara' probabilmente inservibile, eccetera.
Il codice descrive se stesso: se so leggere un programma che fa
il bubble sort posso arrivare all'algoritmo, anche se prima non lo
conoscevo. Se come programmatore cerco del codice che faccia
una cosa e vedo un programma che la fa, attraverso i sorgenti liberi
posso: 1) capire come fare 2) copiare il codice. Se invece mi butti
li' i sorgenti di sendmail o del ministero della pubblica istruzione
e mi dici: "tira fuori da qui della conoscenza" ovviamente mi trovero'
nella situazione che tu descrivi.
Quando si parla di Digital Divide, per esempio, la disponibilita' dei
sorgenti viene considerato trasferimento tecnologico, anche perche'
insieme ai sorgenti c'e' la comunita' che li ha scritti, solitamente
disponibili a commentare e motivare le proprie scelte, diversamente
dalla situazione ministeriale da te descritta. L'accesso al codice
e alla comunita' insieme diventa un fattore abilitante molto piu' ampio
che la semplice disponibilita' del sorgente.
ciao
Alberto
>
> On 8-12-2004 12:40, "Valentina Parisi" <valentina.parisi a copyzero.org>
> wrote:
>
> > http://web.cefriel.it/~alfonso/Presentations/Firenze%2025%20Settembre%202004
> > .pdf
> >
> > Vedendo i lucidi del Prof. Fuggetta noto che all'affermazione "Open source
> > permette di diffondere la conoscenza" viene affiancato un secco: "No".
> > Vorrei chiedere al Professore il perché di questa scelta netta; in altre
> > parole: perché non un "dipende" o un "raramente", ma un secco "no"?
> >
> >
> > Grazie mille, Valentina.
> >
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