[Discussioni] ssoftware libero in banca?

Stefano Maffulli smaffulli a tiscalinet.it
Dom 13 Giu 2004 19:01:10 CEST


On Thu, 2004-05-20 at 19:21, Francesco Potorti` wrote:
> Si tratta di un documento di 75 pagine, di cui finora ho letto la
> premessa, dove sono indicate le procedure metodologiche del lavoro, che
> mi sembrano serie.  Penso di proseguire la lettura.

Sono andato oltre la premessa e il documento contiene qualche
imprecisione, nelle parti iniziali...  Non mi voglio concentrare su
queste però, ma sul fatto che questo e altri documenti portano troppo
avanti una supposta equivalenza tra 'Open Source' e un insieme di
'prodotti'.

Questa equivalenza sta creando e creerà problemi sempre più seri alla
nostra comunità di persone preoccupate non dalla posizione dominante di
alcune aziende ma dalla limitata libertà di operare sul software e
sull'informazione digitale. 

Più o meno dal 1998 i sistemi operativi liberi erano utilizzabili sia
nei rack che sulle scrivanie e la comunità di utenti del software libero
è cresciuta molto in numero.  Questi nuovi utilizzatori potevano
finalmente provare cosa vuol dire essere 'liberi cittadini informatici',
ma non tutti loro hanno capito che non stavano usando un 'prodotto'
qualsiasi.  Nacquero molti 'Linux User Groups' in molti dei quali non si
faceva molto per evitare di confondere l'essere 'liberi cittadini' con
'usare un sistema operativo bellissimo'.

Oggi la nostra comunità è cresciuta tanto da iniziare ad essere
considerata pericolosa.  Il nostro software ha ormai una qualità tale da
non poter essere ignorato con una scrollata di spalle, ma deve essere
contrastato con 5 pagine piene di pubblicità comparativa tanto
aggressiva (quanto demenziale).  I nostri nemici stanno cercando di
disarmarci, portando il software sotto la tutela del brevetto dove il
copyleft non funziona.

E ci attaccheranno anche con mezzi meno evidenti, puntando
sull'equivalenza mai smentita abbastanza dalla nostra comunità tra
GNU/Linux e l'"Open Source".  Hanno iniziato col dire che vogliamo
favorire IBM e siamo contro Microsoft, continueranno dicendo che
vogliamo imporre un prodotto sul mercato con leggi e pressioni
politiche.

Dovremo tutti invece fare chiarezza, sgombrare il campo da dubbi, paure
e incertezze sparse ad arte dagli avversari delle nostre libertà. 
Dobbiamo far sapere che il Software Libero non è un prodotto, ma quattro
garanzie, quattro piccole clausole che i cittadini e la Pubblica
Amministrazione devono pretendere.  Esattamente come i cittadini devono
rivolgersi ad elettricisti certificati per la manutenzione dei propri
impianti o la Pubblica Amministrazione chiede fideiussioni bancarie ai
propri fornitori.  Qualunque elettricista può scegliere se certificarsi
e il cittadino può scegliere il migliore elettricista sul mercato per
soddisfare le sue esigenze.  Allo stesso modo la PA chiede garanzie e
fideiussioni specifiche in tutti i suoi bandi in tutti i settori:
nell'edilizia, ad esempio, ci sono tante aziende ed un mercato fiorente.

Le garanzie di poter usare il software senza limiti di tempo o spazio,
di poterne studiare il funzionamento, di poter intervenire per
modificarlo e distribuirlo ad altri possono essere fornite da chiunque
voglia: persino Microsoft ha iniziato timidamente a darne qualcuna,
addirittura in un paio di casi recenti ne dà il set completo.  Se può
Microsoft dovranno pur essere in grado di farlo altri.

La nostra comunità dovrà agire e fare di tutto per sgombrare il campo
dai dubbi.  E continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto:
divertiamoci e condividiamo il nostro software.

stefano



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