[Discussioni] [NEWS] CNIPA, INPS e Riuso software nelle PA
Alfonso Fuggetta
Alfonso.Fuggetta a polimi.it
Mer 6 Ott 2004 14:08:24 CEST
Mi permetto di inserirmi nella discussione sulla questione del riuso. Ho
replicato a Cammozzo personalmente ma vorrei provare a darvi un contributo
senza mediazione. Scrivo di getto e velocemente e spero perdonerete qualche
semplificazione o approssimazione.
La questione è per certi versi molto semplice e molto vecchia. Semplicemente
fino ad oggi pochi ci hanno fatto caso.
Le amministrazioni centrali (soprattutto ma non solo) acquistano per il 60%
certo software custom. Cosa si intende?
Un pacchetto è un programma che esiste e che viene acquisito tramite licenza
(proprietaria o open source). Casi ovvi sono SAP, Office, Open Office,
Linux, Windows, MacOS, ...
Un software custom è un programma che viene acquisito attraverso un
contratto di servizio che prevede, tipicamente, una attività di
progettazione e sviluppo di una soluzione. Nel pubblico, tali acquisizioni
sono soggette a gare o trattative sulla base di un capitolato, che definisce
i requisiti del software da sviluppare. Nella PA centrale, da almeno 10
anni, l¹AIPA e il CNIPA prevedono che nel caso di sviluppo custom, per il
quale si paga di solito l¹effort necessario allo sviluppo, il software
sorgente sia di piena proprietà dell¹amministrazione appaltante (che
ovviamente ci può fare quello che vuole). Notate che chiedere in questa fase
che il software sia open source, come spiego più avanti, è controproducente
per l¹acquirente perché limita la sua possibilità di azione: deve chiedere
la piena proprietà.
Ovviamente esistono i casi misti in cui parte del software è custom, parte a
pacchetto e parte a pacchetto personalizzato. Bisogna ovviamente
identificare i vari casi, gestendoli di conseguenza. Per esempio, se è vero
che SAP è preso su licenza, le sue personalizzazioni che sono pagate come
software custom devono essere di proprietà di chi paga (per esempio i
programmi ABAP addizionali).
La direttiva Bassanini del 2000 dice che ogni pubblica amministrazione "ha
la facoltà" di dare alle altre amministrazioni il software di cui è
proprietaria. Questo si applica tipicamente al software custom che, come
visto, viene normalmente acquisito tramite gara d'appalto. Non si tratta
quindi di "sofware proprietario" quanto di software sviluppato ad hoc per
una amministrazione. E' la distinzione sulla quale abbiamo tanto insistito
nella commissione Meo.
Bassanini mi ha spiegato che il decreto stabilisce che una PA "ha la
facoltà" e non "deve" perchè ci potrebbero essere dei problemi di
incostituzionalità se si obbligasse una PA a cedere il software.
Come scrivevo a Cammozzo, non so quali vincoli esistano dal punto di vista
giuridico, ma credo che una pa non può "vendere". Può certamente essere che
una PA decida di ridistribuire suo software via licenza GPL o addirittura
public domain. Nel passato, cose di questo tipo sono state viste come il
fumo negli occhi non tanto dai grossi produttori come Microsoft ma dalle
software house che fanno i pacchetti applicativi perché così si riduce il
loro mercato (dicono).
Da molti anni, il software custom passa di fornitore in fornitore al momento
del rinnovo dei contratti di manutenzione del software. Facciamo un esempio,
nel 1995, il software del ministero dell¹istruzione (parecchi milioni di
linee di codice COBOL) era in gestione a Finsiel. Finsiel perse la gara per
i servizi di manutenzione e il software passò al vincitore di allora, EDS.
L¹anno scorso scadeva il contratto EDS ed è stata fatta una nuova gara.
Hanno vinto IBM, Finsiel e Engineering che hanno preso in consegna il
software (sorgente). C¹è stato un ricorso, e il TAR ha riassegnato il
contratto a EDS.
Esempi di questo tipo ce ne sono tanti.
Come vedete, già oggi il software custom è dell¹amministrazione e passa di
fornitore in fornitore in funzione dei risultati delle gare.
Ora il discorso del riuso.
In commissione Meo si è riflettuto sul fatto che essendo così alta la quota
di software custom, bisogna agire per far si che questa spesa sia
ottimizzata. Quel che accade quasi sempre e che diverse amministrazioni si
fanno rifare lo stesso software. Attenzione, ciò non è vero per una fetta
molto grossa della spesa. In particolare, Ministeri di grazia e giustizia
non ce ne sono tanti, per esempio. Quindi sarà dura riuscire a riusare o
pacchettizzare il software per quel ministero: a chi potrei darlo? Quanti
altri gestiscono gli stessi problemi? Ovviamente nessuno.
Ma in altri casi, vedi per esempio il software per la gestione di una
scuola, c¹è la possibilità di riusare software custom e di trasformarlo, se
c¹è una adeguata standardizzazione, in pacchetto.
Nel primo caso, serve che le amministrazioni ³riusino², cioè che verifichino
la possibilità di usare soluzioni custom esistenti (nel caso non ci siano
pacchetti) prima di rifare un nuovo sviluppo.
Dal punto di vista delle aziende, esse (cioè i system integrator e le
software house) sono da sempre abituate a ³fare progetti² e sviluppare
sofware custom che viene poi ceduto (o che dovrebbe essere ceduto se la PA
non è fessa) all¹acquirente. In alcuni casi è possibile prevedere una
cessione non esclusiva (chi vende ha anch¹esso la facoltà di riusare il
software).
Quindi non capisco il discorso di ³un¹economia parallela². E¹ il mercato del
software come è sempre stato, anche se forse poco noto. Dove secondo me
entra in gioco l¹open source non è al momento della transazione tra PA e
software house fornitrice, ma a valle. Quando una PA ha acquisito la
proprietà di un software custom, tenendo conto che qualcuno non sarebbe
molto contento (vedi commento di prima), potrebbe purtuttavia renderlo
³open² per il mercato e le altre PA (magari con qualche meccanismo alla
Mozilla o Community source per avere un coordinamento, ma di questo possiamo
discuterne). Tra l¹altro, questo potrebbe innescare un meccanismo di
trasformazione del software custom in pacchetto. Notate che potrebbe
addirittura renderlo public domain ed è per questo che limitarsi a dire open
source in fase di acquisizione non ha senso.
Già una volta dissi che secondo me sarebbe utile fare un incontro su questo
tema perché credo servirebbe a chiarire parecchi problemi e fraintendimenti.
Non mi fu risposto nulla (a me piace confrontarmi e discutere anche se,
secondo qualcuno, dico cazzate). Resto sempre a disposizione perché secondo
me via mail non si riesce a discutere bene e soprattutto non si arriva ad
una sintesi.
Saluti,
Alfonso
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