[Discussioni] [NEWS] CNIPA, INPS e Riuso software nelle PA
Paolo Mascellani
paolo a elabor.homelinux.org
Mer 6 Ott 2004 15:00:57 CEST
Caro Alfonso,
immagino scuserai se, come vecchio compagno di corso, mi permetto di
darti del "tu".
> Un software custom è un programma che viene acquisito attraverso un
> contratto di servizio che prevede, tipicamente, una attività di
> progettazione e sviluppo di una soluzione. Nel pubblico, tali
> acquisizioni sono soggette a gare o trattative sulla base di un
> capitolato, che definisce i requisiti del software da sviluppare. Nella
> PA centrale, da almeno 10 anni, l’AIPA e il CNIPA prevedono che nel caso
> di sviluppo custom, per il quale si paga di solito l’effort necessario
> allo sviluppo, il software sorgente sia di piena proprietà
> dell’amministrazione appaltante (che ovviamente ci può fare quello che
> vuole). Notate che chiedere in questa fase che il software sia open
> source, come spiego più avanti, è controproducente per l’acquirente
> perché limita la sua possibilità di azione: deve chiedere la piena
> proprietà.
Sono perfettamente d'accordo. Ci sarebbe da osservare che ci sono PA che
neanche fanno questo. Io stesso ho sviluppato dei software custom ad un
paio di PA, che non mi hanno mai chiesto di consegnare loro i sorgenti
(tra l'altro, io li ho lasciati sulle loro macchine, ma loro non lo
sanno ...)
> La direttiva Bassanini del 2000 dice che ogni pubblica amministrazione
> "ha la facoltà" di dare alle altre amministrazioni il software di cui è
> proprietaria. Questo si applica tipicamente al software custom che, come
> visto, viene normalmente acquisito tramite gara d'appalto. Non si tratta
> quindi di "sofware proprietario" quanto di software sviluppato ad hoc
> per una amministrazione. E' la distinzione sulla quale abbiamo tanto
> insistito nella commissione Meo.
>
> Bassanini mi ha spiegato che il decreto stabilisce che una PA "ha la
> facoltà" e non "deve" perchè ci potrebbero essere dei problemi di
> incostituzionalità se si obbligasse una PA a cedere il software.
Ti credo, ma ??? (a me parrebbe quasi il contrario).
> Può certamente
> essere che una PA decida di ridistribuire suo software via licenza GPL o
> addirittura public domain. Nel passato, cose di questo tipo sono state
> viste come il fumo negli occhi non tanto dai grossi produttori come
> Microsoft ma dalle software house che fanno i pacchetti applicativi
> perché così si riduce il loro mercato (dicono).
Ancora una volta ti credo; anzi, in questo caso, sono proprio convinto
che sia cosi`. Ma, perdonami, cosa diremmo se i produttori di automobili
chiedessero che le auto delle PA venissero usate per non piu` di 10.000 km?
> Da molti anni, il software custom passa di fornitore in fornitore al
> momento del rinnovo dei contratti di manutenzione del software. Facciamo
> un esempio, nel 1995, il software del ministero dell’istruzione
> (parecchi milioni di linee di codice COBOL) era in gestione a Finsiel.
> Finsiel perse la gara per i servizi di manutenzione e il software passò
> al vincitore di allora, EDS. L’anno scorso scadeva il contratto EDS ed è
> stata fatta una nuova gara. Hanno vinto IBM, Finsiel e Engineering che
> hanno preso in consegna il software (sorgente). C’è stato un ricorso, e
> il TAR ha riassegnato il contratto a EDS.
>
> Esempi di questo tipo ce ne sono tanti.
>
> Come vedete, già oggi il software custom è dell’amministrazione e passa
> di fornitore in fornitore in funzione dei risultati delle gare.
Credo pero` che il fornitore che ha in mano ed ha gia` manipolato per
anni il sorgente abbia un grosso vantaggio competitivo rispetto agli
altri, vantaggio che non avrebbe se il sorgente fosse libero.
> Ora il discorso del riuso.
>
> In commissione Meo si è riflettuto sul fatto che essendo così alta la
> quota di software custom, bisogna agire per far si che questa spesa sia
> ottimizzata. Quel che accade quasi sempre e che diverse amministrazioni
> si fanno rifare lo stesso software. Attenzione, ciò non è vero per una
> fetta molto grossa della spesa. In particolare, Ministeri di grazia e
> giustizia non ce ne sono tanti, per esempio. Quindi sarà dura riuscire a
> riusare o pacchettizzare il software per quel ministero: a chi potrei
> darlo? Quanti altri gestiscono gli stessi problemi? Ovviamente nessuno.
Il discorso e` ovviamente complesso, ma, credo, il software per fare le
paghe dei dipendenti di un ministero non dovrebbe essere poi tanto
diverso da quello di un altro (puo' darsi che l'esempio non sia quello
giusto, ma il concetto cambia poco). Cio` non toglie che ci sono cose
cho non sono ovviamente riutilizzabili, ma un'indagine precisa sulla
quantita` di software potenzialmente riutilizzabile non credo sia stata
fatta.
Siamo poi sicuri che tutte le carceri italiane e tutti i palazzi di
giustizia usino gli stessi software per fare le stesse cose? Di certo
posso dirti di no per le scuole.
> Quindi non capisco il discorso di “un’economia parallela”. E’ il mercato
> del software come è sempre stato, anche se forse poco noto. Dove secondo
> me entra in gioco l’open source non è al momento della transazione tra
> PA e software house fornitrice, ma a valle. Quando una PA ha acquisito
> la proprietà di un software custom, tenendo conto che qualcuno non
> sarebbe molto contento (vedi commento di prima), potrebbe purtuttavia
> renderlo “open” per il mercato e le altre PA (magari con qualche
> meccanismo alla Mozilla o Community source per avere un coordinamento,
> ma di questo possiamo discuterne). Tra l’altro, questo potrebbe
> innescare un meccanismo di trasformazione del software custom in
> pacchetto. Notate che potrebbe addirittura renderlo public domain ed è
> per questo che limitarsi a dire open source in fase di acquisizione non
> ha senso.
Sono d'accordo con te. Puntualizzo solo che, secondo me, quello di
rendere il prodotto libero non e` solo una mera possibilita`, ma, in
molti casi, potrebbe essere una scelta strategica decisiva. Io auspico
che le PA si convertano, senza bisogno di leggi piu` o meno
costituzionali che le obblighino, sia al riutilizzo che alla licenza
libera (io preferisco il copyleft) e credo che sarebbe un vantaggio per
tutta la nazione.
> Già una volta dissi che secondo me sarebbe utile fare un incontro su
> questo tema perché credo servirebbe a chiarire parecchi problemi e
> fraintendimenti.
> Non mi fu risposto nulla (a me piace confrontarmi e discutere anche se,
> secondo qualcuno, dico cazzate). Resto sempre a disposizione perché
> secondo me via mail non si riesce a discutere bene e soprattutto non si
> arriva ad una sintesi.
Io sono disponibile sia a discuterne per posta che a fare un incontro.
Ti saluto, Paolo.
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Paolo Mascellani
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