[Discussioni] domanda sugli standard
Giacomo Cosenza
giacomo.cosenza a sinapsi.com
Gio 9 Set 2004 14:14:59 CEST
GRAZIE.
Essendo stato invitato come giurato dell'assegnazione dei premi per le
categorie software del premio SMAU Industrial Design, sto scrivendo un
breve intervento che verrà pubblicato sul volume che raccoglie i
premiati e le motivazioni dei premi.
Il titolo del mio articoletto è Liberi di Cambiare (anche se mi hanno
chiesto già chiesto di ammorbidirlo per non creare imbarazzi).
All'interno dell'articolo parlo, a volo d'uccello, degli standard aperti
come segue:
> Prodotti, soluzioni e servizi facilmente sostituibili con prodotti e
> soluzioni della concorrenza sono per definizione inseriti in un
> mercato fortemente competitivo, a tutto vantaggio della domanda.
> Affinché siano facilmente sostituibili, è necessario che implementino
> i cosiddetti open standard (standard aperti) ossia quegli standard le
> cui specifiche, oltre ad essere documentate pubblicamente, sono anche
> liberamente implementabili
>
Vi vorrei chiedere il consenso di inserire la seguente nota al paragrafo
> Si ringrazia discussioni a softwarelibero.it per i riferimenti e le
> discussioni relative alla definizione di open standard. Per una delle
> numerose definizioni di open standard si veda
> http://perens.com/OpenStandards/Definition.html.
>
A dire la verità non mi dispiacerebbe se da questa discussione si
riuscisse a trarre qualcosa di pubblicabile a nome collettivo.
In questo senso ho una altra domanda da porre alle vostre vaste
competenze.
Dovendo scegliere tra GFDL e Creative Commons per la documentazione e/o
articoli, ecc, quale scegliereste? E perchè?
Forse bisognerebbe aprire un altro thread.....
Infine, chiunque volesse perdere del tempo a leggere l'articolo di cui
sopra, me lo faccia sapere che glielo mando (anche se è ancora draft) in
formato ooffice. Non lo faccio qui solo per non intasare.
Mimmo
On Thu, 2004-09-09 at 13:53, Francesco Potorti` wrote:
> Giacomo Cosenza:
> >- il processo di sviluppo dello standard consente di classificare gli
> >standard tra de iure e de facto. Se nel processo di definizione dello
> >standard sono coinvolte istituzioni o organizzazione super partes allora
> >siamo di fronte ad uno standard de iure, se invece sono iniziative
> >private, se otterranno il cosiddetto net-effect allora saranno standard
> >de facto, se invece non lo ottengo sono solamente formati/protocolli
> >proprietari. In altre parole finchè non si affermano non sono de iure e
> >non sono ancora de facto;
>
> Sì, è un riassunto completo dei termini normalmente usati.
>
> >- poi ci sono i risultati del processo di definizione dello standard. se
> >il risultato (le specifiche) del processo è accessibili e liberamente
> >implementabile allora tale standard, è anche aperti, indipendentemente
> >dal fatto che siano de iure, de facto oppure ne l'uno ne l'altro (mi
> >riferisco al caso in cui un'azienda privata definisca determinati
> >formati/protocolli e li renda liberamente implementabili prima che
> >diventino standard de facto.
>
> È uno dei significati fondamentali che si dà a "standard aperto", anche
> se non ne esiste una definizione universalmente accettata.
>
> >- infine ci sono gli standard de facto proprietari, connotati da un
> >processo proprietario di definizione delle specifiche, da un net-effect
> >che le renda effettivamente uno standard di riferimento e dal fatto che
> >le specifiche non sono pubblicate, ma possono comunque essere
> >implementate (a forza di reverse engineering, stile il connector di
> >evolution per intenderci);
>
> Sì, è quello che spesso si intende come standard di fatto chiuso o
> proprietario.
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