Commento articolato [Was: Re: [Discussioni] Stanca sui brevetti software]

Marco Ermini marco.ermini a gmail.com
Mer 9 Mar 2005 14:58:24 CET


On Wed, 09 Mar 2005 14:03:48 +0100, Simo Sorce <simo a softwarelibero.it> wrote:
> On Wed, 2005-03-09 at 13:16 +0100, Marco Ermini wrote:
> 
> > Tuttavia, personalmente (questo è OT, è solo un'idea personale) NON
> > credo che NESSUNA regola sia una soluzione. Stanca dice giustamente
> > che una regolamentazione della materia unificata a livello UE è ormai
> > necessaria. Questo ricordiamocelo...
> 
> Allora ricordiamoci anche che una regolamentazione unificata già c'è: si
> chiama: Convenzione Europea sui Brevetti e regola già tutti gli uffici
> brevetti dal '79, basterebbe rispettarla e non "interpretarla" a proprio
> comodo, come comunque si potrebbe fare con una direttiva europea.
> 
> Per cui una NUOVA regolamentazione NON è necessaria, ma la vuole solo
> chi vuole lasciare briglia sciolta all'EPO, ricordiamocelo questo.
> 
> Simo.

Simo.... are you kidding? rileggi quello che hai scritto: *1979*.

Per prima cosa: la Convenzione Europea sui brevetti è stata stipulata
nel *1973* e NON nel *1979* (quindi peggio ancora!). E comunque, fosse
anche il 1979... hai presente? oggi siamo nel 2005! ne è passata di
acqua sotto i ponti. Hai presente come si evolve l'informatica? Quella
regolamentazione è assolutamente inutile in via di principio e nei
fatti.

Successivamente (1994) l'Europa ha adottato il trattato TRIPS che, se
forse non è di fatto incompatibile, per quello che riguarda il
software, con la legislazione del 1973, però sicuramente concorre a
rendere anacronistica quella legislazione, o per lo meno crea delle
"zone d'ombra legislative" in cui i singoli paesi europei possono
"infilare" la brevettabilità del sw (e lo fanno, a quanto mi
risulta!).

Pregherei di leggere questa illuminante ricostruzione/commento:
http://www.interlex.it/copyright/palmieri13.htm

Secondo me Stanca (anche qui, pregherei di leggere cosa dice) - che io
certo non considero certamente il paladino degli utenti informatici o
il mio mentore in fatto di Open Source - esprime *alcuni punti*
estremamente interessanti:

1) "Questa disciplina, che risale agli anni '70, ulteriormente
attenuata dagli accordi TRIPS del 1994, di fronte alle attuali
dinamiche produttive e alla corsa della tecnologia appare
giuridicamente inadeguata e con ampie zone grigie, tanto da aver dato
origine a prassi applicative molto disomogenee tra gli Stati membri ed
a margini interpretativi che hanno portato ad alcune decine di
migliaia di brevetti software in Europa.
Da qui deriva la necessità e l'urgenza di un intervento regolatorio,
in assenza del quale non potrebbe che proseguire la tendenza attuale."

2) "L'espansione e la pervasività del digitale ha esteso il perimetro
di applicazione del software ed oggi in molte industrie,
dall'informatica alle telecomunicazioni, dall'elettronica di consumo
all'elettromedicale, dall'avionica all'automobile, si utilizza
software per realizzare funzionalità un tempo eseguite con dispositivi
meccanici, elettrici, elettromeccanici o elettronici, tradizionalmente
brevettabili e che rappresentano in molti casi elementi di vantaggio
competitivo."

3) "D'altro canto, il non porre chiari confini a protezione delle
invenzioni non tecniche, delle soluzioni per attività commerciali
(business methods) e dei software "puri" porterebbe a distorsioni
della concorrenza a sfavore delle piccole e medie imprese operanti
nell'industria del software, ricchezza del nostro Paese, e dell'"open
software community", ad inaccettabili limiti al progresso tecnologico
e ad un vincolo sulla strada dell'Agenda di Lisbona."

4) "Vi sono, perciò, condizioni alle quali è giusto rispondere con la
protezione brevettuale, ma a patto che siano dettagliatamente
esplicitati e corredati da casi ed esempi i termini di applicabilità
industriale, di novità, di inventiva, di interoperabiltà e di
contributo tecnico effettivo. Ed altrettanto chiaramente esplicitato
deve essere che un programma per elaboratore, o una sua parte, in
quanto tale ed in qualunque forma non può costituire una invenzione
brevettabile."


Se magari non ha sacrosanta ragione, porta degli argomenti che
meritano una risposta BEN MIGLIORE della citazione di un trattato del
1973 (e pure sbagliando l'anno...). Questa è la massima risposta che
sa dare Assoli?

Anche qui, la mia opinione non ha grande importanza, e vorrei quella
di chi è ben più illuminato di me. Provo a dare un mio modestissimo
contributo su quei punti specifici, sperando che una risposta seria ed
articolata (non un comunicato settario!!!) a Stanca venga da Assoli:

1) Il commento su http://www.interlex.it/copyright/palmieri13.htm è
esplicativo (si può estrapolare una risposta partendo da qui);

2) Sono d'accordo, ma se la brevettabilità del sw viene adottata per
questi specifici casi, allora essa è fracamente inutile e pretestuosa.
Si può brevettare una invenzione industriale con un sw customizzato
per quello specifico utilizzo, ma si può, per esempio, distinguere i
casi in cui il sw sia stato specificamente creato a supporto di una
specifico prodotto industriale che abbia carattere di novità,
originalità e di opera dell'ingegno.

3) Sono perfettamente d'accordo. Allora perché, nei fatti, non avete
contrastato in modo più efficace questa direttiva? se, come dite,
avvertivate la "necessità di una direttiva che regolamentasse ed
armonizzasse a livello comunitario una materia così importante e
delicata" e d'altro canto, avvertivate una "insoddisfazione per un
testo che, pur rappresentando un netto passo avanti rispetto
all'incertezza attuale, conteneva ancora ambiguità tali da non
consentire di raggiungere a pieno quegli obiettivi di chiarezza ed
omogeneità che stanno all'origine della direttiva stessa", perché vi
siete limitati ad una astensione? perché non siete stati propositivi?

E' bene che la legislazione sul sw non sia supinamente sottomessa agli
interessi delle multinazionali (soprattutto non europee:
ricordiamocelo, la grossa spinta viene da lì!!!), se è corretto che
una legislazione ci sia, cosa aspettava Stanca, che piovesse dal
cielo?

Non è un po' troppo facile piangere sul latte versato, quando ci sono
stati mesi di occasioni per contribuire? non era questa una
prerogativa specifica del suo incarico? - certamente è un ministro del
Governo italiano, ma non per questo non è l'Italia in Europa?

Non è stato capace a Gennaio il ministro Polacco di bloccare la
direttiva, mettendo personalmente la faccia contro la direttiva? è
Stanca meno capace o potente del Ministro Polacco?

Per citare N.W. Palmieri:

"La situazione è grave. Se i nostri politici europei si lasciano
intimidire dalla aggressività, e irretire dalla retorica, di chi
dispone del potere del denaro, come riuscirà mai l'Europa a mantenere
la promessa di diventare la guida spirituale ed economica del mondo?
Cosa possiamo fare per dare vita alla nostra nuova Costituzione? Il
momento è difficile, i più sono pronti ad arrendersi.

Chi chiedesse per strada a un cittadino europeo cosa pensa dell'Unione
europea, otterrebbe come risposta "grazie per l'euro e per avere
abolito i confini e le dogane; ma ora basta; aboliamo Bruxelles".
Occorre assolutamente fare qualcosa per invertire questo atteggiamento
di rassegnata rinuncia e di sfiducia. Gli europei dovrebbero
finalmente incominciare a camminare a testa alta, e comportarsi da
veri europei. "The greatest menace to freedom is an inert people". Lo
aveva già scritto, molti anni fa, il giudice Louis Brandeis della
Corte Suprema americana."

Io aggiungerei il primo discorso sulla Democrazia fatto da Pericle
(parliamo di 2700 anni fa): "un cittadino che non si interessa della
cosa pubblica, noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile".

4) Sono d'accordo. E allora, cosa ha in mente di fare?


Ciao a tutti.
-- 
Marco Ermini
http://www.markoer.org
Dubium sapientiae initium. (Descartes)
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