[Discussioni] gnuvox (era: Informazione pubblica: bene comune)
simo
s a ssimo.org
Gio 6 Lug 2006 23:24:36 CEST
On Thu, 2006-07-06 at 21:56 +0200, Vittorio Bertola wrote:
> Peccato che poi, nella realtà, il 99% delle duplicazioni avvenga tramite
> peer to peer, in ambito pubblico.
Il 99% di quelle verificabili, io sono straconvinto che sono molte di
piu' le copie da CD regolarmente acquistato verso lettori mp3 e computer
in genere o cassette audio (fino a qualche anno fa quando gli autostereo
a cd non erano diffusi) o ad altri CD per creare la propria compilation
che quelle scambiate via p2p. E' solo che questo e' un uso molto piu'
naturale e accettato e non fa clamore.
> Anche io penso che sul diritto alla
> copia privata non si debba cedere ad alcun costo, così come su altri
> diritti che andrebbero aggiunti, come quello di redistribuire
> liberamente i contenuti non più soggetti a sfruttamento commerciale, o
> come un ovvio accorciamento della durata del copyright (i libri magari
> hanno un ciclo di vita di secoli, la musica di decenni, ma la maggior
> parte del software "vive" pochi anni).
La riforma del (C) sarebbe una bella cosa, ma non e' il momento di
proporla, lo scontro e' troppo alto e la lobby delle major ha
evidentemente molto piu' potere. Si rischierebbe una legge
incredibilmente sbilanciata visti i precedenti (DMCA, EUCD, IPRED1,
IPRED2, TRIPS, ecc...).
> Però è l'intero approccio che andrebbe rovesciato; certamente bisogna
> che le politiche siano tecnicamente implementabili, ma è necessario
> prima accordarsi sui principi, e poi trovare il modo di implementarli.
Credo che questo sia inevitabile, anche se mi sembra che invece di
accordarsi certe parti pretendano di dettare legge dai loro scranni e
coi loro soldi.
> Beh, non è vero, la differenza è che nel mondo analogico la copia ha un
> costo non trascurabile, sia di denaro che di tempo che di barriere per
> la diffusione.
Eppure le major anche ai tempi gridarono al fallimento, e facevano le
stesse identiche campagne pubblicitarie contro la pirateria che uccide i
poveri artisti (Le ho riviste da poco non ricordo dove, ma era la stessa
identica roba). Beh gli artisti non sono morti e nemmeno le major.
> La differenza è che i musei hanno un ulteriore biglietto di ingresso,
Non tutti e spesso ci sono giornate ad ingresso gratuito e ci sono molte
opere che puoi ammirare dall'esterno senza pagare nulla. Il paragtone e'
lo stesso secondo me.
> mentre i contenuti a pagamento su Internet sono stati un flop.
Evidentemente non si e' stati in grado di creare il giusto modello di
business al giusto prezzo.
> Ma questo
> non mi preoccupa, magari avremo qualche azienda new economy in meno
> (incidentalmente, era il presidente di Dada ad aver fatto questa
> proposta in pubblico, 3-4 anni fa), ma la rete tira fuori la voglia di
> condividere degli individui, vedi Wikipedia. Non credo che resteremo
> senza contenuti.
Concordo.
> > La rete e' una infrastruttura, deve essere neutrale e il costo di
> > accesso deve essere il piu' basso possibile proprio perche' possa essere
> > quel potente strumento di comunicazione e scambio che e' oggi e tutti
> > possano permettersela.
>
> Vero... ma occhio a quelli che ti regalano qualcosa che ha un costo,
> almeno se sono aziende, perchè poi tenteranno di recuperare i soldi
> sfruttandoti in qualche altro modo.
Ho detto piu' basso possibile non gratis e coscientemente.
Ma per farlo non solo non si devo mettere tasse o "contributi" balzani
all'accesso, bisogna anche che ci sia vera concorrenza tra operatori,
liberalizzazione vera anche dell'ultimo miglio e separazione netta tra
chi vende al pubblico e chi gestisce la rete, ma questo e' un altro
discorso.
> Ma le putt... pardon, le opere d'arte che scrive piacciono a milioni di
> italiani, e se lui se le vuole far pagare, non ha il diritto di farlo?
> Esistesse anche un solo autore al mondo che non vuole rilasciare i suoi
> contenuti liberamente ma in modo proprietario, perchè non deve aver modo
> di farlo tranquillamente e con tutte le protezioni del caso?
La domanda e' molto meno banale e scontata di quel che possa sembrare.
E' veramente un diritto di un autore quello di farsi pagare?
Io non credo in un diritto naturale degli autori a farsi pagare a
ripetizione per una registrazione di un opera. Vi e' un diritto che
deriva da una legge, il cui scopo e' quello di trovare incentivi alla
creazione di nuove opere.
Ora forse prima bisognerebbe chiedersi qual'e' il migliore incentivo,
che non e' detto sia necessariamente il monopolio per farsi pagare
(visto che prima del 1700erotti non mi sembra sia mancata una produzione
artistica notevolissima).
Quindi al momento si, secondo la legislazione vigente l'autore ha il
diritto di farsi pagare, ma forse si dovrebbe ogni tanto fare un reality
check e verificare se le condizioni sono tali per cui una certa legge e
certi diritti siano attuali o meno visto che in teoria si dovrebbe
perseguire il pubblico interesse prima e quello privato poi, solo come
conseguenza.
> >>Quanti comprerebbero i dischi di Tiziano Ferro (per fare un nome a caso)
> >>se non ci fosse una major a "costruirlo" e pubblicizzarlo?
> >>(Io non li compro, per capirci.)
> >
> > Ma onestamente, ma perche' dovrebbe interessarmi, io capisco benissimo
> > che alle major interessa, ma a me cittadino che vuole una policy
> > bilanciata e possibilmente musica di qualita' e non merda prefabbricata
>
> Non è vero. Per me e te che ascoltiamo altro, ci sono milioni di
> italiani che aspettano con ansia il nuovo disco di Tiziano Ferro.
Ah lo so bene, non sto dicendo che non deve piu' fare dischi lui, sto
solo dicendo che non mi interessa proteggere la sua _rendita_, a me
interessa solo che lui possa continuare a produrre i suoi dischi, visto
che la policy dovrebbe essere quella di favorire la produzione artistica
non quella di favorire l'arricchimento attraverso la produzione di pochi
e la soppressione di altra produzione artistica a causa di questo.
> > Fosse per me accetterei ben volentieri un sistema che remunera tramite
> > tassazione pubblica gli artisti (spazzando via le major come le
> > conosciamo oggi)
>
> Ce l'avevano i paesi comunisti... :-) Eppure non è che ci ricordiamo i
> grandi capolavori della musica russa degli anni '60, al posto dei
> Beatles e dei Rolling Stones.
Mah, pur non avendo alcuna simpatia per le dittature e non conoscendo
come funzionasse il sistema in quei paesi, non credo che una minore
produzione artistica fosse causata da come venissero remunerati gli
artisti. Non ricordo musica russa degli anni 60 ma neanche musica
argentina o cilena ai tempi delle dittature o di qualunque altra
dittatura a prescindere dal colore. e non ricordo se e' per questo
neanche musica australiana, africana, indiana, mediorientale ...
Ricordo pero' dei film russi che mi sono piaciuti moltissimo e ancora
adesso vado al cinema a vedere quando capita, come alcuni di Tarkovskij.
> Bene, quali sono queste vie? Cioè in pratica qual è una proposta
> praticamente applicabile e che possa diventare di massa? (non dico
> essere accettata dall'altro campo, ma perlomeno avere quel supporto
> generalizzato che porterebbe gli altri a doverla prendere sul serio)
Avessi la bacchetta magica ... :)
> >>Però non sono convinto che veramente, senza
> >>coercizione al pagamento, qualcuno continuerebbe a investire cento
> >>milioni di dollari a botta per fare dei film (alcuni certamente orridi e
> >>commerciali, ma altri piuttosto belli).
> >
> > Beh visto che al momento i film (quelli di successo) si ripagano tutti
> > al botteghino
>
> Ma quanti guardano i film di prima visione a casa, scaricati, invece di
> andare al cinema? Adesso forse ancora pochi, ma a tendere?
Io non lo so, tu lo sai?
So pero' che ci sono degli studi che affermano che non sempre la copia
illegale e controproducente, e anzi alle volte e' un volano per il
successo di un opera. Ma tutti gli studi finora presentati sono
controversi quindi proprio non saprei.
> > prima ancora che passino a fare altre palate di soldi con
> > la vendita e il noleggio, non mi pare che ci sia sto gran pericolo.
> > E non mi venire a dire che andare al cinema e pagare volontariamente per
> > vedere un film sia una coercizione.
> > Se passiamo al mondo musicale poi i costi sono ormai ridicoli rispetto
> > ai guadagni e chiaramente sbilanciati e fuori da ogni logica secondo me.
>
> Certo, anche se questo è più un problema di antitrust che di modello di
> business, comunque.
Non puo' essere un problema di antitrust visto che il diritto d'autore
costituisce un monopolio legale.
E' proprio un problema di modello di business e di ingerenza nel campo
legislativo di una parte interessata e molto influente.
> >>Veramente mi risulta che nella crittografia moderna la segretezza stia
> >>nella chiave, non nell'algoritmo.
> >
> > E la chiave dove sta secondo te ?
>
> (stiamo parlando di cifratura e non di firma?) Te la do quando paghi e
> te la salvi. Se la fai girare in pubblico, posso risalire a te. Tutto
> questo si può fare con software libero?
E perche' non dovresti poterlo fare?
La GPLv3 chiede proprio questo, se mi dai la chiave tutto ok, che poi tu
me ne dia una inclusa nel programma o una acclusa al file che scarico
dove sta il problema ?
Il fatto e' che attualmente la chiave non te la vogliono proprio dare o
la vogliono nascondere nel codice del programma che ti vogliono forzare
ad usare per decifrare i file (con tanto di bella legge che ti vieta di
trovarla [DMCA/EUCD]).
> > Sono decisamente contrario ad un pagamento generico visto che sarebbe
> > necessariamente non meritorio e renderebbe ancora piu' parassiti gli
> > attuali beneficiari che gia' ciucciano bene bene alle nostre spalle
> > quando dobbiamo comprare (in Italia) CD per fare backup dei nostri dati
> > e, grazie all'equo (per chi?) compenso, finiamo per pagare delle royalty
> > a qualche musicista' o filmografo che ci fa onestamente schifo e non ci
> > sogneremmo mai di finanziare.
>
> Ma questo è proprio perchè non c'è un sistema puntuale per sapere quanto
> quella musica o quel film sono effettivamente utilizzati.
Si potrebbe pensare ad un sistema di rating volontario, cosi' se una
cosa ti piace veramente ti preoccupi di votarla in modo che l'artista
venga ripagato, anche se solo un minima percentuale degli ascoltatori si
prende la briga di farlo sara' comunque probabilmente un campione
statisticamente valido. Il problema e' come evitare le truffe.
> > Probabilmente la maggior parte di quelli che si oppongo alla v3 sono
> > contrari anche alla v2 e a tutto il copyleft? Ti sei mai chiesto che
> > licenza usasse per il proprio software chi ti ha criticato la v3?
>
> Torvalds usa la v2 :-D
Torvalds spesso spara cazzate e si corregge poco dopo. :-)
Diciamo che ha gia' dimostrato piu' volte di toppare quando si tratta di
questioni politiche (vedi il casino che ha fatto con Bitkeeper), per
fortuna che e' un tipo umile e non si vergogna di correggere il tiro
quando si accorge di aver sbagliato.
> Difatti il problema è se esista un sistema di permettere la
> remunerazione puntuale del contenuto intellettuale senza eccedere nel
> controllo e nella violazione della privacy.
>
> E' anche possibile che non ci sia, e che l'unica strada sia veramente
> collettivizzare il sapere in modo completo; ma a quel punto è necessario
> avere proposte molto più chiare su come preservare il ruolo economico
> globale di intere nazioni (tutte quelle sviluppate) che vivono sempre
> più di prodotti immateriali, altrimenti ti farai soltanto ridere dietro.
Beh non vedo perche' dovrei preservare il ruolo economico di nazioni che
hanno deciso che il vaporware e' una figata (sto scherzando :-).
Diciamo che tanto per cominciare a me basterebbe che si potesse
contenere la fogo suicida delle major e che rimanga possibile sviluppare
software libero e contenuti liberi, perche' il problema e' che si
rischia di arrivare a legislazioni assurde e liberticide. Vedi ad
esempio la Spagna dove il p2p e' diventato illegale di per se a
prescindere dall'uso che se ne fa (mi sembra di aver capito dai commenti
che ho eltto in giro).
Simo.
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