[Discussioni] Dal blog di nòva: Pirati - basta la parola.
Emmanuele Somma
esomma a ieee.org
Gio 8 Giu 2006 23:54:07 CEST
Scritto da: Emmanuele Somma
<http://www.typepad.com/t/comments?__mode=red&id=18311319> | giovedì 8
giugno 2006 a 23:42
<http://nova.ilsole24ore.com/nova24ora/2006/06/ecosistema_rice.html#comment-18311319>
Caro Luca,
se qualcuno non avesse teorizzato l'illegalità come metodo di cambiare
le leggi, il novecento, un secolo in cui l'umanità ha certamente
mostrato il proprio volto peggiore, non avrebbe conosciuto la
nonviolenza, l'India non avrebbe abbracciato il più grande dei suoi
leader politici e l'umanità stessa non avrebbe avuto una sola speranza
per affrontare problemi, permettimi, ben più gravi di quelli di quattro
aziende atterrite dal fatto di perdere comode rendite di posizione.
Puoi "credere" il contrario, ma permettimi di dissentire dal tuo
giudizio senza dubbio poco meditato.
Cerchiamo di porre le cose sotto una giusta luce (e va senza dire che
anche solo star qui a parlarne significa accreditare a nòva la capacità
di essere all'altezza di questo, proprio per quell'attenzione che pone
nel seguire queste vicende, come dici, che è innegabile e apprezzabile).
Il quadro è a me molto chiaro: le norme che vietano *tutto* e che
modellano un nuovo diritto della proprietà intellettuale come lo
vorrebbero quelli che io ho chiamato, mutando un'espressione cara al
nostro Ernesto Rossi, i 'padroni del vapore digitale' semplicemente non
esiste ed è contraddetto, caso dopo caso, dalle leggi, dai giudici e
dalle corti.
La posizione dell'anti-pirateria su questo è fin troppo debole.
A costo di sembrare immodesto ti chiedo di leggere questo mio vecchio,
ironico, articolo in merito http://www.exedre.org/proudhon.
Anche tu credi che la proprietà privata è un furto?
Non esisteva quella legge repressiva e brutale a cui faceva riferimento
la BSA nel 2000 con il suo spot e pertanto fu condannata, come non
esiste -in Svezia come in Italia come in Europa, oggi- una qualsivoglia
norma scritta che giustifichi violazioni così esagerate dei diritti
civili che stanno dietro al raid di TPB.
Possiamo chiederci come mai non esista ancora, invocarne l'esistenza,
brigare sottobanco perché i nostri politici boccaloni che la propinino,
essere contenti della sua assenza o quant'altro. Fatto sta, che la
notizia nel fatto, se c'era, era quella che un'organizzazione privata
extra-europea sia così potente da riuscire a fare pressione tramite il
proprio governo nazionale su un governo europeo perché violando molte
regole scritte del proprio parlamento, stracciando la separazione dei
poteri, annientando il diritto, e usando infinite risorse pubbliche
DEBBA A TUTTI I COSTI abbattere il nucleo promotore di una
consapevolezza politica circa la debolezza intrinseca delle posizioni
anti-pirateria.
Io ritengo «scandaloso» che il riflesso di questo immane problema di
diritto transnazionale riverberi sulle pagine di nòva tramite un
feuilleton d'appendice sulle scorrerie barbare di pirati d'alto bordo
che trasuda idelogismo e parzialità. Dimmi che non è vero!
Qui, quindi, non si sta neppure parlando della coerenza di una posizione
politica basata sulla disobbedienza civile, ma proprio dell'assenza del
crimine (anzi per essere precisi del reato) che spesso si imputa ai
cosiddetti pirati.
Si sta discutendo se sia opportuno affrontare un discorso con tali
poderose implicazioni sociali, filosofiche, giuridiche e civili con i
mezzi soliti della democrazia (ad esempio, fondando un partito seppure
chiamato 'dei Pirati') o se dobbiamo accettare che il modo più moderno
di farlo sia per mezzo di spot televisivi come quelli della BSA o, mi si
permetta, articoli giuridicamente infondati, tecnicamente fuorvianti e
scientificamente risibili come quelli di Rapetto (sulle cui qualità
personali scientifiche e professionali io non ho dubbi).
Mi posso permettere di far pendere il mio personale piatto dell'
"inciviltà" su quanto sta mostrando l'Italia, proprio sulle pagine del
vostro giornale, come al tempo avvenne sulle TV, piuttosto che quello
che avviene in Svezia?
Inoltre, cosa ancora diversa. La mia domanda è: che siano pure, ammesso
e non concesso, pirati conclamati della peggior specie. Deve valere o
meno la presunzione d'innocenza anche per costoro? O basta la parole
'Pirati' e invece per questa classe di ignobili criminali "Il Sole 24
Ore" ha deciso che si possa far saltare ogni limite morale e passare a
condanne spicce e sommarie? Nomi e cognomi, foto con manette e annessi
lanci di monetine fuori dalle case?
Possiamo passarli direttamente per le armi o vogliamo dargli uno
straccio di diritti da imputati di stati civili pure a questi?
Ritengo molto grave il tono e il modo con cui nòva ha affrontato la
notizia, tanto da pretendere -da cittadino qualsiasi, quale al massimo
posso vantare di essere- scuse ufficiali -con lo stesso spazio e nella
stessa posizione dell'articolo di Rapetto.
Un codice deontologico ve lo imporrebbe, ma come dici tu... in teoria.
So perfettamente che nòva segue con attenzione questi temi, per questo
quell'articolo figura come una nota totalmente dissonante, che stavolta
ha proprio passato il segno, in una sinfonia generalmente ben orchestrata.
Anche perché se la soluzione dei problemi di sicurezza informatica è
quella di creare sempre nuovi crimini (e in presenza di proposte come
quelle dell'articolato Tanga non c'è certo da star tranquilli), e quindi
scaricare sempre di più sulla collettività i problemi *privati* delle
aziende, allora siam bravi tutti a fare gli esperti di sicurezza: basta
gridare "al ladro! al ladro!" e aspettare che il poliziotto ti prenda il
'criminale'.
Ma il costo economico e sociale di questa deresponsabilizzazione di chi
dovrebbe fare sicurezza chi lo paga?
Questo è forse la cosa che più fa indispettire.
È facile proporre soluzioni i cui altissimi costi economici vengano
scaricati sulla società nel suo complesso.
Iniziamoci a chiedere (e forse voi giornalisti dovreste iniziarlo
veramente a chiedere) se chi le propone stia facendo veramente il
proprio mestiere o non stia giocando a scarica barile.
Io personalmente valuto così questi tentativi e mi piacciono sempre meno
(non che mi siano mai piaciuti molto, in verità), mentre sempre di più
mi piace un diritto d'autore 'onesto', una competizione libera da
'proprietà intellettuali', da brevetti sulle idee che servono solo a
creare rendite di posizione e non remunerare impegno e merito. E non mi
piace affatto che gli stati continuino a sprecare immani risorse
pubbliche per risolvere i problemi privati di pochi grandi gruppi
industriali. Vorrei inoltre che l'informazione possa circolare il più
liberamente possibile, per diventare conoscenza e ricchezza
intellettuale per tutti.
Accidenti, ho appena declamato il programma politico del Partito dei
Pirati... domani mattina suoneranno presto alla mia porta e, come si
dice, non sarà il lattaio.
Pirati, già... basta la parola.
Emmanuele 'exedre' Somma
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