[Discussioni] tassare le licenze
Paolo Mascellani
paolo a elabor.homelinux.org
Mar 11 Dic 2007 10:13:55 CET
Caro Antonio,
>>> Invece non è cosi' semplice altrimenti tutte le multinazionali avrebbero
>>> la loro sede in Irlanda :-)).
>> La regola è valida per tutti: le multinazionali del software hanno i
>> mezzi per approfittarne.
>
> Anche la CocaCola avrebbe i mezzi per approfittarne e invece non lo fa
> perché producendo un bene materiale e tangibile come sono appunto le
> bibite non risparmierebbe un granché poiché oltre a quello che ho già
> spiegato prima le rimane l'onere di trasportare le bottiglie in Italia.
> Per questo motivo io continuo a sostenere che il problema riguarda quasi
> esclusivamente i beni immateriali. Nel caso del software che è un
> servizio spacciato per un bene la cosa è ancora più palese.
> Il software non ha costi di trasporto, viaggia in tempo reale attraverso
> la rete, dunque il fatto di cambiare sede legale non cambia nulla al
> processo di produzione (inteso in termini economici) ma provoca un
> casino sui conti nazionali di oltre 40 paesi.
Mi sembra che stiamo dicendo la stessa cosa.
Il punto è che, preso atto del problema, bisogna individuare delle
soluzioni ed io credo che la soluzione non sia tassare in modo
particolare le licenze software, anche perché non si vede che meccanismo
utilizzare. Invece, la soluzione, insisto, sarebbe l'armonizzazione dei
sistemi fiscali dell'UE.
Ti faccio notare, ma già lo sai, che questo problema mette in seria
crisi anche il sistema democratico europeo: non credo che sia un caso se
l'allora presidenza di turno irlandese dell'UE ripropose tale e quale
come era stata bocciata dal parlamento la direttiva sui brevetti.
>> Un'altra cosa che andrebbe vista è che rapporti (economici) ci sono tra
>> la casa madre e la sede irlandese: dove vanno a finire i soldi
>> risparmiati con questo meccanismo? Se finissero a Redmond, si potrebbe
>> sostenere che, quanto meno, ci sia un'elusione fiscale.
>
> Eh, che domandina!!! dal bilancio Microsoft Irlanda chiuso al
> 30/06/2006:
>
> Volume d'affari: Euro 9.469.843.000
> Costo delle vendite: Euro 869.350.000
> Costo della distribuzione: Euro 168.016.000
>
> Tieni presente che il costo del personale è di Euro 96.724.000 e gli
> emolumenti pagati ai direttori sono di 1.081.000.
>
> Poi c'è una voce non definita nemmeno nelle note al bilancio chiamata
> Spese amministrative: Euro 6.497.111.000
>
> Allora, siccome loro non fanno il bilancio continentale è difficile
> sapere cosa ce ne sia dentro questa voce di 6 miliardi e mezzo di euro,
> comunque sappi che il loro fatturato rappresenta il 5,63 del PIL
> irlandese perciò non so quanto l'ufficio irlandese delle imposte si
> metta a controllare :-))
L'Irlanda no di sicuro, visto che ci guadagna, ma gli altri partner
europei ci perdono, quindi potrebbero anche darsi un po' da fare.
>> E qui si ritorna al problema da cui
>> eravamo partiti: come aumentare nei legislatori e negli amministratori
>> la consapevolezza di queste cose?
>
> Noi di Assoli andiamo in giro ogni mese a dire queste cose, solitamente
> a politici democraticamente eletti, i quali però nell'ottanta percento
> dei casi hanno solo 3 minuti e 24 secondi a disposizione, dunque si
> devono fare 5 o 6 puntate per dire i concetti di base :-))
> Si le persone che sono dentro le strutture incominciano a spingere o a
> organizzare spazi dedicati a queste tematiche nei congressi di partito,
> forse qualcosa inizia a muoversi.
Per questo credo che, oltre alla buona volontà individuale, servirebbe
una "piattaforma" da presentare come associazione o come movimento:
un'attività di "lobbing" organizzata.
> Io non sono un esperto del diritto comunitario e non so se il
> comportamento dell'Irlanda sia giusto o sbagliato, so però che dal punto
> di vista dell'economia c'è un problema che ha un ordine di grandezza di
> oltre 25.000.000.000 di euro/anno che i legislatori ignorano. E dunque
> cerco di farlo conoscere per ogni mezzo possibile.
Non ti credere che io non faccia lo stesso ... solo che è dura!
Ciao, Paolo.
--
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